Roberto Fabbri, il Giornale 11/7/2010, pagina 9, 11 luglio 2010
LONDRA RINUNCIA AL CENSIMENTO
Più di duecento anni dopo il primo conteggio ufficiale dei suoi sudditi, il Regno Unito ha deciso di darci, in tutti i sensi, un taglio: il censimento costa troppo e non si capisce neanche più tanto bene a che cosa serva. davvero necessario spendere 482 milioni di sterline (circa 600 milioni di euro, più del doppio di dieci anni fa) per sapere se i residenti in Gran Bretagna e Irlanda del Nord sono 55 o 57 milioni? Ed è utile fare impazzire per 40 minuti (il tempo medio stimato per riempire il cervellotico questionario) affaticate casalinghe o distratti studenti universitari per far sapere al governo e al mondo qual è il loro titolo di studio o il loro (spesso assai temporaneo) indirizzo di casa? Oltretutto la famosa ”fotografia” dello stato del Regno non solo risulta piuttosto sfuocata a causa di errori e imprecisioni dei dichiaranti, ma viene anche messa a disposizione degli interessati con cospicuo ritardo: i dati del censimento del 2011, ad esempio, non uscirebbero prima della metà dell’anno successivo, quando molta gente si sarà già trasferita altrove o sarà morta.
Ecco dunque che, in tempi di vacche magre, il ministro Francis Maude fa sapere che la scure dei pubblici risparmi cadrà anche sul tradizionale censimento, che dal remoto 1801 è stato condotto regolarmente ogni dieci anni, con la sola eccezione del 1941 perché sulla Gran Bretagna piovevano troppe bombe tedesche. Abolire il vecchio sistema, ha spiegato Maude al Daily Telegraph , non significa rinunciare a contare i cittadini britannici e a raccogliere informazioni su di loro. Al contrario. Solo che lo si farà diversamente e possibilmente meglio, per esempio ricorrendo ai database della Posta, del governo o delle amministrazioni locali, non disdegnando di ricorrere alle informazioni in mano alle agenzie di informazioni commerciali. «Con questi metodi - assicura Maude - otterremo dati più precisi e soprattutto in tempo reale e otterremo ”fotografie” assai più nitide e frequenti».
Non è solo una questione di risparmio e di attendibilità delle informazioni, c’è anche una differenza di cultura politica. Il nuovo governo a guida conservatrice non ama l’idea di uno Stato che si impiccia troppo della vita privata dei suoi cittadini, per esempio si oppone all’idea dell’introduzione della carta d’identità personale e all’istituzione di un registro nazionale. Per questo punta a una sorta di privatizzazione del conteggio dei britannici, mentre per il censimento del 2011 i laburisti, poi sconfitti alle elezioni, hanno già fatto spendere allo Stato 300 milioni di sterline.
Esiste anche un altro buon motivo per rinunciare al tradizionale censimento: il fatto che non viene più preso sul serio. Non a caso nel 2001 un milione e mezzo di questionari non sono stati restituiti e solo 38 persone sono state sanzionate per questo. Se nel 1801 il governo volle un censimento per sapere quanti uomini potevano essere arruolati per combattere contro Napoleone, oggi vuol sapere fatti personali come nome, cognome, data di nascita e sesso di tutti coloro che hanno dormito a casa del dichiarante nell’ultimo anno. Per non parlare della domanda sulla fede religiosa: nel 2001 390mila inglesi e gallesi si sono dichiarati adepti della fede Jedi. Volevano esprimere il loro entusiasmo per «Star Wars» o far capire che non vogliono essere scocciati?