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 2010  luglio 14 Mercoledì calendario

ATENE SUPERA LA PROVA DEL MERCATO

Luglio, tempo di esami di maturità. E la Grecia ha superato il test del ritorno sul mercato obbligazionario, da cui era assente dal maggio scorso, vendendo 1,625 miliardi di euro di T-bills a sei mesi a un tasso inferiore al 5%, quanto Atene deve pagare per restituire il prestito di 110 miliardi ottenuto da Ue e Fmi.
L’agenzia che gestisce il debito pubblico della Grecia ha riferito che sull’asta di ieri, prevista a 1,250 miliardi di euro, la domanda totale ha raggiunto 4,546 miliardi e alla fine sono stati assegnati bond per 1,625 miliardi.
«Siamo felici per la riuscita dell’asta», ha detto Petros Christodoulou capo dell’agenzia del debito greco, «siamo inoltre piacevolmente sorpresi della partecipazione di dieci importanti banche straniere e del fatto che gli stranieri abbiamo acquistato il 20% dei titoli », ha aggiunto Christodoulou, spiegando inoltre che l’asta di T-Bill in scadenza a 52 settimane è stata sospesa perché il tasso era eccessivo, attorno al 7 per cento.
Le Borse europee hanno chiuso in rally, dopo la buona asta greca. A Londra l’indice Ftse 100 è salito del 2,01%, Milano è avanzata dell’ 1,63% e Francoforte ha guadagnato l’1,87%. Avanzato dell’1,96% il Cac 40 di Parigi mentre Atene è volata a +3,14% e Madrid è salita del 2%.Anche l’euro ha guadagnato attestandosi 1,2736 sul dollaro grazie all’asta greca e al deficit commerciale americano (superiore alle previsioni) che ha raggiunto quota 42,3 miliardi di dollari dai 40,3 miliardi registrati ad aprile. Tutto bene, dunque per Atene? Giuseppe Maraffino, strategist a Barclays Capital a Londra invita alla prudenza e ricorda come «l’asta di ieri non sia ancora un segno di ritorno pieno alla fiducia perché il mercato dei T-bill è domestico mentre quello dei bond è dominato dagli investitori internazionali ». Più positivo invece Luca Cazzulani, di UniCredit secondo cui «l’asta lancia un messaggio rassicurante al mercato». Insomma il mercato, almeno per sei mesi, sembra aver accantonato i timori di ristrutturazione del debito.
In effetti i dati positivi del ritorno al mercato obbligazionario non mancano: i rendimenti si sono collocati al 4,65%, contro il 4,55% di un’altra asta di bond analoghi effettuata il 13 aprile scorso. A gennaio invece un altro collocamento di titoli a sei mesi aveva visto i rendimenti all’1,38 per cento. La riuscita dell’asta ellenica è stata ampiamente in linea con le aspettative in termini di tasso di interesse e con un rapporto di copertura leggermente migliore di quanto previsto al 3,64 - anche se inferiore al 7,67 nella precedente asta di aprile. Certo non va dimenticato che la Grecia paga tassi ancora molto più elevati rispetto agli altri paesi della periferia di Eurolandia.
Il Portogallo ha venduto il 7 luglio buoni del Tesoro a sei mesi a 1,947%, mentre la Spagna ha dovuto pagare un rendimento del 1,5777% il 22 giugno per un bond semestrale. Per questo l’agenzia del debito greco ha accettato un debito aggiuntivo 375 milioni, portando l’ammontare dell’asta a 1,625 miliardi.
Lo scorso maggio la Grecia aveva ottenuto l’attivazione di prestiti Ue e Fmi, che prevedevano di mobilitare fino a 110 miliardi di euro su tre anni. In cambio Atene si è impegnata a condurre un drastico piano di risanamento dei conti pubblici e ieri il ministero delle Finanze, George Papaconstantinou, ha riferito che sull’insieme dei primi sei mesi dell’anno il deficit di bilancio è calato del 46%, a 9,645 miliardi di euro. Una politica di rigore che ha provocato sei scioperi generali, dimostrazioni di piazza che però non hanno impedito al governo Papandreou di andare avanti con le riforme strutturali elevando a 65 anni l’età pensionabile e a 40 quella di anzianità, di ridurre del 20% i salari dei dipendenti pubblici e di inserire più flessibilità nel settore privato.
Forse gli investitori internazionali ieri hanno apprezzato anche questo sforzo di recupero di credibilità del paese portato avanti con coerenza dall’esecutivo,che finora ha saputo restare coerente con le promesse di rigore nei conti per evitare l’onta della prima bancarotta nell’Eurozona.