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 2010  luglio 12 Lunedì calendario

L’ITALIA DEL TUTTO PROIBITO

Spetta indubbiamente alla Campania il primo posto nella speciale classifica delle ordinanze comunali più eccentriche. Così a Bacoli (Napoli) il sindaco ha vietato di bere con la cannuccia, mentre a Eboli è proibito baciarsi in auto; a Furore, comune della provincia di Salerno, non si possono tenere nani da giardino mentre a Positano è vietato camminare con gli zoccoli nel centro del paese. Anche a Is Aruttas non scherzano: il comune della provincia di Oristano è diventato celebre per aver introdotto il divieto di fumo anche in spiaggia; mentre sul bagnasciuga di Eraclea (Venezia) bisogna stare composti come a messa: è infatti proibito giocare a pallone, costruire castelli di sabbia, raccogliere conchiglie. Infine a Viareggio non si possono appoggiare i piedi sulle panchine, ma solo nei mesi di luglio e agosto. Negli altri mesi si può. Difficile capire la ratio che sta dietro queste ordinanze. Certo, il decoro urbano, l’esigenza di attirare i turisti più benestanti e a modo, la ricerca di uno sprazzo di notorietà, possono essere motivazioni importanti. Dietro l’angolo si nasconde però il rischio di cadere nel ridicolo. E comunque l’impossibilità di fare rispettare norme tanto balzane. La produzione di queste grida estive è fiorente nei comuni a vocazione turistica, ma non cessa di esercitarsi anche su temi più prosaici come l’abbigliamento adatto nella scuola, o di mettere a rischio la libertà di impresa, come ha denunciato di recente l’Antitrust citando casi di ordinanze che vietavano l’apertura di esercizi commerciali o l’avvio di particolari attività. Singolare a questo proposito il contrasto tra le tendenze repressive della periferia e gli sforzi di liberalizzazione del governo, che negli ultimi giorni ha approvato il disegno di legge di modifica degli articoli 41 e 118 della Costituzione sulla libertà di iniziativa economica e un emendamento alla manovra (dl 78) che introduce la Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) sempre con l’obiettivo di semplificare e incentivare l’avvio di nuove attività. Al centro si cerca di sfrondare, nei comuni si gioca a fare gli sceriffi: almeno dal punto di vista normativo i primi passi del federalismo non sono certo incoraggianti.
Marino Longoni


DAI NANI AI BIKINI: VETI ANCHE IN CITT
Tutela del decoro e contrasto agli schiamazzi notturni sono le motivazioni che spingono i sindaci a emettere ordinanze valide per i centri cittadini. Così, in molte località turistiche della Liguria non è permesso passeggiare per le strade a torso nudo o in bikini. A Lerici non si può uscire in costume e nemmeno stendere gli asciugamani fuori dai balconi e dalle finestre, mentre a Mintumo (Latina) non si possono usare i risciò a pedali durante i fine settimana di luglio e durante tutto il mese di agosto.
L’estate è sinonimo di siccità e per questo motivo il sindaco di Agropoli (Salerno) ha disposto multe fino a 500 euro per chi spreca l’acqua potabile, per esempio attingendo all’acquedotto pubblico per l’irrigazione e l’annaffiatura dei giardini e dei prati, per il lavaggio di aree e cortili o per il lavaggio privato di veicoli a motore e per il riempimento di piscine, fontane ornamentali e vasche da giardino. Stesso discorso a Bologna, dove la campagna di sensibilizzazione sull’uso dell’oro blu è stata affiancata dal divieto di prelievo dalla rete idrica di acqua potabile per uso extradomestico ed in particolare per l’innaffiamento di orti, giardini e lavaggio automezzi dall’1 giugno fino al prossimo 30 settembre. A Positano l’abitudine di terminare le feste private con i fuochi d’artificio notturni aveva creato non poche proteste tra i residenti. Così il sindaco ha deciso di vietarli, con l’eccezione del sabato. A Sorrento c’è posto per gli artisti di strada, ma solo a patto che sostino nello stesso posto non più di 15 minuti: nei fatti i mimi dovranno fare i conti, oltre che con il calore estivo, anche con l’orologio e il metro (occorre spostarsi di almeno 500 metri ogni volta). Restando in Campania, a Scario (Salerno) è vietato girare per le strade in costume da bagno per questioni di decoro, mentre a Eboli (Salerno) è vietato baciarsi in auto e a Bacoli (Napoli) bere con la cannuccia.
Senza dubbio creativa è la strada scelta dal sindaco di Furore, sulla costiera amalfitana, che ha dichiarato guerra ai nani da giardino. Chi ne possiede uno, è tenuto ad abbatterli perché la loro presenza altera «l’ambiente naturale». In caso contrario, è previsto l’intervento dell’amministrazione municipale per rimuoverli. Chissà che questa misura non riporti in vita il Movimento di Liberazione dei nani da giardino, movimento goliardico che negli anni Novanta si proponeva di liberare le statuette che campeggiano sui cancelli delle ville per riportarli nel bosco.
Cibo e bevande solo al chiuso. Mangiare per strada è vietato in molte città italiane, con l’obiettivo di eliminare il malcostume di gettare i rifiuti per strada. Succede, per esempio, a Roma, Firenze e Trapani, mentre a Milano dalla scorsa estate è vietata la somministrazione di alcolici agli under 16. Quest’ultima misura è stata motivata con la necessità di frenare l’alcolismo dilagante tra i giovani, ma il plauso è arrivato soprattutto dai residenti nelle zone della movida, stanchi di nottate insonni per il frastuono prodotto dalle comitive di ragazzi. Una strada presto seguita da altre amministrazioni comunali: a Firenze è stata vietata la vendita di alcolici nelle ore serali in tutto il centro storico, mentre a Modena è sancito il divieto di vendere alcolici ai minori di 16 anni, oltre che la vendita e il consumo di bevande alcoliche a tutti dalle 20 alle 7 del mattino, all’interno del centro storico e nei parchi pubblici.
A Pordenone la misura è più esplicita: nelle vie principali sono vietati gli assembramenti di persone «che assumono atteggiamenti o fanno cose che non consentono la fruizione degli spazi pubblici da parte di altri cittadini».
A Vigevano (Pavia) si è fatto un gran parlare della multa da 160 euro comminata a due ragazze che sostavano sui gradini del monumento di San Giovannino in piazza Ducale. In città si è svolto anche un sit-in di protesta, che tuttavia non ha prodotto esiti: la sanzione non è stata ritirata. Stessa cosa successa a Brescia, dove una donna ha ricevuto una sanzione da 100 euro perché si è seduta sui gradini di un monumento in piazza della Loggia, mentre a Reggio Emilia non ci si può sedere sui gradini degli edifici storici. Infine a Napoli e Bolzano è vietato fumare nelle aree verdi, mentre a Voghera (Pavia) non si può sostare sulle panchine dopo le 23.