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 2010  giugno 17 Giovedì calendario

VUVUZELA PER VOCEARANCIO


«Una carica di elefanti impazziti, un enorme sciame di api infuriate, le urla disperate di capre trascinate al macello. Le senti sugli spalti, le senti per strada, le senti anche di notte, sperando con tutto il cuore che chi le sta suonando si strozzi» (Paolo Mastrolilli).

La vuvuzela, la tromba di plastica che fa da sottofondo a tutte le partite del Mondiale sudafricano. diventato in pochi giorni l’oggetto che ogni tifoso vuole avere e che ogni telecronista, allenatore e giocatore vorrebbe distruggere.

Lunga circa sessanta centimetri, composta da tre pezzi, la vuvuzela avrebbe origini antichissime. Secondo i sudafricani nasce dagli antichi corni dei koudou, le antilopi, che venivano usati per radunare la gente nei villaggi. Uno strumento ancestrale che serviva anche per guidare gli eserciti in guerra.

Su questa versione rimane più di un dubbio. Aldo Grasso: «Le vuvuzelas non appartengono al repertorio culturale zulu, non hanno nulla di ancestrale, non affondano le loro radici nella musica etnica e non derivano dal corno koudou. Rompono e basta!».

La vuvuzela moderna, in realtà, è nata alla fine degli anni Settanta. L’ha inventata Freddie ”Saddam” Maake, un tifoso della squadra di Johannesburg dei Kaiser Chiefs. All’inizio adattò una di quelle trombette con peretta di gomma che si montano sulle biciclette come campanello. Essendo d’alluminio era vietata negli stadi perché pericolosa. Nel 1989 Saddam trovò il produttore Neil Van Schalkwyk che, con la sua Masincedane Sport, cominciò a produrre trombette di plastica.

Racconta Neil Van Schalkwyk: «Vedevo i tifosi portare allo stadio corni fatti a mano con materiali di fortuna. Allora con Saddam decidemmo di provare a costruirne uno in plastica. La gente cominciò a chiamarlo vuvuzela, che vuol dire ”fare rumore” in zulu e così il nome è rimasto questo».

Van Schalkwyk nel 2002 vendeva 500 vuvuzelas al mese. Durante la prima settimana dei Mondiali la catena dei supermercati Sainsbury ne ha vendute 22.000 al giorno.

Fuori dagli stadi sudafricani una vuvuzela si compra per 25-30 rand, circa 3 euro. I nuovi modelli, con i colori delle varie nazionali, arrivano a costare 60 rand, cioè 6 euro. Nell’ultimo anno in Europa ne sono state vendute 1 milione e mezzo. Il problema potrebbe essere però solo all’inizio. Migliaia di tifosi di tutto il mondo le stanno comprando e secondo i giornali inglesi più di un milione di trombette sono state ordinate in Gran Bretagna via internet, per suonarle l’anno prossimo sui campi della Premier League.

La società di scommesse Paddy Power ha quotato quale sarà la squadra della Premier League che venderà per prima una vuvuzela con i colori del club: Manchester United, Chelsea e Newcastle sono le più indicate.

La Masincedane Sport ha fatto sapere che, appositamente per il mercato europeo, ne farà una versione meno potente di 20 decibel. Insieme a una società brasiliana ha firmato anche l’esclusiva per distribuirle al Mondiale 2014.

Ora il problema sono i cinesi che le copiano, le vendono sottoprezzo e le stanno esportando in Europa. Van Schalkwyk ha invitato a non fidarsi: «Non comprate quelle copiate. Possono essere pericolose, tagliare le labbra o provocare lesioni in faccia. E la qualità è essenziale anche per il suono». Dice che più che i soldi gli interessa l’immagine: «I cinesi le vendono a 20 rand, circa due euro, noi a 60, ma si rompono e la gente pensa che siano le nostre».

« monocorde, ossessiva e fastidiosa. Dunque è già diventata il gadget più ricercato dell’estate. Ci vorrebbe il Piero Angela di Quark per entrare con un sondino nella testa del consumatore europeo. Oltre alla depressione montante per il calo di liquidità, forse vi troverebbe il segreto del rimbecillimento compulsivo che porta le persone a desiderare un oggetto per il quale provano un moto di ripulsa. Poiché tutti ne parlano, sia pure per dirne male, ”fa status” esibire la mefitica trombetta con gli amici» (Massimo Gramellini).

Intanto la trombetta sudafricana è già sbarcata anche in Italia. Sono comparse nelle piazze davanti a maxischermi per la prima partita del torneo contro il Paraguay. Le vendite si sono impennate. Giovanni Capasso, titolare di una delle aziende che commercializzano on line le vuvuzelas: «In due giorni le richieste hanno intasato il nostro sito su e-bay, ne abbiamo venduto quasi mille in pochissimo tempo».

«A Milano da oggi vendono le vuvuzelas: tenetemene una da parte» (appello della giornalista Rai Sabrina Gandolfi, inviata in Sudafrica).

Mercoledì scorso a Milano l’Ente del Turismo sudafricano ha distribuito gratuitamente 700 trombette da stadio. Sono finite in meno di tre ore.

750mila persone si sono già scaricate l’applicazione per l’iPhone che riproduce il suono delle trombette.

«Il problema è che nessuno si preoccupa di coordinare il suono delle vuvuzelas, altrimenti produrrebbero una bellissima musica» (il musicologo spagnolo Pedro Espi-Sanchis).

«Ho trovato demenziale il continuum sonoro oscillante fra la e si bemolle che fa da sfondo alle partite dei Mondiali. Nemmeno il più crudele fra i compositori minimalisti contemporanei oserebbe infliggere per quasi due ore tanto supplizio» (lettera di Laura Torgano alla Repubblica).

Il sito del quotidiano inglese The Guardian ha pubblicato un video che dà lezioni di vuvuzela. Dopo aver passato in rassegna i diversi tipi di strumento, un esperto svela i segreti per suonarlo: come posizionare le labbra, con quale intensità soffiare e come evitare spiacevoli infortuni.

Nel mondo del calcio le polemiche su queste trombette infernali erano scattate un anno fa, in occasione della Confederation cup. Allora il centrocampista spagnolo Xavi Alonso disse: «Dovrebbe essere bandita dagli stadi perché impedisce ai giocatori di concentrarsi e comunicare tra loro». Ora da Messi a Cristiano Ronaldo, tutti si dicono infastiditi da questo suono continuo e invadente.

«Quest’anno i Mondiali sono in Sudafrica, un paese con un’atmosfera e una cultura diverse. Sarebbe una discriminazione bandire dagli stadi lo strumento con i quali i locali manifestano la loro gioia» (Josep Blatter, presidente della Fifa).

Quando viene soffiata la vuvuzela classica produce un suono da 127 decibel. Per capirci: a 10 decibel si situa il respiro umano, a 60 la conversazione, a 100 il martello pneumatico, a 130 un concerto rock, soglia massima di tolleranza.

«Se il danno acustico delle vuvuzela è probabilmente temporaneo, più sottile e subdola è la loro incidenza – per un atleta – a livello cinestetico (i movimenti) e neuropsicologico. Il vestibolo dell’orecchio, infatti, è coinvolto in una complessa dinamica cerebrale responsabile dell’equilibrio del corpo e della vigilanza visiva sull’ambiente circostante: in definitiva, della corsa, dell’orientamento e della relazione spaziale con compagni e avversari. Non solo: il rumore delle trombette – diversamente dal brusio, dai boati, dai canti dei tifosi – è indifferenziato e costante, cioè asincrono rispetto alle situazioni della partita» (Sandro Modeo).

Secondo Marcello Lippi il suono delle vuvuzela durante le partite sarebbe registrato: «Siamo entrati in campo un’ora prima di giocare con il Paraguay e c’erano meno di diecimila persone eppure il suono era lo stesso di quando si sono riempite le tribune. Mi viene da pensare che abbiano piazzato degli altoparlanti che diffondono e amplificano una registrazione perché non è possibile che diecimila persone facciano lo stesso baccano di 60mila»

In Germania un giovane ingegnere del suono, Clemence Schlieweis, si è inventato un filtro anti-vuvuzela: un suono inverso elimina il rumore della trombetta. Scaricare l’audio clip da 45 minuti costa 2,45 sterline.

Sui blog sono molti i consigli per annullare il fastidioso rumore durante le dirette televisive. C’è chi propone di filtrare con un software le frequenze che compongono il ”suono del corno”. Su alcuni post si suggerisce di riprocessare l’audio attraverso un computer e bloccare la banda dei 233, 466, 932 1864 Hz. Stesso suggerimento per chi ha un televisore con equalizzatore o per chi ha un sistema home theatre.

Intanto a Wimbledon, temendo l’invasione di vuvuzelas, ne hanno vietato l’ingresso e anche il rugby ha deciso di non ammetterle alle partite del prossimo Mondiale. La settimana scorsa a Città del Capo in occasione del test-match tra i padroni di casa e la Francia, gli addetti alla sicurezza hanno confiscato all’ingresso centinaia di lunghi corni in plastica: «Stravaganze da calcio», spiegavano inorriditi gli organizzatori dell’incontro.

«Il fracasso ammazza il babuino» (proverbio sudafricano).