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 2010  luglio 14 Mercoledì calendario

L’INFERMIERA PREFERITA DAL PREMIER SFILA IN PASSERELLA

«Noi che viviamo nel bello e nel lusso abbiamo il dovere di esse­re sen­sibili sia alla sofferenza che al­la bontà, non dobbiamo dimentica­re che le crocerossine hanno fatto e fanno miracoli per esempio a Nassi­rya oppure in Afganistan ». Lella Cu­riel risp­onde così a chi le chiede per­ché ha fatto sfilare Barbara Lamura­glia, il sottotenente della Croce Ros­sa che alla parata del 2 gi­ugno piac­que tanto a Silvio Berlusconi da fini-resututtiigiornali.
Fisicostatuario, occhi verdi, bellissima faccia molto simile a quella di Veronica Lario, la crocerossina ha un passato come modella (pare fosse tra le preferite di Lancetti) ma farla sfilare oggi ha la stessa funzione dell’abito contro il bavaglio alla stampa mandato in passerella l’altra sera da Gattinoni: catturare l’attenzione dei media.
Questa politica del «purché se ne parli» è uno dei grossi difetti di Alta-Roma, la kermesse dell’alta moda romana che sulla carta si conclude oggi con le sfilate delle scuole, ma di fatto ha chiuso i battenti ieri sera con il defilè di Renato Balestra. «La­voro tanto, lasciatemi divertire con le polemiche» risponde Guillermo Mariotto alla precisa domanda: perché sprecare tempo con queste cose quando potresti raccontare che per costruire un sublime vesti­to in seta gialla a intarsi di chiffon color pesca ci sono voluti 600 tagli in sbieco e che per assemblare una specie di pelliccia in paillette grigie le sarte hanno lavorato 2500 ore con ago, filo e pura maestria. Forse ha ragione chi dice che peggio del far la morale nella moda c’è soltan­to il non farla.
Certo per noi è stato più interes­sante vedere che l’irresistibile Cu­riel pur definendosi «una sartina di Milano» sa fare un tailleur in cash­mere rosa che se lo sognano nell’ atelier Chanel di Rue Cambon a Pa­rigi e riesce a trasformare Dio solo sa quanti metri di velluto color per­vinca doppiati in crepe de chine nel più perfetto abito da sera che si pos­sa immaginare. Potremmo citare anche i molti bellissimi tubini che non a caso a Milano si chiamano «curiellini» oltre alla gonna a stri­sce di raso cangiante assemblate come post it. Peccato le scarpe con il tacco a rocchetto utili nella vita ma punitive in passerella e non par­liamo delle pettinature fuori trend. Su questo punto, comunque, nes­suno si è dato la cosiddetta zappa sui piedi come Rami Al Ali, 35 enne stilista siriano che da tempo vive e lavora a Dubai. Le modelle che han­no sfilato per lui avevano in testa una specie di ciambella mal lievita­­ta e soprattutto del tutto inadatta ai 35 abiti da sera ispirati al mito delle principesse persiane, da Sheraza­de in poi.
Lorenzo Riva è uno degli ultimi couturier che ancora sanno costrui­r­e lo strascico tenendo conto sia del­le proporzioni della sposa sia di quelle della navata della chiesa. Sta­volta ha saputo creare anche un in­dimenticabile abito da ballo verde chiaro con orlo ripreso da rose di stoffa. Peccato però che la sua sfila­ta per pochi intimi all’hotel Esedra sia stata funestata da inutili polemi­c­he usate al posto della colonna so­nora.
Inevitabile a questo punto trova­re addirittura rinfrescante l’inutile show di Corrado De Biase, giovane e talentuoso designer di scarpe (la­vora con Galliano da quasi tre anni ma prima è stato da Saint Laurent e da Fendi) invitato da AltaRoma co­me guest designer della stagione. I suoi vestiti buoni solo per un servi­zio fotografico almeno erano pre­sentati con pettinature, accessori, musiche e modalità del nostro tem­po. E senza tante storie fuori moda.