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 2010  luglio 14 Mercoledì calendario

I LAVORI DI CASA SCAJOLA PAGATI CON I SOLDI DELL´APPALTO SISDE - PERUGIA - I

lavori di ristrutturazione, come anche di «piccola manutenzione ordinaria», dell´appartamento di Claudio Scajola vennero pagati con i soldi dello Stato. I 200 mila euro per rimettere a nuovo il "mezzanino" vista Colosseo di via del Fagutale e le poche migliaia necessarie a cambiare qualche plafoniera, rubinetto o interruttore difettoso, non uscirono dalle tasche dell´ex ministro, ma furono caricati dal costruttore Diego Anemone (che dell´appartamento, come svelato da "Repubblica", aveva curato la ristrutturazione), sui costi dell´appalto che il suo gruppo aveva ottenuto per la sistemazione, tra il 2004 e il 2005, dell´ex "caserma Zignani", destinata a nuova sede di uno dei reparti dell´allora Sisde, la nostra intelligence interna.
La certezza che Anemone, dopo aver comprato per 900 mila euro i due terzi della casa all´«inconsapevole» Scajola e avergliela «a sua insaputa» ristrutturata (i lavori furono effettuati dalla ditta del gruppo "Amp"), presentò il conto ai contribuenti è documentata dall´ultima informativa del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Roma ai pm Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi. Dai riscontri documentali e testimoniali che la sostengono. A cominciare dai "ricordi" dei piccoli imprenditori che lavorarono in subappalto per il gruppo Anemone nel cantiere della "Zignani" e che oggi confermano come sui costi della sede del Sisde vennero caricate le fatture di via del Fagutale.
Sono carte quelle della Finanza che confermano il «metodo» di Diego Anemone, lesto ad accollare al committente "pubblico" i costi della corruzione (già l´inchiesta di Firenze aveva accertato che il prezzo delle tende per la villa di campagna di Montepulciano di Angelo Balducci era stato fatturato da una delle imprese di Anemone alla Protezione Civile come spesa sostenuta per i lavori del G8 alla Maddalena). Ma, soprattutto, sono carte che, per la prima volta, stabiliscono un nesso diretto tra la "fortuna immobiliare" dell´ex ministro e l´appalto per la sede del Sisde. Che avvicinano il giorno in cui il suo nome verrà iscritto al registro degli indagati (la posizione processuale di Scajola, ad oggi, resta quella di "persona informata dei fatti"). Che confermano oggi, come documentato da "Repubblica" il 17 giugno scorso, che a tenere insieme l´acquisto e la ristrutturazione di via del Fagutale con la lievitazione dei costi dell´appalto per la caserma Zignani (da 3 a 12 milioni di euro) non è una semplice coincidenza temporale. Non fosse altro per un secondo, cruciale dettaglio, documentato, anche questo, nell´informativa della Finanza. Sull´appalto "Zignani", Anemone caricò, con quelli di Scajola, anche i costi sostenuti per soddisfare le urgenze immobiliari del generale e dirigente del Sisde Francesco Pittorru, di sua moglie e della figlia (nell´aprile del 2004, il costruttore acquista al generale un appartamento in via Merulana 71 per 285 mila euro. A giugno del 2006, una seconda casa in via Angelo Poliziano per 520 mila). E non a caso, perché proprio il 10 ottobre di quel 2004, Pittorru assunse al Sisde la guida della Direzione tecnico-logistica del Servizio. Quella che avrebbe dato semaforo verde alla lievitazione dei costi della "Zignani" liberandosi di chi, in via Lanza, aveva inutilmente provato a eccepire.
Ma da Perugia le pessime notizie per Scajola e il governo di cui ha fatto parte fino a due mesi fa, non finiscono qui. I pm Sottani e Tavarnesi hanno deciso di procedere, autonomamente, con i propri ufficiali di polizia giudiziaria, al "riesame" e "riascolto" delle 400 mila telefonate registrate dal Ros dei carabinieri nei due anni di indagini condotte dalla Procura di Firenze. Convinti che le conversazioni che in quella fase furono ritenute "irrilevanti" dagli investigatori, e dunque non vennero trascritte, potrebbero diventare al contrario "cruciali" alla luce di quanto l´indagine ha acquisito dal 10 febbraio scorso in avanti. A convincere la Procura, qualche settimana fa, la circostanza che una recente delega al Ros di individuare conversazioni non trascritte tra Balducci e Lunardi ha fatto emergere almeno una decina di conversazioni «di sicuro interesse investigativo» nella vicenda del palazzo di via dei Prefetti e della ristrutturazione della sede di piazza di Spagna di Propaganda Fide. Insomma, se i pm hanno ragione, di qui a settembre, un nuovo ascolto "con il senno di poi" di tutte le conversazioni dei principali indagati – Balducci, Anemone, Bertolaso - potrebbe nuovamente portare l´inchiesta nel cuore di palazzo Chigi e in quello dei ministeri al centro di questa vicenda: le Infrastrutture e il Turismo, che aveva delega sulla Ferratella.