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 2010  luglio 14 Mercoledì calendario

LA LETTERATURA PRESA IN RETE

Non è questa la sede opportuna per stabilire se Internet abbia davvero avviato una rivoluzione dal basso, totalmente democratica e in grado di offrire auctoritas alla maggioranza, o se invece da tempo abbia smesso di essere l’eldorado della trasparenza e della libertà a favore di vecchi e nuovi gruppi di potere, ma di certo non sbaglieremo constatando quanto abbia rinvigorito la vis polemica dei letterati. Se la terza pagina culturale tradizionale è ormai uno spazio pubblicitario destinato ai libri che ”tirano” (o dovrebbero tirare), la vera discussione culturale si srotola in tempo reale sugli schermi dei nostri pc.
I blog letterari (o lit-blog), alla stregua di agenzie di stampa, vengono costantemente aggiornati con nuovi dibattiti, invettive o semplici zuffe tra utenti. La prima notizia è che il fenomeno non si disperde in mille rivoli telematici, ma è gestito da un gruppo di intellettuali numericamente circoscritto (e che soltanto di rado accede all’altro mondo, quello della carta stampata). Secondo Wikio (portale che, tra le altre cose, mostra l’indice di gradimento dei siti web), Nazione Indiana (www.nazioneindiana.com) è il primo blog letterario in Italia. Formato da una redazione eterogenea di scrittori, traduttori, saggisti, editor, il gruppo si definisce un blog collettivo. Ciascun collaboratore ha un accesso personale al sito che gli permette di pubblicare autonomamente ciò che vuole, senza passare attraverso alcun filtro redazionale e alcun tipo di mediazione. A differenza della carta stampata, sul web non esiste una linea editoriale da seguire in modo pedissequo e ogni redattore si assume la responsabilità di ciò che appare sul sito. Questa maggiore libertà non significa però anarchia o, se si preferisce, assenza di indirizzo e strategia comune. Alcuni fuoriusciti da Nazione Indiana, tra cui gli scrittori Antonio Moresco e lo ”stregato” Tiziano Scarpa, hanno fondato il Primo Amore (www.ilprimoamore.com) proprio perché non si sentivano più in sintonia con il progetto. L’inaugurazione avvenne con una petizione per riaprire il processo Pasolini. Il messaggio era chiaro: un tentativo di ricollocare al centro della società il ruolo dell’intellettuale, una rivendicazione dell’importanza delle parole che possono ancora avere conseguenze sulla realtà. Sul piano della critica sociale e politica è molto attivo anche Carmilla (www.carmillaonline.com) di cui il fondatore Valerio Evangelisti riassume così lo spirito in un intervista per Kult: ”L’assunto deriva da Manchette. Il ”68 è finito male, vediamo se possiamo portarlo avanti comunicando in altra maniera”. Ha fatto molto discutere la querelle sul New Italian Epic (uno dei redattori del sito è proprio Wu Ming 1, uno degli estensori del presunto nuovo canone letterario).
In alternativa ai blog collettivi o multi-autore si possono trovare siti legati a una singola firma. Vibrisse (vibrisse.wordpress.com) è una creatura dello scrittore di Giulio Mozzi dedicata soprattutto alla scoperta di nuovi talenti. Di queste settimane è l’iniziativa denominata ”Gettoniera”, cioè la pubblicazione di racconti o stralci di romanzi totalmente inediti (la prerogativa è che gli autori non abbiano nessun libro disponibile su Ibs, la più grande libreria virtuale italiana). L’attività di scouting per Mozzi è culminata nel 2006 con l’apertura di VibrisseLibri, una vera e propria casa editrice in rete dov’è possibile scaricare gratuitamente le opere ”pubblicate”, in attesa poi che qualche editore tradizionale sia interessato ad acquisirne i diritti. Lipperatura (loredanalipperini.blog.kataweb.it) è il blog della scrittrice e giornalista Loredana Lipperini. Una delle diatribe più veementi delle ultime settimane ha riguardato J.R.R. Tolkien e le presunte strumentalizzazioni politiche che ne avvelenerebbero la lettura. Questioni all’apparenza anche oziose ma che rivelano una voglia del tutto inedita di tornare a parlare di libri.
E in rete ce n’è davvero per tutti i gusti. Si va dai lit-blog delle case editrici (minima & moralia di minimum fax), alle riviste che hanno anche un sito (Atti Impuri del collettivo Sparajurij), dalle piattaforme mainstream (Booksblog si occupa delle mode del momento), ai portali di sole videointerviste (Bookswebtv gestito dalla mai doma Alessandra Casella).
Rimarrà qualcosa di tutto questo scrivere (e inveire)? L’estrema caducità delle parole in rete inviterebbe alla prudenza (tutto rimane in memoria per consentire al fruitore di perdersi meglio, per accrescere l’esplorazione nel labirinto, e non per costituirsi in forme culturali quali erano, ad esempio, l’archivio o la biblioteca). Di certo, capiterà sempre più di frequente di riparlarne.