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 2010  giugno 15 Martedì calendario

GIOVANI E ALTERNATIVI: LA VERA RIVOLUZIONE DEI TEDESCHI

Il modello inglese? Superato. La vera rivoluzione culturale del calcio l’ ha fatta la Germania, partendo dal Mondiale 2006, organizzato alla perfezione, che ha unito un’ intera nazione dietro al pallone. Lo slogan era: porta il mondo a casa di amici. E così è stato. Missione compiuta: il calcio tedesco ha una nuova immagine, che è anche sostanza. La Bundesliga è il campionato con il più alto numero di spettatori (media: 42.630) e il maggior tasso di riempimento (84% dei posti disponibili). I club tedeschi sono nella stragrande maggioranza dei casi un esempio di fair play finanziario (43% marketing e merchandising; 22% biglietti e ricavi da stadio; 35% diritti tv). Il numero di giovani e donne allo stadio si è enormemente alzato dal 2006 in poi, anche grazie a una politica di prezzi economici almeno per i settori popolari. Tutto questo, però, per mettere le radici, ha bisogno anche di risultati sportivi e la nazionale, prima con Jürgen Klinsmann in panchina e poi con il suo delfino Joachim Löw, è stata un ottimo traino. All’ inizio alcune idee di Klinsmann erano sembrate bizzarre, per non dire folli. Porte aperte a motivatori e psicologi; la richiesta di cambiare la seconda maglia da verde a rossa, perché è un colore più «positivo»; alimentazione che si apriva al «bio». Ma forse ancor più rivoluzionaria, per gli standard tedeschi, era la pretesa di dare alla squadra un gioco «attraente». Basta con lo stereotipo dei panzer, potenti ma senza fantasia. Avanti con un gioco palla a terra e creativo. Un lavoro importantissimo è stato fatto sui settori giovanili. La Germania ha vinto gli Europei di categoria under 17, under 19 e under 21. La squadra che Löw ha portato in Sudafrica è la terza più giovane della competizione (Ghana: 24,1; Corea del Nord 24,8; Germania 25; ultima l’ Italia 28,8; dati espressi in decimali). Essere giovani e basta non è un merito, ma essere giovani e bravi è un vantaggio. Tutti conoscevano già il talento di Mesut zil, il fantasista di origini turche che ha preso il posto di Diego nel Werder Brema. Una partita è bastata a confermare l’ incredibile talento di Thomas Müller, tuttofare del Bayern Monaco che Louis Van Gaal ha scoperto nella squadra delle riserve delle riserve. Ha contribuito alla vittoria in Bundesliga (13 gol) e in Coppa di Germania; è arrivato in finale di Champions League, persa contro l’ Inter. E poi Badstuber e Neuer; Jerome Boateng, appena comperato dal Manchester City per 12 milioni di euro; Toni Kroos, la grande rivelazione dell’ ultimo campionato, 20 anni come Müller e, come Müller, di proprietà del Bayern Monaco, anche se quest’ anno ha giocato in prestito al Bayer Leverkusen. una squadra multietnica, con dieci giocatori che potevano scegliere altre nazionali. il simbolo di una società che cresce insieme al suo sport. Probabilmente non vincerà il Mondiale, ma è già nel futuro.