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 2010  luglio 14 Mercoledì calendario

” UNO STATO DI POLIZIA”

Maurizio Zamparini, 70 anni a gennaio. Decine di allenatori licenziati, calciatori tacitati, progetti smarriti. Famiglia di origini umili con il padre, operaio specializzato e migrante di fortuna in Venezuela. Esempi di retroguardia: ”Mio nonno era il capostazione di Sevigliana, passavano due treni al giorno e lui si sentiva importante”. Saldatore, fabbro, perito meccanico. Prima di diventare ricco e destinare al calcio decine di milioni di euro. Da quasi un decennio, Zamparini è a Palermo. Spesso urla. Gli strali, questa volta, investono la tessera del tifoso.
contrario?
Basta vedere cosa accade nel resto d’Europa. Francia, Inghilterra, Germania, Svezia, Danimarca. Devo continuare? In quei paesi non c’è nessuna tessera del tifoso e non ci sono ostacoli, tornelli, gabbie, violenze. Nulla di nulla. Solo da noi poteva verificarsi un simile orrore.
Al Mondiale non c’era traccia di barriere.
Gli uccelli del malaugurio, i soliti esperti del nulla, avevano paventato disastri, morti e scontri di piazza.
Invece?
Tifoserie abbracciate, stadi e organizzazione perfetti, clima di fratellanza. Una gioia per gli occhi, una festa per il calcio.
Da noi?
Il pallone è diventato il terreno per scontrarsi tra violenti e forze di polizia. Ma gli ossessi della molotov con lo sport e con le tifoserie organizzate non hanno nulla a che fare.
Soluzioni?
Forse è tardi. Avremmo dovuto fare come Margaret Thatcher, anni fa in Inghilterra. Guerra senza quartiere ai teppisti e contestuale libero spazio di espressione per i tifosi veri. Noi abbiamo preferito un compromesso all’italiana.
Ovvero?
Far pagare alla brava gente, il 99 per cento della popolazione sportiva, il prezzo dell’inazione. Filtraggi, controlli, vessazioni, ostacoli in nome della presunta sicurezza.
Risultati?
Disastrosi. La costrizione della libertà individuale, senza ottenere la pace sociale. L’Italia è uno Stato di Polizia. Lo è sempre stata. I governanti conoscono solo la limitazione della libertà, l’aggressione del principio stesso di quel concetto e quest’aspetto, oltre a ripugnarmi, mi addolora profondamente.
Parole dure.
Ci hanno costretti a fare la tessera del tifoso. Un ricatto. Un’intimidazione vera e propria da parte del ministro Maroni. Cercheremo di farla diventare un vantaggio per i tifosi, ma non posso fare a meno di constatare che da quando sono qui, sette anni esatti, non si è mai verificato un solo tumulto.
L’anno scorso avete sfiorato un’impresa.
La vera impresa è stata una lettera di ringraziamento della Sampdoria pubblicata dalla Gazzetta, in cui nonostante la gara tra noi e loro valesse l’accesso alla Champions League, i dirigenti genovesi ci ringraziavano per l’accoglienza ricevuta . di cose come queste che sono orgoglioso, non dei giochini della politica.
Sembra arrabbiato.
La sicurezza, ripeto, non si ottiene con i picchetti della Polizia. In galera deve andare solo chi delinque.
A Catania, assistette impotente all’omicidio Raciti.
Una tragedia. Ma qui la questione è sovracalcistica. Io faccio l’imprenditore. Per ottenere un’autorizzazione si aspettano anni e si viene sottoposti a decine di controlli. L’Italia è malata alle radici. Nelle sue istituzioni.
Colpa di Maroni?
Il ministro non pensa di fare male, ma ha una cultura libertaria molto deficitaria. Il sale della nostra democrazia è trattare i cittadini da sudditi. Siamo gli ultimi della classe. Non solo in Europa, ma nel mondo.
Eppure il ministro Maroni, con la Polizia aveva un rapporto ”dialettico”.
Già. Quando mi ha attaccato gli ho risposto con una frase di Benjamin Franklin pronunciata nel 1754.
Tema?
La libertà. ”Chi in nome della sicurezza, rinuncia alla libertà, presto perderà entrambe senza neanche accorgersene’. Lo disse 250 anni fa. Vuole sapere qual è il problema di Maroni?
Dica.
Quello di decidere in assoluta autonomia senza sedersi al tavolo con chi il calcio lo conosce e lo frequenta da anni.
E con chi si siede?
Con i commissari di Polizia. chiaro che un poliziotto ragiona da poliziotto.
Ce l’ha con la Polizia?
No, ma le leggi non possono farle loro. chiaro che un poliziotto promulga il coprifuoco e noi non possiamo più uscire di casa.
La tessera del tifoso è la frontiera estrema che lega calcio e televisione dimenticando le esigenze del pubblico?
Senza tifosi il calcio muore. Io spero che le istituzioni dimostrino un po’ di buon senso. Ci sono le elezioni, in fondo. Negli stadi non c’è bisogno della polizia. L’Italiano, in certi ambiti può fare a meno delle divise.
Anche in Sicilia?
Io a Palermo sono riuscito a ottenere tranquillità delegando una serie di responsabilità agli ultras. Sono loro che devono autoregolarsi.
E se i tifosi vedono gli scudi?
Diventano inevitabilmente più violenti.
Lei ha anche difeso Daniele De Rossi. Aveva detto: ”Ci vorrebbe la tessera del poliziotto”.
De Rossi è stato sincero. Da noi è vietato dire che i poliziotti quando vanno in assetto di guerra allo stadio, sperano di far la guerra.
Addirittura?
Io non parlo male dei poliziotti, ma devono essere educati al colloquio e non allo scontro. Da noi è proibito discutere dell’evidenza e la lista dei concetti inaffrontabili, si allunga giorno dopo giorno. Che poi i violenti vadano perseguiti, da una parte e dall’altra è persino ovvio.
Anche in Polizia?
Ci sono tifosi che vengono mal-menati senza colpe, da ragazzotti in divisa cui viene insegnato a odiare. sbagliato e alla lunga, inaccettabile. Certi poliziotti non vedono l’ora di menare le mani.
Denuncia grave.
una finta democrazia, la nostra. Però penso che abbiamo toccato il fondo e dal fondo si possa soltanto risalire.
E dell’osservatorio sulle manifestazioni sportive cosa pensa?
Un’istituzione poliziesca anche quella. folle che persone di Roma decidano dell’ordine pubblico di Bari al chiuso di una stanza ministeriale. Al comando di questo Paese, da troppo, tempo, trionfano gli stupidi.