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 2010  giugno 17 Giovedì calendario

SESSO E SOLDI, COSÍ TOKYO VUOL CACCIARE LE BALENE

Quanto vale un sashimi di balena? Molte «geishe» e tan­to denaro. Soprattutto se a pa­gare sono i giapponesi pronti a tutto pur di rimettere in ma­re, dopo 24 anni d’embargo, i loro assatanati comandanti Achab e le loro baleniere. A scoprire il grande giro di corr­u­zione messo in piedi da Tokyo per riportare sulle proprie ta­vole il sashimi preferito han­no pensato due giornalisti in­glesi del Sunday Times . Arma­ti di telecam­era nascosta e tra­vestiti da emissari di una fanta­siosa organizzazione per la di­fesa dei cetacei finanziata da un altrettanto farlocco miliar­dario­svizzero i due si son mes­si a far concorrenza ai giappo­nesi.
L’occasione per scoprire quelli di Tokyo con le mani nella marmellata è quanto mai ghiotta. Ad Agadir, in Ma­rocco, si sta per aprire un stori­ca riunione della Commissio­ne internazionale per la pesca della balena.Nel corso dell’in­contro gli 88 membri della commissione decideranno se approvare la richiesta avanza­ta dal Marocco e sostituire la moratoria con una pesca con­tingentata. Quest’ultima solu­zione consentirebbe a Giap­pone, Norvegia e Islanda, i tre grandi cacciatori di balene del globo, di uccidere 1800 ceta­cei a testa all’anno. Per rag­giungere il ghiotto risultato c’è però bisogno del voto di al­meno due terzi dei delegati. Per ottenerlo, secondo un de­legato della Tanzania, il Giap­pone ha già messo a disposi­zione viaggi spesati a Tokyo, «buone donne» e un sacco di denaro sotto forma di contan­ti e aiuti.
«Sapete come va, incomin­ciano a chiederti: ma sei venu­to solo, non vuoi un po’ di com­pagnia e comfort, ti piacciono i massaggi? Qui è tutto gratis», racconta alla telecamera na­scosta Geoffrey Nanyaro, ca­po commissione della Tanza­nia. Invitato a cena dai giorna­­listi travestiti da ambientalisti svizzeri, il capo delegazione fa capire quanto costoso sia con­trapporsi alla generosità del Sol Levante. Almeno 7 dei suoi delegati hanno già tra­scorso un anno di studi intera­mente pagati in Giappone e il suo Paese ha incassato negli ultimi due anni aiuti per 95 mi­lioni di euro. Ma la Tanzania è in buona compagnia. Nel cor­so di pochi incontri e qualche cena i finti amici delle balene smascherano i delegati di al­meno altri sei Paesi già sulla li­sta acquisti di Tokyo. Il trucco è sempre lo stesso. Nel corso di un appuntamento vengo­no offerti aiuti decennali per circa 30 milioni annui di euro garantiti dalla generosità del­l’eccentrico miliardario sviz­zero Hans Kruber. Per farli ot­tenere al proprio Paese il dele­gato deve solo votare a favore del mantenimento dell’em­bargo. A quel punto i delegati fanno a gara nell’elencare le li­beralità ottenute dai giappo­nesi .
Ibrahima Sory Sylla, capo delegazione della Guinea, spiega che i dieci anni di fede­le alleanza a Tokyo dei suoi uo­mini sono anche il risultato dei rimborsi per almeno 300 dollari al giorno messi a dispo­sizione durante le riunioni del­la Commissione sulla Pesca. «Ma quello - spiega Sylla - è proprio il minimo, a volte ci pa­gano anche mille dollari al giorno in contanti». E i rappre­sentanti di alcuni minuscoli arcipelaghi del Pacifico - il cui voto in ambito commissione è prezioso e pesante quanto quello di qualsiasi altro mem­bro- si rivelano anche più spu­dorati. «Se i giapponesi voglio­no che votiam­o come loro per­ché mai non dovrebbero paga­re?
Chiunque voglia il nostro voto deve aiutarci a partecipa­re all’incontro- fa notare Pana­pasi Nelson rappresentante del piccolo arcipelago delle isole Tuvalu a cui il Giappone destina ogni anno quasi dodi­ci milioni di euro di contribui­ti per lo sviluppo della pesca. E Doreen de Brum, consiglie­re per la pesca delle isole Mar­shall, è ancora più candido nello spiegare il rapporto cau­sa effetto tra il malloppo incas­sato a­nnualmente dal Giappo­ne e l’aiuto garantito sulla cac­cia alla balena.
«Noi appoggia­mo il Giappone solo in conse­guenza dell’aiuto che ci forni­sce » – ammette De Brum. Ma subito dopo precisa di esser pronto a consigliare al pro­prio Paese un immediato vol­tafaccia. Perché in fondo la di­fesa delle balene o del loro sashimi è solo una maledetta questione di prezzo.