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 2010  giugno 17 Giovedì calendario

SICURI CHE LE DONNE VOGLIONO SOLO PI ASILI NIDO?

 giusto discutere tanto, e in profondità, sullo spostamento dell’età pensionabile delle donne ai sessantacinque anni: infatti non si tratta solo di proteste di privilegiate che strillano perché perdono il vantaggio di cui hanno giustamente o ingiustamente usufruito per tanti anni, si tratta piuttosto di un problema fondamentale della società contemporanea, una ”resa dei conti” dell’emancipazione femminile. Si tratta infatti di decidere fino a dove deve arrivare l’uguaglianza fra le donne e gli uomini, cioè quanto deve essere mantenuta e rispettata la differenza: e non si tratta di una questione da poco, dal momento che i vari femminismi su questo problema hanno continuato ad azzuffarsi e lo fanno ancora.
 un problema vero, perché la maternità, che pure è costata alle donne l’esclusione dalla vita pubblica, ha fruttato loro, d’altra parte, non pochi vantaggi. Si tratta quindi di equiparare i due piatti della bilancia, e se ne sono accorti subito i politici italiani di inizio Novecento, in una delle prime discussioni tenute al Parlamento sul diritto di voto alle donne: alcuni deputati hanno infatti chiesto che, qualora le donne avessero ottenuto il diritto di voto, venisse cancellato il dovere per gli uomini di lasciarle salvarsi prima di loro in caso di disastro. E non parlava di una eventualità astratta: si era appena verificato il caso del Titanic, quando molti uomini educati, delle classi medio-alte, erano morti per lasciar passare avanti, sulle scialuppe di salvataggio, le donne e i bambini.
Il problema che si ponevano era giusto: si possono mantenere i vantaggi connessi a una situazione di disuguaglianza, quando si ottiene l’eguaglianza?
Ma noi sappiamo, del resto, che fra donne e uomini l’uguaglianza non può mai essere perfetta e totale, a meno che le donne rinuncino alla maternità - scelta che, per sete di eguaglianza, molte donne hanno fatto e fanno - e qui la situazione si fa più difficile da discernere. Quali sono allora i vantaggi da stabilire?
Non sono convincenti coloro che dicono che la pensione anticipata è un risarcimento dello Stato alle donne per non avere investito in asili nido e assistenza famigliare. Non mi sembra proprio che i dati confortino queste tesi, anzi: nei luoghi in cui ci sono i migliori asili nido, come Reggio Emilia, la natalità è stata bassa per decenni, e se risale oggi non è certo per la loro presenza. Invece, da noi sembra sempre tutto solo un problema di asili nido.
Ho sentito pure denunciare come grave male del Paese il fatto che da noi le nonne costituiscono ancora il miglior supporto delle mamme, che affidano loro i figli piccoli invece che all’asilo nido. Non mi sembra per nulla un segno di regresso, di ritardo sociale: è ovvio che una mamma preferisca lasciare il suo bambino in mani sicure e affettuose invece che a ignote maestre. Ricordo ancora la pena che mi prese quando mia figlia, ancora molto piccola, abituata purtroppo alle baby sitter e non ai nonni, mi ha chiesto un giorno, improvvisamente: «Sono tutti pagati quelli che stanno con me?». I bambini che stanno con i nonni non conoscono questo interrogativo, che non è certo fatto per rassicurarli, ma provano la serenità di un affetto totale che li avvolge e li protegge. E per i nonni stare con i nipotini è una gioia vera, una rinascita, anche un sentirsi di nuovo utili. Ma tutto questo non conta, conta solo l’elenco degli asili nido, fino a che un ”coraggioso” e ”innovatore” pedagogista ci farà sapere che ai bambini fa bene crescere con i nonni.
Decidere cosa dare alle donne in cambio del servizio che offrono al Paese con la maternità è fondamentale, ma si potrebbe lasciare flessibile la soluzione: ad esempio, per ogni lavoratrice, alcuni anni liberi dal lavoro da usare come pensionamento anticipato se una vuole fare la nonna, oppure da utilizzare prima, per allungare il congedo di maternità, per passare più tempo accanto ai figli piccoli (anche se nessuno sembra crederlo, le donne non sono così affamate di asili nido se possono stare a casa con i loro figli!).
Perché se la vita umana si allunga, e si arriva a sessantacinque anni in buone condizioni, è certo giusto e necessario che le persone lavorino più a lungo, anche per pagare pensioni e assistenza sanitaria all’imponente schiera di pensionati che ci si prospetta. Però il vero rimedio a questo problema economico, come ben sappiamo, è fare più figli, quindi tutto quanto serve a favorire la maternità è essenziale. E continuare a pensare che gli asili nido sono l’unica panacea non aiuta: è più sensato aiutare le giovani madri come vogliono essere aiutate - per esempio con più lunghi congedi di maternità - piuttosto che regalare loro qualche anno di pensione anticipata come premio per le fatiche fatte tanti anni prima.