Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  luglio 14 Mercoledì calendario

CHELSEA E L’EBREO MARC. CONVERSIONE PER AMORE

A 17 giorni dalle nozze di Chelsea Clinton con Marc Mezvinsky i preparativi fervono nell’elegante villa di Rhinebeck, a Nord di New York, dove si svolgerà la cerimonia ma il riserbo è massimo sul nome di chi le officerà a causa dell’ultimo, cruciale, dubbio: la sposa si convertirà all’ebraismo? L’interrogativo nasce dal fatto che Chelsea, 30 anni, è figlia di una metodista convinta come Hillary e di Bill, battista del Sud che spesso cita a memoria passi della Bibbia, mentre Marc, 32 anni, è cresciuto in una famiglia di ebrei «conservative», la cui religione non prevede i matrimoni misti e vieta ai rabbini di celebrarli o parteciparvi.
I matrimoni misti sono il tallone d’Achille dell’ebraismo americano: poco più di cinque milioni di anime, che continuano a ridursi proprio per l’impatto della diminuzione delle nozze fra correligionari. Nel 1990 i matrimoni misti erano il 52 per cento del totale, quest’anno sono già al 55 per cento. E’ un fenomeno al quale le maggiori correnti dell’ebraismo americano danno risposte differenti: fra gli ortodossi l’opposizione è netta e si può sposare un partner non ebreo solo dopo una conversione sancita dalla «Halachà» (la legge ebraica). Per i «conservative» vale l’identico veto ma le conversioni avvengono attraverso processi più semplici e veloci, che mirano ad attestare soprattutto la «volontà» di appartenere al popolo ebraico. I riformisti (che sono numericamente la maggioranza) sono più tolleranti verso i matrimoni misti, lasciando ai singoli rabbini la scelta se celebrarli o meno, eventualmente assieme a ministri di culto di altre fedi.
Poiché i Mezvinsky sono una famiglia «conservative», l’ipotesi per Chelsea può essere quella di una rapida conversione prima delle nozze. Ad avvalorare questo scenario ci sono le indiscrezioni relative alla sua partecipazione, durante l’ultimo Yom Kippur, al servizio religioso tenutosi al Jewish Theological Seminar, la roccaforte dell’ebraismo «conservative» americano. Rabbi David Wolbe del «Sinai Temple» di Los Angeles, rabbino «conservative» amico di vecchia data del padre dello sposo, si augura la conversione di Chelsea, definendola «lo scenario da sogno» per le nozze dell’unica figlia di Hillary e Bill.
Lo stretto riserbo dei futuri sposi lascia ipotizzare anche altri scenari. Per avere un’idea di quali potrebbero essere basta guardare a quanto avvenuto sabato quando Antonhy Weiner, deputato ebreo di New York fedelissimo di Bill, si è sposato con Huma Abedin, musulmana e stretta collaboratrice di Hillary, con un rito ufficiato dall’ex presidente in persona per la gioia della mamma di Weiner «felice di qualsiasi cerimonia li renda felici». Per Ari Fleischer, l’ex portavoce ebreo di George W. Bush, che nel 2002 si è sposato con la cattolica Rebecca Davis, il rabbino Harold White celebrò il più tradizionale dei matrimoni ebraici - con preghiere, baldacchino e bicchiere rotto per ricordare la distruzione di Gerusalemme - con a fianco un prete. Anche Caroline Kennedy nel 1986 scelse una formula simile per il matrimonio con Edwin Schlossberg.
In attesa che Chelsea e Marc sciolgano la riserva, nel mondo ebraico americano non si parla d’altro. «I matrimoni misti restano un tabù» scrive Julie Wiener, columnist di «Jewish Week», facendo capire che Chelsea non ha molte alternative e Steven Cohen, docente all’Hebrew Union College di New York, aggiunge: «Sono la principale minaccia alla sopravvivenza dell’ebraismo». Ma sul sito InterfaithFamily.com molti giovani ebrei suggeriscono che «devono decidere gli sposi» e «in fin dei conti ciò che conta è che i figli siano ebrei». La ricetta dei riformisti invece è tutt’altra e, come attesta il loro rabbinato in un documento di marzo, «i matrimoni misti devono essere incentivati perché è grazie a loro che l’ebraismo sopravvive».