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 2010  luglio 11 Domenica calendario

IL DNA NON C’ENTRA

Professor Vittori, lei è il guru dell’atletica, lei portò Mennea al successo olimpico sui 200 metri trent’anni fa a Mosca. Come spiega il ritardo della razza bianca nello sprint?
«La spiegazione va ricercata soprattutto nell’evoluzione della società. In Europa l’atletica è moribonda, i giovani sono distratti o attratti da altre realtà, non da una disciplina che richiede grande rispetto e sacrificio. Al bianco americano interessano solo gli sport molto remunerativi come il baseball o il basket, perciò nell’atletica lascia spazio agli uomini di colore».
Quindi non è corretto parlare di razza bianca meno dotata nelle discipline che esaltano le qualità fisiche come appunto i 100 metri?
«No, non lo è. La questione non è di fibre muscolari veloci o fibre resistenti, non è questione genetica né di metodologie di allenamento. un problema soltanto di stimoli. Appena un bianco francese con una biotipologia alla Bolt, alto un metro e 89 per 80 chili, si è buttato nella sfida, il famoso muro dei 10’’ netti è saltato. E Lemaitre andrà ben più lontano».
Potrà proporsi come rivale di Bolt?
«Il giamaicano è un fenomeno, corre i 100 in 40 passi con falcate di 2 metri e 77 centimetri, ha gambe lunghe 1,05. Difficile raggiungerlo. Spero proprio che sia un fenomeno anche di correttezza, perché la notizia sulla sua connazionale Fraser fermata per doping, quinto caso in Giamaica in un anno, non mi è piaciuta per niente».
Mennea avrebbe potuto scendere sotto il muro dei 10’’ nel suo periodo d’oro?
«Penso proprio di sì. Ma viveva male questa gara, partiva già con l’idea di dover inseguire...».