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 2010  luglio 14 Mercoledì calendario

MAILING LIST O CHAT SE LA CONDIVISIONE DIVENTA CONNESSIONE

«La società non esiste, esistono solo i singoli uomini e donne e le loro famiglie», dixit Margaret Thatcher. Correva l´anno 1987, ed era abbastanza scontato che a una simile estremizzazione del liberalismo, che si spingeva sino a negare il suo presupposto apparentemente naturale, la società, i filosofi reagissero con il richiamo all´alternativa organica della società, la comunità. Avevano incominciato, già alla fine degli anni Settanta, nel mondo anglosassone, pensatori vicini al cattolicesimo come MacIntyre e Taylor. Poi, a partire dall´inizio degli anni Ottanta, il tema della comunità si ritrova in Francia, con Nancy e Blanchot, e in Italia, con Agamben ed Esposito. Nella sua versione europea il dibattito risulta più attento ai limiti politici dell´organicismo, visto che la comunità, nella prima parte del Novecento, era stata teorizzata per lo più a destra. Insomma, l´ideale sarebbe trovare una comunità decostruita, lontana dagli appelli a sangue e terra, capace di offrire appartenenza senza comportare esclusione, e di essere calda ma non soffocante.
Valla a trovare, una comunità del genere. E invece, con Internet, ecco che appare, inaspettata, una comunità inorganica o disorganica che si fonda sulla condivisione di scritture. Non era la prima volta (in fondo, esistono delle religioni del libro, con le relative comunità di appartenenza), ed era a ben vedere la rivelazione dell´essenza della società, che consiste nella condivisione di registrazioni e di documenti. Così, quelle che si sono formate su Internet, più che comunità virtuali (gli uomini sono veri, e così pure gli strumenti con cui comunicano), si dovrebbero chiamare "comunità documentali". Ovviamente, queste comunità presentano infinite sfumature. Essere iscritti a una mailing list è già essere parte di una comunità? Probabilmente no, e allora si tratta di capire qual è la soglia inferiore dell´appartenenza, e le sue forme, per esempio l´intensità dei contatti, la loro estensione, il fatto che avvengano in forma sincrona (come nelle chat) o asincrona (come nelle mail).
Però è intuitivamente ovvio che la comunità documentale non è un sostituto della prossimità fisica. Da questo punto di vista la sua sfera elettiva è proprio il sapere, dove davvero Internet ha cambiato completamente il panorama, riprendendo l´eredità delle accademie settecentesche, dove essere "soci corrispondenti" significava appartenere a pieno titolo a una comunità di ricerca (è un tema su cui si è discusso a fine giugno nel convegno "University & Cyberspace" organizzato a Torino dal NEXA Center for Internet & Society, http://www. communia2010. org/program). Ma sembra invece chiaro che un "amico di matita" è un amico un po´ tenue. Così pure, la comunità documentale è certo una risorsa per la politica, sia perché la moltitudine dei social network e dei blog e dei forum è una alternativa al monopolio televisivo, sia perché, con la sua capacità di registrazione e diffusione, rende difficile il gioco delle smentite, del "sono stato frainteso". Ma non si tratta, comunque, di un radicale strumento di trasformazione, visto che abbiamo a che fare con un mezzo di aggregazione e di costruzione dell´opinione, non di deliberazione e progettazione politica.
Da questo punto di vista, non è affatto detto che le comunità documentali riescano a superare l´atomismo sociale, visto che i blog sono monadi senza porte e senza finestre. E una Thatcher del nostro tempo potrebbe forse sentenziare: la società non esiste, esistono solo uomini, donne, e i loro blog. Ci può consolare la consapevolezza dei problemi delle comunità "autentiche", che appaiono spesso tutt´altro che desiderabili, e il cui emblema si può forse trovare nella residenza semicoatta per la disintossicazione che si chiama appunto "comunità". Diciamo che la comunità organica è un sogno che si preferisce vedere da lontano, per esempio in programmi come i cosiddetti "reality" (ma che più correttamente si dovrebbero chiamare "ideality") in cui si parla di case, fattorie e isole dove delle comunità organiche si confrontano tra gioie e dolori, e tematizzano in confessionale le difficoltà del vivere insieme.