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 2010  luglio 12 Lunedì calendario

QUANTO VALE UN BAMBINO?


Il caso del bambino indiano sfruttato in fabbrica evoca la piaga del lavoro infantile. Che cos’è e chi colpisce?
E’ un fenomeno sociale che coinvolge i bambini di tutto il mondo, dai 5 ai 15 anni. E’ molto diffuso nei Paesi poveri, ma non risparmia quelli con un’economia florida. L’Unicef ha contato 190,7 milioni di piccoli lavoratori in tutto il mondo. Producono ogni anno oltre 4 miliardi di dollari.
Cosa stabiliscono le regole internazionali?
I più piccoli non devono essere costretti a fare dei lavori pesanti o rischiosi per la loro salute. E hanno dei diritti precisi come quello all’istruzione. Prima dei 15 anni non devono quindi essere occupati in attività lavorative che impegnano troppo tempo ed energie. In molte zone del mondo i bambini danno, però, una mano all’economia familiare aiutando in casa o nei campi. In questo caso non si tratta di una violazione. I piccoli lavoretti in famiglia non rientrano, infatti, nella categoria del lavoro infantile, a patto però che non influiscano sulla possibilità di andare a scuola ogni giorno.
In quali zone del mondo
è più diffuso il fenomeno?
Sono soprattutto i minori dei Paesi in via di sviluppo quelli che soffrono di più, perchè devono lavorare già da piccoli. Le aree maggiormente interessate sono quelle dall’Asia, dell’Africa e dell’America Latina. Non sono però esclusi dal fenomeno Paesi in cima alle classifiche del benessere come Stati Uniti ed Europa. I numeri sono in forte crescita. In Africa, Asia e America Meridionale e parte di America all’inizio degli anni Ottanta i piccoli lavoratori erano stimati in 5 milioni.
Quali sono le condizioni che favoriscono il problema?
Il primo responsabile del lavoro infantile è, naturalmente, la povertà. Nella maggior parte dei casi i bambini devono lavorare per contribuire al reddito familiare. Ma il problema va di pari passo con la disoccupazione degli adulti e con una distribuzione ineguale della ricchezza. Per questo non risparmia i Paesi ricchi.
Quali sono i lavori riservati ai bambini?
I più piccoli finiscono nel settore dell’industria, per esempio nelle piccole e grandi fabbriche di abbigliamento o di giocattoli. Ma lavorano anche nell’agricoltura, magari come braccianti nelle piantagioni. Sono purtroppo impiegati anche in settori molto pesanti come quello delle miniere, delle cave e persino nelle fornaci. Svolgono anche attività di pesca in cui vengono fatti immergere lungo i fondali per far andare i pesci verso le reti. Nel settore terziario i bambini sono impiegati nel piccolo commercio, mercati, lavori domestici, selezione dei rifiuti, attività di lavavetri, raccolta dei rifiuti, trasporto di merci. Il 10% lavora nel turismo e un milione di bambini soffre lo sfruttamento sessuale.
Cosa rischia chi lavora già
da piccolo?
In molti Paesi del mondo, i prodotti usati nelle fabbriche danneggiano la salute. Colpiscono gli organi respiratori, gli occhi o il fegato, ma non risparmiano alti organi. Portare pesi da piccoli può compromettere lo sviluppo e la crescita. Non poter frequentare la scuola compromette poi le possibilità dei più piccoli di integrarsi un domani nel mondo del lavoro. In più l’impiego dei figli come braccianti nei campi o in fabbrica non fa altro che aumentare la massa di lavoratori a basso costo alimentando così la disoccupazione e la povertà degli adulti.
Quali sono le misure per fermare questa piaga?
Per cercare di mettere un freno allo sfruttamento dei bambini, negli anni, sono state promosse diverse iniziative. Tra queste il sostegno e la promozione di marchi commerciali che controllano che un determinato prodotto non è stato fabbricato utilizzando manodopera infantile. Questi programmi non sono al riparo dalle critiche però. Le iniziative, anche se sono mosse da buone intenzioni, finiscono per spingere i bambini a verso altre attività produttive che nella maggior parte dei casi risultano più pericolose. A livello locale, le organizzazioni non governative puntano molto sull’istruzione delle bambine in modo da permettere loro un più facile inserimento nel mondo del lavoro e il possibile riscatto dalla povertà non solo per loro stesse ma anche per le famiglie che formeranno.
Cosa è cambiato negli ultimi anni?
Purtroppo la crisi globale ha acuito il problema. L’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) ha previsto una crescita del fenomeno a causa della crisi internazionale che ha fatto sparire oltre 50 milioni di posti di lavoro nei Paesi più poveri e nelle economie emergenti. A rischio sarebbero soprattutto le bambine. Già ora rappresentano il 45% del lavoro infantile. Dati recenti parlano di 100 milioni di bambine costrette a lavorare tutti i giorni, più della metà ha meno di 12 anni.