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 2010  giugno 15 Martedì calendario

KHEDIRA, OZIL E CACAU LA SQUADRA MILLE COLORI. NOI LA NUOVA GERMANIA

Loro il campionato del mondo se lo possono giocare pure in allenamento. Dai ragazzi, oggi facciamo Ghana contro Bosnia, poi Tunisia-Turchia, un bel Spagna-Brasile e la Polonia forse è meglio che stia a guardare: troppo forti, loro, con quel trio (Podolski-Trochowski-Klose) che ti massacra nel giro di due passaggi. Benvenuti a casa della Germania, la Germania senza frontiere, la casa dei ragazzi felici e diversi: tanti colori, tante lingue e, già che ci siamo, per il momento pure tanti gol. «Questa nazionale multietnica è lo specchio fedele della nazione di oggi», dice orgoglioso Oliver Bierhoff, mentre in Italia c’ è chi litiga sull’ inno nazionale. Altra storia, per crucchi e neo crucchi. Proprio così: sono ben undici i cognomi che ti fanno rimbalzare qua e là sulla cartina del pianeta. Un Gomez con padre spagnolo, i polacchi li riconosci facile dal nome e dai gol, di famiglia tunisina Khedira, un ghanese (Boateng) e un nigeriano (Aogo) danno un tocco d’ Africa, Marin ci mette la Bosnia, Tasci e Ozil (giovane dalla classe straordinaria) sono turchi e quindi ormai degli standard di terra tedesca, e poi ecco infine Cacau, perché se giochi a pallone mica ti puoi far mancare un attaccante brasiliano con cognome esotico e magari un po’ meravigliau. Sapete cosa ha detto l’ altro giorno il capitano Lahm, terzino piccoletto che sulla destra viaggia a mille? Lui, «tetesco di Cermania», aveva sorriso davanti a quelli che tirano in ballo sempre la storia del pragmatismo muscolare di bianco vestito. «Io vi dico che questa è la nazionale più forte in cui abbia mai giocato: la presenza di giocatori di origini così diverse ha aumentato il tasso tecnico del gruppo. La Germania non è solo un gruppo compatto, ma anche una squadra che puo’ dare spettacolo». E pare proprio che sia così. Bum, Bum, Bum, Bum: i simpatici socceroos sono ancora lì che cercano di capire cosa sia successo. Quattro scoppole e niente da dire: i tedeschi sono spietati, bellocci e con un mondo da raccontare. Quattro reti per due polacchi (Podolski e Klose), un brasiliano (Cacau) e un autoctono che si chiama Mueller, ragazzino brillante con la zazzera bionda giusto per dire che tra un kebab e una paella pure un wurstel con crauti e birrozza ci può star bene. Perché qui siamo oltre. Anche se mica tanti ci credevano. Loew salterà a fine corsa. Dopo di lui Hitzfeld o Sammer. Però, intanto, perché non crederci? Certo che sì, nonostante una squadra Ballack-free per via di una caviglia a pezzi e di una strana storia, dolorosa (per la caviglia di Ballack), ma anche curiosa e in parte divertente, visto che è stato Kevin-Prince Boateng, fratellastro del nazionale tedesco Jerome, a mettere fuori uso, durante un Portsmouth-Chelsea, l’ antico ma sempre carismatico monumento del calcio tedesco. E il buffo è che Kevin-Prince, nato a Berlino pure lui come Jerome (i due hanno lo stesso padre ma madri diverse), ha scelto la nazionale ghanese che, guarda te il caso, si ritrova nello stesso girone della Germania. I due Boateng, tra l’ altro, non si parlano quasi più dal giorno del fallaccio. Insomma, una storiella di famiglia per arricchire quella di una Germania piena di ritmi e di facce diverse. Una bella band sul palco del mondo. E la prima canzone, diciamocelo, non è stata davvero niente male.