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 2010  giugno 17 Giovedì calendario

IN FRANCIA SCOPPIA LO SCANDALO ”CASTA” - C

hiamati a tirar la cinghia, che già reputano stretta, i francesi sono molto attenti a vedere da che pulpito viene la predica. Hanno ascoltato con diffidenza gli impegni assunti da primo ministro e presidente per ridurre la spesa pubblica. Ecco allora che casca male, per l’opinione pubblica, apprendere che i ministri cumulano allegramente il loro stipendio con pensioni già maturate, e che l’apparato statale pullula di incarichi, consulenze, missioni prive di regole e trasparenza. Lo scandalo comincia sul solito Canard Enchainé, settimanale satirico sempre ricco di notizie. Ha pescato la più fervente cattolica di Francia, Christine Boutin, già ministro e oggi presidente della Democrazia cristiana (paragonabile in Italia a presiedere una bocciofila parrocchiale), in flagranza di privilegio. Alla sussiegosa moralista arrivavano in tasca ogni mese: 2.000 euro in qualità di consigliere dipartimentale, 6.000 euro di pensione in quanto ex parlamentare, 9.500 euro come retribuzione ad personam per un nebuloso incarico affidatole da Sarkozy sulle conseguenze sociali della globalizzazione. Essendo chiaro che quei 9.500 euro altro non sono che un grazioso indennizzo (con soldi pubblici) per la sua fuoriuscita dal governo, la buona Boutin ha fatto marcia indietro, dichiarando in tv di rinunciare a tanta grazia, in segno di sensibilità ”verso i francesi che hanno piccoli salari”. A noi italiani paiono peccatucci da un Padrenostro e tre Avemaria, ma qui si è aperto un gran dibattito. Ad uscirne con le ossa rotte è stata un’altra signora della politica, quella Fadela Amara che Sarkozy, rubandola alla gauche, ha nominato ministro per le banlieue, erigendola a simbolo di un’inte - grazione riuscita. Ebbene, Fadela Amara, nubile e senza prole, aveva sempre raccontato di vivere tutt’ora nel suo modesto ma dignitoso bilocale in una delle torri del XIII arrondissement, in un ambiente assai popolare. Non diceva il falso, nel bilocale ogni tanto ci passa. Ma fruisce, come ogni ministro che si rispetti, anche di un appartamento di servizio, e fin qui niente di male. La cosa antipatica è che di quell’appartamento fruisce anche la sua numerosa famiglia, e visto che lo status ministeriale concede anche i domestici, ecco che l’affaire diventa ghiotto per un’opinione pubblica armata di periscopio. Tanto più che, a quanto pare, fratelli e sorelle di Fadela erano piuttosto esigenti sulla qualità delle vivande servite. A questo punto è stato inevitabile fare un po’ di conti in tasca al mondo della politica. Ne è scaturito che il problema sono i cumuli. Un ministro porta a casa circa 14 mila euro al mese (la metà di un parlamentare europeo italiano), ai quali può aggiungere i 4/6 mila euro di pensione da ex parlamentare, l’ap - partamento e qualche altra piccola prebenda di Stato. La festicciola è finita, ha assicurato il ministro delle Finanze Eric Woerth, nulla sarà più cumulabile con l’incarico di ministro. E quanto agli ”incar ichi” e le ”consulenze”, lo stesso premier Fillon si è impegnato a varare ”una dottrina uniforme”. Stiamo parlando di una trentina di incarichi del tipo di quello affidato a Christine Boutin. Alcuni di questi vengono svolti a titolo totalmente gratuito. L’ex primo ministro socialista Michel Rocard, per esempio, è stato nominato da Sarkozy ”ambasciatore itinerante per i negoziati sui poli artico e antartico”, ed è felice di percepire a malapena i rimborsi per le spese che sostiene. Stesso discorso per Jack Lang o Hubert Védrine, competenze provenienti dall’opposizione ma della quali Sarkò ritiene di non poter fare a meno. Rimane una zona grigia, che ai francesi pare eccessiva, e che il governo ha promesso di risanare e rendere trasparente quanto prima. Oltremanica David Cameron rinuncia alla Jaguar, a Parigi i ministri rinunceranno agli ori e agli stucchi degli appartamenti di rappresentanza, a Berlino frau Merkel già fa la spesa di persona al supermercato. Così vanno le cose in tempi di crisi. Moralismi populisti? Forse, ma il decoro nazionale è salvo.