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 2010  luglio 12 Lunedì calendario

EDIFICI PUBBLICI, ARRIVA L’IDENTIKIT

Dimensione: 1.270 metri quadrati. Destinazione d’uso: servizi pubblici. Titolo di possesso: proprietà. la carta d’identità degli immobili pubblici italiani, o meglio dell’immobile- tipo, così come emerge dal censimento avviato dal ministero dell’Economia. Un’operazione – disciplinata dalla Finanziaria 2010 – che ha l’ambizioso obiettivo di ricostruire finalmente la reale consistenza del mattone pubblico. Misurando le superfici, gli utilizzi e, in prospettiva, i valori di mercato ricavati dai prezzi per zona, anche con l’ausilio dell’Osservatorio del mercato immobiliare dell’agenzia del Territorio.
Sono circa 6mila le amministrazioni che hanno risposto entro il 30 giugno alle richieste del ministero, e altre se ne aggiungeranno nelle prossime settimane – fino a superare quota 9mila – mano a mano che gli enti ritardatari inseriranno i dati (il termine fissato dalla legge era il 31 marzo scorso).Intanto,i tecnici dell’VIII direzione di via XX Settembre, guidata da Stefano Scalera, hanno completato l’analisi statistica delle prime 2.216 risposte, con un campione che comprende, tra i registrati al portale telematico, sette regioni, 66 province e circa 3.200 comuni.
Leggendo i dati – che sono stati trasmessi alla Corte dei conti e inseriti nel Rendiconto generale dello Stato – si scopre che ogni ente pubblico possiede mediamente 19 fabbricati e 32 terreni. Che la superficie media dei terreni è circa 15 volte quella degli immobili e che, tra le costruzioni, la destinazione residenziale è seconda solo a quella dei servizi pubblici, seguita poi dalla categoria «altro», in cui confluiscono tra l’altro scuole, ospedali e cimiteri. Ma si scopre anche che il 7,2%dei fabbricati e l’1,2%dei terreni non risultano accatastati.
Immobili pubblici fantasma, dunque? In qualche caso probabilmente sì, e si può citare l’esempio del magazzino fatto costruire in economia dal sindaco del paesino di campagna, per il quale ci si è dimenticati del catasto. Ma le ipotesi possono essere diverse, come spiega Scalera: «In realtà, molti edifici pubblici sono stati costruiti sulla base di leggi speciali. Inoltre, non posso escludere che in alcuni casi si tratti della necessità di chiudere rapidamente la comunicazione al ministero. In ogni caso, grazie alla collaborazione dell’agenzia del Territorio, ove necessario, gli immobili saranno regolarizzati, e questo è un altro dato positivo del nostro progetto».
Secondo la Finanziaria (articolo 2, comma 222), i dati dovranno essere aggiornati entro il 31 gennaio di ogni anno. I tecnici del ministero, quindi, hanno attivato un portale destinato a restare aperto nel tempo e a costituire una banca dati aggiornata per le amministrazioni. Per questo sarà interessante vedere alla fine quanti enti risponderanno. Un elenco completo, del resto, non esiste. E ci sono anche gestioni pubbliche, come il Fondo edifici di culto e la Riserva fondo lire Unrra, i cui immobili non sono neppure indicati nel conto generale del patrimonio dello Stato.
La filosofia del censimento è "conoscere per valorizzare". Che vuol dire assegnare le risorse a chi è in grado di sfruttarle meglio. «Nello stesso comune potrebbe esserci un ente previdenziale che deve lasciare ipropri uffici e un sindaco interessato a trasferire il municipio in una struttura più funzionale, magari proprio quella lasciata libera dall’ente: questa è una valorizzazione che sarebbe impossibile senza le informazioni che stiamo raccogliendo », osserva Scalera.
Rientrano a vario titolo in questa partita di valorizzazione anche il federalismo demaniale, il censimento delle locazioni passive e – soprattutto – il sistema integrato dei fondi per l’edilizia sociale (si vedano l’articolo a destra e le schede in alto). «Nel complesso abbiamo registrato un riscontro positivo da parte delle amministrazioni – conclude Scalera – e gli enti locali più attivi stanno già studiando come sfruttare le opportunità di valorizzazione e quelle offerte dal social housing».