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 2010  luglio 14 Mercoledì calendario

MORGANA: LA MIA VERITA’

Politica, trans e cocaina sono un triangolo ormai scontato, quasi inevitabile. Archiviati il caso Marrazzo e la sua coda tragica (la morte di Brenda e di Roberta, le botte a Natalì), la "ribalta" ha illuminato il consigliere provinciale di Roma Pier Paolo Zaccai (quota Pdl) e la trans Morgana, coinvolti lo scorso primo luglio in un rumoroso festino con altri due travestiti (e, pare, molta droga). Dopo il fattaccio, Morgana era sparita senza concedere una sillaba ai giornalisti. Noi l’abbiamo scovata a casa di amici suoi, dove è riparata perchè teme per la sua vita e la casa sull’Appia non era più sicura. Resterà qui in attesa di essere ascoltata dal giudice. Dopo lascerà l’Italia perchè le è scaduto il permesso di soggiorno.
All’anagrafe fa Guttierrez Espindola Godinho, nazionalità brasiliana, 26 anni. Prima di rispondere alle nostre domande, ci ha raccontato la sua vita: le difficoltà a riconoscersi nel corpo di un uomo, la cura di ormoni per ingentilirlo, il dolore di sua madre Ely, che non accettava la sua diversità. E poi gli studi da infermiera, mollati "perchè tutti mi dicevano che nessuno avrebbe mai dato un lavoro a una persona come me"; l’atterraggio in Europa, prima in Svizzera, poi in Germania; la decisione di fare la ballerina, il salto verso la prostituzione. Da qua partiamo.
Come ha maturato questo passaggio?
"Ho imparato in fretta che una trans viene quasi sempre usata con un solo scopo, senza sentimento. In questi casi, tanto valeva che io fossi pagata. E’ cominciata così circa quattro anni fa. La mia famiglia non sapeva niente, solo da poco ho trovato il coraggio di raccontare la verità a mia madre perchè, visto come stanno le cose in Italia, se dovesse capitarmi qualcosa, non voglio che siano gli altri a dirle che mestiere faccio".
Veniamo a Zaccai.
"Anzitutto voglio dire che le cose che ho letto in questi giorni su Internet e giornali non sono state dette da me, sono frammenti raccolti dai giornalisti qua e là, anche da trans che si sono spacciate per mie amiche alla ricerca di visibilità. In realtà, non ho parlato con nessuno ed Evelyn [una trans infaticabile nel rilasciare virgolettati sulla vicenda, ndr] non era a casa mia quella notte, eppure sembra sia diventata la mia portavoce. Questa è la prima volta che parlo e mi prendo le responsabilità di quello che racconto perchè è la verità, la stessa detta alla polizia".
Quando ha incontrato Zaccai?
"Quattro mesi fa. Non mi ha mai detto il suo cognome e si è presentato come Luca. Ho scoperto solo ora che non era il suo vero nome, la cosa non mi ha stupito perchè è difficile che i clienti dicano la verità. Quando si lavora per strada, la prima regola è non fare domande, se ci si mostra curiosi si rischia di perdere il cliente. Facciamo di tutto per farli stare bene in modo che ritornino: ci sentiamo più sicuri quando saliamo in macchina con persone che abbiamo già frequentato".
Chi ha fatto il primo passo?
"Lui. Mi ha abbordato nel luogo dove lavoro da un anno. Abbiamo comnciato a chiaccherare, parlava soprattutto lui. All’inizio ci fanno più o meno tutti le stesse domande. Se quello che abbiamo da offrire corrisponde a ciò che cercano ci invitano a salire in macchina. Così è stato anche con lui. Solo che mi ha chiesto di sedermi dietro e di abbassarmi fino a quando non ci eravamo allontanati dalla zona. E’ stato sempre molto circospetto, faceva molti giri prima di arrivare dove voleva fermarsi, come se temesse d’essere seguito. Questo comportamento non mi è sembrato strano, ho pensato che fosse sposato. Durante questi quattro mesi credo che abbia frequentato altri trans, sicuramente Giuliana. L’ultima volta che ci siamo visti ha voluto che si unisse a noi e ho capito che si conoscevano molto bene. Zaccai è sempre stato gentile, non mi aveva mai dato l’idea che potesse rappresentare un pericolo per me anche se, durante uno degli incontri, ho notato che aveva una pistola. Naturalmente, ho fatto finta di niente. Un’altra trans, vedendo che lo frequentavo, mi aveva parlato di questa famosa arma. Ripeto, con me è stato sempre molto gentile e generoso, e quando incontri una persona che ti tratta come un essere umano, visto che mi è capitato di essere picchiata e derubata, fai di tutto pur di vederla
tornare. La droga? Non so. Ma posso dire che fin dalla prima volta che l’ho incontrato mi è sempre sembrato "su di giri". Del resto, la droga è dovunque, anche negli ambienti "neutri"; nel nostro è normale che se ne faccia uso, sia noi che i clienti. Anzi, capita spesso che siano proprio loro a offrircela e bisogna saper stare al gioco, così il loro regalo sarà ancora più generoso. Non le nascondo che trovavo molto piacevole il suo interesse nei miei confronti e le dico perché: il nostro rapporto non è mai arrivato a essere consumato fino in fondo. Spesso, perchè quando c’è di mezzo la coca è difficile che avvenga. Nel nostro caso era come un gioco tra adolescenti dove c’era la curiosità di esplorare, reciprocamente, ogni centimetro del corpo con le mani o con le labbra. Insomma, un gioco erotico colmo di richieste da appagare, ma che non ha mai portato a un rapporto veramente completo".
Veniamo alla sera fatidica.
"E’ venuto a prendermi dove lavoro. Siamo andati in giro, lui era più "carico" del solito. A un certo punto mi ha detto che voleva portarmi a Ostia a casa sua. Non essendoci mai stata ho pensato che ci si arrivasse prendendo l’autostrada. Gli ho detto di no perchè se non avesse voluto riportarmi in città, mi sarei trovata in difficoltà. Così gli ho proposto di andare a casa mia, precisando che poteva restarci fino alle sei perchè non volevo che i condòmini lo vedessero uscire".
E lui?
"Ha acconsentito, ma ha voluto che passassimo a prendere anche Giuliana. Siamo arrivati da me un pò dopo le quattro e a casa c’era anche Daniela, uno dei due miei coinquilini, che se ne stava tranquilla per conto suo. Forse, la presenza di una persona sconosciuta ha infastidito Zaccai. Comunque, non ha detto niente, si guardava attorno fissando le pareti come se vi vedesse qualcosa e diventava sempre più agitato. Un pò prima delle sei ho cominciato a dirgli che doveva andare via o che avremmo dovuto continuare altrove. Ho proposto di andare in un hotel e ha accetato, mentre Giuliana ha deciso di andarsene [e ora risulta scomparsa, ndr]. Ho cominciato a vestirmi, sono andata in bagno e al ritorno ho visto che era uscito sul balcone e stava telefonando. Mi sono seduta sul letto ad aspettare che finisse perchè ha fatto altre due telefonate. A un certo punto ha cominciato a dire che si sentiva in pericolo, mi ha accusato di volergli creare dei problemi e ha dato il mio indirizzo ai suoi interlocutori, raccomandandogli che se gli fosse accaduto qualcosa dovevano venire a farmela pagare. Cercava di spaventarmi. Ho capito che sragionava, gli ho detto di smettere, ma lui ripeteva che avrebbe detto tutto alla polizia".
E lei cosa ha fatto?
"Ho preso il mio telefono, ho digitato il 113 e gli ho detto che ero io a chiamare la polizia. Volevo a tutti i costi che andasse via e non avevo paura di chiedere aiuto ai poliziotti perchè avevo la coscienza tranquilla. Quando ha visto sul display che avevo veramente formato il numero ed era partito il primo squillo, ha cominciato a urlare che si sarebbe buttato di sotto. Chiedeva aiuto, si sporgeva dalla ringhiera del balcone. Terrorizzata, ho chiuso subito la telefonata, ma lui continuava a urlare che si sarebbe ammazzato. A quel punto ho cercato di tirarlo dentro. Nel frattempo si era affacciata gente, una vicina di casa ha visto quello che stava succedendo e gli ha urlato di non fare pazzie. Lui ha continuato a gridare frasi sconnesse anche contro di lei. Ho temuto di non farcela a evitare che si buttasse di sotto. Ho pensato che la polizia avrebbe potuto pensare che lo avessi spinto io. Anche Daniela ha cercato di aiutarmi, poi ha deciso di andare via perchè non voleva essere coinvolta in una disgrazia e io ho fatto la stessa cosa, lasciandolo sul balcone".
E dove è andata?
"Al Commmissariato vicino alla stazione Termini, dove ho raccontato tutto e ho anche chiesto di farmi fare le analisi del sangue in modo che verifassero che non ero un consumatore abituale di dorga. Poi ho saputo che, durante la mia assenza, i vicini avevano chiamato la polizia, che è arrivata a casa mia insieme all’ambulanza. Ho letto che è stato portato al Grassi di Ostia, dove ha rifiutato di sottoporsi ai test tossicologici. Onestamente, trovo curioso che non glieli abbiano fatti: forse i risultati avrebbero chiarito le ragioni del suo comportamento. Mentre ero ancora al Commissariato, la polizia ha perquisito la mia casa, sicura di trovarvi della droga, ma hanno trovato solo una bustina vuota. Hanno portato via tutto e sono rimasta con quello che avevo con me quando sono corsa fuori casa".
Perchè ha deciso di parlare?
"Perchè non voglio che mi addossino colpe che non ho. Capisco che Zaccai si trovi in una situazione delicata con la sua famiglia e con le persone che gli hanno dato un incarico politico di cui non ero al corrente, ma spero che avrà la coscienza, ora che è lucido, di non nascondere le sue scelte di vita. Gli verrebbe facile. Sono una trans, mi prostituisco per strada, sono straniera, mi è scaduto il permesso di soggiorno e non ho danaro: il poco che avevo è sparito nel via vai che c’è stato nell’appartamento. Spero che lui non sia così importante da poter camuffare la verità. Io sono in pace con la mia coscienza, tanto è vero che quella sera sono corsa a chiedere aiuto alla polizia malgardo sapessi che ero sprovvista di permesso di soggiorno. Se avessi avuto qualcosa da nascondere non l’avrei certamente fatto".
Cosa pensa di fare, ora?
"Ho paura di tornare in sttrada e sono costretta a rimanere a Roma fino a quando questa cosa non verrà chiarita dalle autorità. Poi ripenderò altrove a prostituirmi, anche se non mi piace. Quello che è accaduto mi ha confermato che se voglio fare una vita normale, ed è questo il mio sogno, devo guadagnare il danaro per sottopormi all’intervento per cambiare sesso, forse così acquisirò finalmente il diritto a un lavoro dignitoso. La farfalla, prima di diventare tale è un bozzolo, poi un bruco che si trasforma in crisalide e solo alla fine diventa farfalla e così la chiami. Io sono nato Guttierez, sono diventato Morgana, in futuro vorrei finalmente avere un nome femminile anche sui documenti, che rispecchi la mia nuova identità. Un giorno, dopo tanto dolore, mi aspetto che ci sia comprensione e rispetto da parte della società. Oggi siamo ghettizzati e mal visti, molti fra noi a ragion veduta, altri senza averne colpa. Io ho cercato sempre di far parte di questi ultimi, per rispettare gli insegnamenti di mia madre. Non mi vergogno di quello che sono. Chiedo solo il diritto ad avere una vita. Voglio ancora poter coltivare la speranza di incontrare una persona che, guardandomi con amore, mi faccia sentire proiettata nella normalità".