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 2010  luglio 14 Mercoledì calendario

VI CONFESSO I SEGRETI DEL PAPA DI NANNI

Parcheggia la Vespa, appoggia il casco, agita le strisce di una maglietta fantasia sulle scale del cinema Nuovo Sacher e poi si offre malvolentieri ai microfoni per qualche breve dichiarazione. Lunedì sera, esterno notte. Nanni Moretti concede a Sky un paio di avare considerazioni su Habemus Papam. ” una commedia dolorosa e al contrario di quanto avete scritto, il set è stato tutt’altro che segreto”. Calcolata pausa. ”Come dite voi giornalisti?”. Vocina timida: ”Blindato”. ”Ecco, non volevo usare un termine così logoro e logorato”. Non è una scena di Palombella Rossa: ”Alle prime armi? Ma come parla? Le parole sono importanti”, ma un frammento di realtà: ”Durante la lavorazione di Habemus Papam, sono passate sul set centinaia di persone, anche sconosciute”. Dissolvenza. Una di queste si chiama Paolo Ciolli, 61 anni, livornese. Nel film di Moretti interpreta un cardinale. ”Sono vicino a Michel Piccoli nel momento in cui il Camerlengo, durante il conclave, gli chiede se sia disposto a diventare Papa. Glielo domanda due volte, perché la prima risposta di Piccoli non appare convinta. Quando finalmente Michel si persuade, si gira verso di me per un cenno di comprensione. Io annuisco, lui sorride. In qualche modo, gli dò la forza per dire di sì”.
Mentre Moretti è in sala di montaggio, obiettivo Cannes 2011, Ciolli racconta un’avventura lunga settimane, iniziata per caso, in autunno. ”Qualche volta il destino è generoso. Ero in una libreria romana. Una ragazza mi ha fermato: ’Le piacerebbe interpretare una parte nel nuovo film di Moretti?’ Pensavo scherzasse, invece era tutto vero”.
Poi cosa è successo?
Dopo un mese mi hanno convocato per il provino. Ho preso un treno al volo e dal lungomare dell’Ardenza, ho raggiunto Roma.
E ha trovato Moretti?
No, i suoi assistenti. Recitavamo consapevoli che il prodotto sarebbe poi stato valutato dal regista. In realtà non covavo illusioni. Mi avevano detto che tendevano a scegliere soprattutto attori romani.
Così ha ripreso il treno.
E il mio lavoro di sempre, l’insegnante di educazione fisica. In quel periodo avevo appena scritto un libro, gli impegni non mancavano.
Un libro?
”La cicciaccia”.
Tema?
Disquisizioni e aneddoti su un piatto locale, la ”cicciaccia” composta da frattaglie e ritagli di carne . Un alimento quasi scomparso, povero, popolare.
Atmosfere rispettabili, ma un po’ diverse da un film di Moretti.
Ma la vita è strana. Passa una settimana e squilla il telefono. Dall’altro capo del filo una voce meccanica: ”Signor Ciolli, a Moretti il provino è piaciuto, l’aspettiamo a Roma’.
Un bel colpo.
Ventidue giorni di riprese. Dalla mattina alla sera. Un sogno. Pronti, partenza, via ed eccomi come scrutinatore nella Cappella Sistina, con una veste che mai avrei pensato di indossare.
Il Vaticano aveva negato la cupola originale.
E noi ci siamo spostati a Cine-città. La Cappella Sistina era stata riprodotta perfettamente in teatro. Scala 1:1. Una meraviglia. Avevo i brividi.
Non pecchi di aziendalismo, non esageri.
Quando entravamo vestiti da cardinali, con gli archi a suonare musiche celesti, sembrava di essere quasi in paradiso.
Parlavate mai tra di voi? L’introversione di Moretti è leggendaria.
Qualche battuta, qualche scambio rapido, radi sorrisi. Ma lo saprà, con Moretti non è facile avere dialoghi che durino più di dieci secondi.
Se si esprime in questi termini rischia la scomunica.
Io sono un livornese dalla battuta feroce, lui un altoatesino che sta sempre sulle sue. Immagini lei. Invece ho colloquiato spesso con l’attore principale.
Michel Piccoli?
Lui, il francese. Mi è sembrato una persona meravigliosa. Aperta, semplice, professionale.
Che ruolo interpreta nel film?
Un cardinale designato al soglio pontificio che all’improvviso, nonostante l’investitura, comincia a dubitare di se stesso.
Si spieghi meglio.
Immagina di non essere all’altezza della situazione e lentamente, accresce un turbamento interiore che lo porterà a confidarsi con alcuni specialisti.
Chi sono?
Per rassicurare Piccoli, interviene Moretti in persona. In Habemus Papam interpreta il ruolo dello psicanalista di tutti i cardinali.
E quando diventa Papa?
Credo cambi psicanalista e che quello privato del Papa venga interpretato da Margherita Buy.
Crede?
Con lei non ho lavorato e quindi lo deduco da quello che ho ascoltato sul set.
Moretti non sarà contento di leggere le sue confessioni. Notoriamente, la segretezza dei suoi film è per così dire, sacrale.
Non me ne sono accorto, ma per me l’esperienza sul set era nuovissima. Qualcosa di mistico e indecifrabile, nasce proprio dal tema trattato. Dalle sue domande universali. Comunque sarà un bellissimo film.
Da cosa lo deduce?
C’era una partecipazione incredibile da parte di tutti, merito anche di Nanni che evidentemente aveva fatto capire cosa si aspettava dagli attori.
Immagini memorabili?
L’elezione del Papa sembrava fosse vera. Ad un certo punto, mentre eravamo in conclave abbiamo applaudito collettivamente. Un boato non preparato che per un attimo ci ha dato l’illusione che stessimo davvero tra le mura vaticane.
Bei momenti.
Ci compiacevamo di quanto fossimo stati bravi. Sono soddisfazioni.
Dove avete girato?
In un appartamento nei pressi del Ghetto, all’Ambasciata di Francia, a Villa Medici e naturalmente, a Cinecittà.
Occasioni perse?
I cardinali, nei momenti di pausa, giocano a pallavolo. Un momento di surrealismo narrativo, al quale avrei potuto fornire la mia ottima preparazione.
Dice sul serio?
Assolutamente. Sulle cose serie non scherzo mai. Sono insegnante di educazione fisica, figlio di un padre che faceva lo stesso mestiere. Nonostante sia entrato nella curva discendente dell’esistenza, modestamente, mi muovo ancora piuttosto bene. Gli altri cardinali, capirà, erano tutti ottantenni.
Che fa? Deride la terza età?
Faccio opera di realismo. In confronto agli altri sembravo una ballerina, Però dovevo tornare a Livorno, così alla fine di partite di pallavolo ne ho interpretata soltanto una.
Una beffa. Moretti la vuole per un film e i suoi datori di lavoro la fanno rinunciare?
Lo so, è triste, ma era stato lontano già più di tre settimane. Far conciliare mestiere e hobby non è stato semplice.
Ma il percorso artistico di Moretti, prima di Habemus Papam lo conosceva?
Avevo visto tutti i suoi film e le dirò, ho accettato proprio perché mi piaceva il personaggio che mi proponevano.
Non mi dica che ha la fila alla porta.
Virzì mi aveva offerto una parte in La prima cosa bella, ma rinunciai. Non mi convinceva. A smuovermi da Livorno ha contribuito il fascino di Moretti.
Ha sbagliato mestiere?
Tantissime volte. Qualcuno mi diceva che avrei dovuto fare il cuoco. Mi sa che è troppo tardi per cambiare idea.
Le rimangono i ricordi.
Sveglia alle cinque e mezzo, corsa a Cinecittà, barba e capelli, vestizione, sarto, costumista, intervallo per il pranzo e poi dritti fino a sera. Una volta ho chiesto a Nanni se fosse stanco.
Risposta?
Sono in piena forma.
Uno splendido quarantenne.
Sempre magnifico, ma da quella battuta sono passati 15 anni.