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 2010  luglio 14 Mercoledì calendario

LA CRISI GRECA SBARCA SUL MOLO DI ANCONA

La Grecia è un buco nero, fonte e crocevia di traffici illeciti che stano infestando il Mediterraneo. Basta guardare al movimento dei porti, specie Ancona, storico approdo dei flussi import-export ellenici.
Minoan, Olympia Palace, Superfast, le motonavi sono quelle di sempre, come la rotta Patrasso- Igoumenitza-Ancona. Solo che dalla Grecia, adesso, esce di tutto: reperti archeologici, sigarette di contrabbando, rifiuti tossici, clandestini curdi, afghani, pakistani, merce contraffatta, prodotti alimentari non in regola, finto made in Italy. Camionisti bulgari e macedoni, container con targhe cipriote, ombre di strane triangolazioni.
Ancona è un porto sotto pressione. Le motonavi attraccano sotto il Conero e vomitano, almeno tre volte al giorno, decine di autoarticolati che si sottopongono, riluttanti, ai controlli doganali. Hanno già in mente che andranno altrove. Li fanno su indici di rischio, perché siamo in Europa e tra paesi comunitari non c’è obbligo di sdoganare, ma i sospetti spuntano ben prima che la nave attracchi, basta scorrere il manifest , il diario di viaggio e verificare la rispondenza del carico su quanto dichiarato. Passando, se occorre, i mezzi più a rischio ai raggi X.
La Grecia viaggia a prezzi di saldo, letteralmente smontata, a pezzi. Accanto all’ufficio Dogana Marittima un container è poggiato su transenne, bianco, la scritta rossa Mondial. Dentro, oggetti di valore, reperti archeologici destinati alla Gran Bretagna, Londra, casa d’aste Sotheby’s. «Ma ancora non si sa se sono rubati e se sì a chi, sono in corso le perizie, se va bene dovremo restituirli al governo greco, il carico era etichettato come attrezzi da giardinaggio», dice il direttore delle dogane Umberto Testini, dal suo ufficio con vista sul porto. Vasi, statue, pezzi di colonne, ornamenti da giardino, già schedati, fotografati, "spillati" su un foglio di compensato. «Non solo. Nel bagaglio di un cittadino greco abbiamo trovato una ventina di lingotti da 50 grammi grado di purezza 999,99 e preziose monete Krugerrand. Stava riportando a casa, illegalmente, un tesoretto».
Ma la piaga in netto aumento è un’altra. «Trecento per cento. In questi primi sei mesi del 2010 i sequestri di sigarette sono schizzati alle stelle – dice Testini – almeno 10 quintali, stipati in container da venti piedi formerebbero una fila lunga da qui al parco del Conero».
La natura delle scoperte che si stanno facendo nel porto nasce dall’implosione di un paese che sembra arrangiarsi come può. Specie per le sigarette, la posta in gioco ormai è altissima: ucraini, russi, italiani in combutta, hanno creato sodalizi criminali con base logistica in Grecia, dove i porti sono poco controllati e le rotte delle merci spaziano dalla Russia alla Cina. «Stiamo cercando di capire dove le sigarette vengono stoccate in Grecia, chi tiene le fila del gioco non lascia nulla al caso». Spiega Testini che, dopo aver usato kiwi e pesce fresco e pizze surgelate e frigoriferi, è la volta degli stratagemmi ingegnosi utili a nascondere le stecche. L’ultimo? Una partita di barre di alluminio cave all’interno, le trasportava un bulgaro, erano destinate alla Spagna, ma la ditta greca era inesistente, i profilati venivano dal Belgio, almeno formalmente, però venivano imbottiti in Grecia e il destinatario, del tutto ignaro, non aspettava un bel niente da Ancona perchè a Valencia si occupava di prodotti chimici. Un furto di identità in piena regola.
Acquisti di vere sigarette da parte di società di comodo stoccate in Grecia, smerciate via Ancona. «La logistica è in Grecia, è lì che viene realizzato il carico di copertura. Le stecche valgono dieci, le rivendi a cento, un pacchetto di Marlboro nei paesi del Nord Europa costa tre volte di più» dice Giovanni Carucci, vicepresidente di British american tobacco (Bat) Italia.
«Qui si indaga solo su rischi documentali – precisa Testini ”.Per questo ci troviamo a tenere sotto controllo medicinali destinati alla Polonia, Nandrolone e affini, inviati postacelere, grazie al sistema dei corrieri postali; con questi metodi droga e anabolizzanti rischiano, purtroppo, di passare».
Dalla motonave Minoan è appena sbarcato un senegalese rimasto impigliato nei controlli fatti dalla Guardia di Finanza sul suo furgone (si veda la foto). L’uomo suda e si sbraccia. Nel doppio fondo strati di portafogli e borse Gucci, Vuitton, Burberry’s. Di buona fattura, made in China, però contraffatti. Pronti per le spiagge italiane, vendita al dettaglio. «Oltre al sequestro rischia una denuncia a piede libero per contraffazione – commenta Grazia Laganà, funzionaria dell’antifrode’. Non c’è stato bisogno dello scanner. Ma come avrà fatto a stipare tutta quella roba nella macchina?».
Di controlli con lo scanner ad Ancona se ne fanno un migliaio all’anno.Oggi è lavolta ditrecarichi di arance ( ancora, al volante dei Tir, autisti bulgari) di provenienza greca, destinate alla Bulgaria, intermediate da un operatore import-export spagnolo. C’è la polizia, c’è anche un collega tedesco di stanza al confine del Lussemburgo che in buon italiano dice: «C’è il rischio di trovare clandestini. Curdi, afghani, bangladeshi, pakistani con destinazione Germania. Se ce la fanno vanno subito in Francia, poi da noi, in treno. Chi li controlla più?».
Dalle fotocamere a circuito chiuso si vede il primo passaggio nel capannone- scanner. Il tir va piano, troppo piano, il rischio è che la sequenza non sia precisa, però con il gioco dei contrasti di colore al computer, tipo Andy Warhol, la prova che tutto è a posto. Non ci sono opacità. Passa il secondo, niente. Il terzo camionista fa finta di non capire. Non riesce a tenere i cinque chilometri prescritti. Deve ripetere il test. Lo ripete. Alle pareti del bunker lastre fotografiche di precedenti analisi. A marzo, 25 curdi. Aprile, altri 2 clandestini. Ben visibili in radiografia, nascosti tra i meloni, sotto strati di cassette di frutta. Quando li snidano, non riescono a stare in piedi. Disidratati. Un tempo li rispedivano sulla nave per non fargli toccar terra, schivando la convenzione di Dublino che obbliga ad accogliere i richiedenti asilo, al primo sbarco. Passa anche il terzo camion. Tutto a posto. Per fortuna. Ancora e solo arance.