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 2010  luglio 14 Mercoledì calendario

SCELTE LIBERE SULLE COLTURE OGM

Liberi tutti sugli Ogm in Europa. Dalla cultura più che decennale del proibizionismo alla scelta del «rompete le righe e fate come vi pare» a livello nazionale, regionale o locale il passo è stato breve e stupefacente. Comunque così ha deciso ieri la Commissione Barroso scatenando le reazioni più disparate tra governi, agricoltori, ambientalisti, industrie biotech e gruppi di pressione vari. Compreso il pronostico che la storica svolta proposta da Bruxelles non sia destinata a fare molta strada visto che, per diventare veramente tale, dovrà passare sotto le forche caudine del Consiglio dei mini-stri e dell’Europarlamento, della cosiddetta procedura di codecisione che potrebbe finire per affondarla sul nascere.
Sospettato di aver messo sul tavolo l’opzione libertaria semplicemente per scambiarla con lo sblocco in Consiglio del processo di autorizzazioni di nuovi Ogm in Europa, ferme da 12 anni, ieri il commissario maltese alla Sanità, John Dalli, ha respinto l’accusa con decisione.
«Non si tratta di fare pressioni per ottenere più voti positivi in Consiglio, non mi aspetto che i Governi cambino il loro voto semplicemente perchè abbiamo presentato questo pacchetto di proposte».
Resta che finora tra i ministri è stato lo stallo decisionale. Tanto è vero che ad ottenere il via libera alla coltura per alimentazione a oggi è stato soltanto il mais transgenico della Monsanto, Mon 810: l’ha incassato nel lontano 1998 per 10 anni, che sono ormai scaduti anche se il rinnovo dell’autorizzazione continua a latitare. Del resto a coltivarlo sono solo Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia e Romania, cioè 6 paesi sui 27 dell’Unione. Dove invece altri 6 (Francia, Germania, Lussemburgo, Austria, Grecia e Ungheria) l’hanno vietato. Suicida, allora, la politica della Commissione europea? Non necessariamente. Dalli sa benissimo che sugli Ogm in Europa è in corso una guerra di religione molto sui generis. Perchè chi si oppone all’ingresso sul mercato europeo dei prodotti Monsanto non è necessariamente contrario all’uso degli Ogm. Tanto è vero che in marzo, per esempio, la Germania si è battuta per veder autorizzata la coltivazione dell’Amflora, la patata transgenica della Basf, sia pure per utilizzo esclusivamente industriale.
La stessa Francia, che ieri ha bocciato forte e chiaro la svolta di Bruxelles definendola «inaccettabile », non solo spinge per l’autorizzazione di alcuni Ogm ma ne finanzia la ricerca.
L’Italia acora non ha preso ufficialmente posizione però il ministro dell’Agricoltura, Giancarlo Galan, nei giorni scorsi ha affermato di non voler tagliar fuori il paese da «ricerca e sperimentazione, per non fargli accumulare gap poi difficilmente colmabili».
Alle ambiguità dei Governi Dalli risponde allora con un approccio doppio: da un lato restituisce subito a chiunque abbia, a qualsiasi livello il potere di decidere, la libertà di ammetterli o vietarli senza nessun tipo di paletto europeo, di fatto rinazionalizzando così le scelte.
Dall’altro mantiene inalterato l’attuale sistema europeo di autorizzazioni basato sull’evidenza scientifica. In attesa di una revisione generale della legislazione europea sugli Ogm entro il 2012.
Questo approccio articolato però sembra procurarsi al momento più nemici che amici. Stando almeno alle prime reazioni di ieri. Se liberali e verdi all’Europarlamento sono sul piede di guerra insieme, come prevedibile, agli ecologisti di Greenpeace e degli Amici della Terra, l’industria degli Ogm a sua volta non sembra molto entusiasta. Europabio, che la rappresenta a Bruxelles, ha attaccato la scelta «di dare carta bianca agli Stati membri perchè crea incertezza tra gli agricoltori che coltivano » prodotti transgenici.