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 2010  luglio 14 Mercoledì calendario

L’OTTOCENTO DELLE DISPARIT RITORNA NELL’ASIA DEI RECORD - La nazione che ha il più vasto numero di poveri è capace di piazzare quattro suoi cittadini fra i dieci manager più ricchi della Terra

L’OTTOCENTO DELLE DISPARIT RITORNA NELL’ASIA DEI RECORD - La nazione che ha il più vasto numero di poveri è capace di piazzare quattro suoi cittadini fra i dieci manager più ricchi della Terra. In India vivono più indigenti che nell’intero continente africano, attualmente 420 milioni stando a una stima pur benevola fornita ieri dall’Onu e dall’università di Oxford. Nel frattempo la lista dei suoi miliardari sta crescendo fino a diventare venti volte più lunga, e molto più dotata, della lista dei miliardari d’Italia. Tutti loro, i principi del nuovo capitalismo asiatico e l’antica massa dei derelitti, vivono paurosamente a contatto gli uni con gli altri in megalopoli come Mumbai, Nuova Delhi o Hyderabad. Anche con la sua speciale brutalità che prende alla gola, l’India non è un’eccezione. L’aumento delle diseguaglianze è la conseguenza (forse) inevitabile della crescita esponenziale delle grandi e medie economie emergenti dell’Asia. Anche l’India avrà pur bisogno di nuovi imprenditori e di nuovi ricchi per far emergere prima o poi il resto del Paese da generazioni di miseria e di malnutrizione. La novità è che questa forbice fra chi ha e chi non ha per la prima volta in Asia inizia a produrre contraccolpi sociali e politici. In India il movimento maoista raccoglie sempre più consensi fra le popolazioni tribali grazie alla sua ostilità, con e senza armi, verso i grandi gruppi industriali come Tata. In Cina la catena degli scioperi si allunga dalla Foxxconn agli impianti della Honda e a centinaia di altri. In Bangladesh l’intera industria tessile, quella che cuce i nostri abiti, è paralizzata da violentissime proteste. In Thailandia le «camicie rosse» fanno proseliti fra i nuovi piccolo-borghesi insofferenti verso il paternalismo delle élite tradizionali. In fondo è normale. I brividi dell’Asia di oggi non sono diversi da quelli che l’Europa ha vissuto nella sua rivoluzione industriale. I nuovi ricchi indiani non sono più sfacciati dei robber barons, gli oligopolisti del capitalismo americano di un secolo fa. E anche in Occidente, per decenni, il lieto fine non è mai stato scontato.