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 2010  luglio 12 Lunedì calendario

IL SEGRETO DELLA VITA

Asteroidi e comete sono al centro dell’attenzione con un susseguirsi ininterrotto di notizie e scoperte. Il 10 luglio la sonda europea Rosetta, in viaggio verso la cometa 67/P, meglio nota come Churyumov-Gerasimenko dai nomi (impronunciabili) dei suoi due scopritori russi, ha sorvolato l’asteroide Lutezia. Un breve incontro, giusto il tempo di qualche foto ricordo, Rosetta non può perdere l’appuntamento con la cometa, dove depositerà la piccola sonda figlia (Philae, di soli 100 kg) che scenderà ad ancorarsi sulla superficie della cometa per starci qualche settimana, o forse mesi. Dalla pancia della sonda, a un certo punto, uscirà un trapano carotatore (costruito in Italia) che preleverà un campione di una ventina di centimetri di materiale e lo analizzerà in situ. Mentre aspettiamo di sapere in diretta di cosa è fatta davvero una cometa, ci congratuliamo con i colleghi della Jaxa (agenzia spaziale giapponese) per il rocambolesco ritorno della loro ambiziosa missione Hayabusa dedicata allo studio dell’asteroide Itokawa. Il falco (Hayabusa in giapponese), dopo aver raggiunto l’asteroide ha preso le misure ed è atterrato (anche se con qualche difficoltà) allo scopo di raccogliere materiale da riportare a terra per l’analisi. Si trattava di sparare dei proiettili contro la superfici per fare alzare nuvole di polvere da catturare e mettere in un contenitore a prova di tutto. Dopo aver superato un incredibile numero di avarie la sonda è riuscita ad atterrare nel deserto di Woomera nel centro dell’Australia, avendo cura di evitare la zona sacra agli aborigeni, che hanno dato il permesso di portarla in Giappone. I colleghi della Jaxa, sono stati piacevolmente sorpresi di trovare all’interno una dozzina di piccolissime particelle che andranno esaminate una ad una per decidere si si tratti del primo campione di materiale di un asteroide oppure se sia contaminazione terrestre.
Non sappiamo cosa troveremo : non ci siamo ancora del tutto ripresi dallo stupore generato qualche mese fa dalla notizia della scoperta della Glicina, il più semplice dei 20 amminoacidi che compongono il nostro DNA nella chioma della cometa Wild 2.
Questa volta era stata la sonda Stardust della NASA a intrappolare le particelle per poi riportarle a Terra. In questo caso, una analisi accurata dimostra senza dubbio che si tratta di materiale extraterrestre, fugando ogni sospetto di contaminazione. Sorge spontanea la domanda: i cosiddetti mattoni della vita, quelli dei quali siamo fatti tutti noi, vengono dallo spazio?
Sappiamo che le comete sono grossi blocchi di ghiaccio (e molto altro) che si formano, a centinaia di miliardi, attorno ad una stella, quando nascono i pianeti. Ma forse è il caso di cominciare a guardare le comete con occhi diversi. Perché invece potrebbero essere nate molto lontano, fuori del nostro sistema solare. E’ il sensazionale risultato, appena uscito su ”Science”, di un gruppo di astronomi americani e francesi: la maggioranza delle comete visibili intorno a noi potrebbe non essere nata col Sole e i pianeti, ma venire da altre stelle, diverse e ora lontanissime. In particolare, dalla nidiata di stelle nella quale nacque anche il Sole, cinque miliardi di anni fa. Prima di separarsi per sempre dopo la nascita e disperdersi nella Galassia, i fratelli e le sorelle del Sole si sarebbero scambiati le comete, usando la forza di gravità. Come risultato, nel nostro sistema solare sarebbe oggi presente, e in grande abbondanza, materiale nato intorno ad un’altra stella (quale, non sapremo mai).
Questa scoperta ci riporta alla mente un’idea del premio Nobel Sir Francis Crick, scopritore nel 1953 proprio della struttura a doppia elica del DNA. In un suo famoso (quanto provocatorio) articolo, pubblicato nel 1973 sulla rivista Icarus, presentava la sua teoria della ”Directed Panspermia”. Nel lavoro, Crick ed il suo co-autore sostenevano che la vita sulla Terra (e forse altrove) fosse la conseguenza dell’arrivo di meteoriti ”caricati” con organismi viventi, ed inviati deliberatamente sulla Terra da esseri pensanti e tecnologici, residenti non nel nostro sistema solare ma su di un pianeta nel nostro immediato vicinato galattico. Anche se scritta da un premio Nobel, la teoria appare, francamente azzardata. Oltre all’aspetto ”filosofico”, di difficile comprensione, c’è l’aspetto fisico del viaggio interstellare (necessariamente lunghissimo) attraverso diversi anni-luce, dopo il quale gli organismi dovrebbero arrivare vispi, pronti a popolare la Terra…
Torniamo alla scoperta su ”Science” che, se confermata, rafforza in modo impressionante il nostro legame con le stelle: miliardi di oggetti tra i più affascinanti e misteriosi del nostro sistema solare, le comete, magari anche gli asteroidi, sono alieni, sono figli di un altro Sole. Eppure ci toccano da vicino. E qualche volta siano noi che andiamo a toccare loro.