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 2010  giugno 17 Giovedì calendario

SE I CLICK SONO TAPS

iniziata la lotta per la pubblicità sui telefoni cellulari.
Un mercato che si stima oggi valga ancora poco, circa 500 milioni di dollari negli Usa, dei quali 60 sono già in mano ad Apple con la sua tecnologia iAd per iPhone, iPod touch e iPad. Una lotta che vede soprattutto Google come avversario da battere. E che, dopo la corsa alle acquisizioni dei mesi scorsi (AdMob da parte di Google per 750 milioni di dollari, Quattro Wireless per Apple a 275 milioni) adesso arriva alla fase calda anche delle denunce, come quella di Google che sta facendo muovere gli investigatori della Federal trade commission americana contro Apple. Il punto dolente?
L’accesso ai dati degli utenti.
Ad aprile Apple aveva infatti bloccato per gli sviluppatori la possibilità di utilizzare quei dati per vendere spazi pubblicitari mirati, contestualmente al lancio del suo iAds. A inizio giugno, Steve Jobs in persona aveva aggiustato il tiro, spiegando che in realtà voleva solo evitare che ci potessero essere applicazioni che vendevano dati personali degli utenti in modo inappropriato.
In realtà,anche se non c’è il blocco dei concorrenti di iAd, rimane un punto centrale: sulla piattaforma Apple si possono raccogliere informazioni di uso, da vendere poi per le inserzioni pubblicitarie, solo previa autorizzazione di Apple. Che la fornisce sempre, ma con una importante limitazione: sono esclusi i soggetti «non indipendenti»; ovvero quelli che producono anche sistemi operativi, apparecchi in mobilità, altri ambienti di sviluppo. Una clausola fatta su misura per escludere Google? probabile, visto che Google su Android ha da tempo varato una politica identica di esclusione dai dati ricavati dall’uso dei suoi terminali. Apple il primo di luglio aprirà negli Usa gli iAd, una forma di pubblicità fortemente multimediale e interattiva che gli sviluppatori possono inserire all’interno delle applicazioni, e della quale Apple stessa si premunisce di vendere gli spazi agli inserzionisti reclamizzando un pubblico attivo che ha scaricato 5 miliardi di applicazioni, passandovi in media 30 minuti al giorno. Secondo Jobs «sui cellulari la gente passa più tempo sulle apps che non a fare delle ricerche sul web».
Apple dà accesso agli inserzionisti a dati demografici, preferenze di applicazioni, gusti musicali, interessi televisivi e cinematografici, posizione geografica. Le metriche usate sono le impressions, i click (che diventano " taps"), le visite, le pagine viste in generale e per singola visita, le interazioni, il tempo passato sulla pubblicità, la condivisione social, le conversioni e i downloads. Il costo per click, secondo indiscrezioni raccolte da Nòva24, dovrebbe essere molto alto: due dollari, contro una media di mercato di 15-50 centesimi.