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 2010  giugno 17 Giovedì calendario

NELLA UE, PI DEL DOPPIO DELLE FERIE GODUTE IN USA

Da quando il debito della Grecia è andato in fiamme, cioè si è fatto fiscalmente non sostenibile, l’Europa ha ripreso seriamente a interrogarsi sul perché cresca meno del resto del mondo. Perché il pil del vecchio continente è a sconto rispetto a quello asiatico o americano. E lo è davvero da troppo tempo. Ovviamente ci sono problemi legati all’innovazione, alla flessibilità del mercato del lavoro, alla struttura del mercato dei capitali e al costo e all’efficienza della pubblica amministrazione. Ma è anche vero che l’Europa gode ancora di troppi privilegi rispetto al resto del mondo. Si concede, per esempio, ferie da continente ancora coloniale con ricche rendite di posizione. E lo stesso ragionamento vale per il suo generoso welfare state. Negli Usa il lavoratore «medio», una sorta di invenzione statistica, ha diritto a godere 13 giorni di ferie pagate all’anno. In Giappone le ferie annue salgono a 15 giorni e sono ben 19 in Canada e Australia, due economie ora in forte crescita tanto che entrambe le banche centrali hanno già rialzato il tasso di sconto. In Europa è tutta un’altra musica. I britannici si godono 26 giorni di ferie pagate all’anno, i tedeschi 27, gli spagnoli 30, gli italiani 31 e i francesi, in testa alla classifica, ben 38. Rispetto agli americani, gli europei lavorano tra le due e le quattro settimane in meno all’anno. Una cifra considerevole se si pensa che, per lo stesso periodo, l’intera forza lavoro non contribuisce al pil (salvo il contributo indiretto come consumatori turistici), mentre quella nei paesi concorrenti è normalmente impiegata. Il pil europeo potrebbe essere meno anemico e inferiore a quello australiano, canadese o americano se semplicemente i cittadini del vecchio continente lavorassero le stesse ore e le stesse giornate annue. Dovrebbero solo rinunciare a diritti concessi molto generosamente negli anni di vacche grasse e che oggi sono molto meno sostenibili nel contesto competitivo globale. Purtroppo per gli europei la globalizzazione significa anche questo: confronto costante ed in tempo reale dei costi del lavoro. Invece di ridursi gli stipendi, per aumentare pil e produttività gli europei potrebbero rinunciare a una decina di giorni di ferie annue. Sarebbero ancora i più fortunati del mondo, ma non sarebbero più percepiti come dei marziani dai lavoratori dei Bric e del resto del mondo. Del resto è sinonimo di intelligenza ambientale capire quando i privilegi si sono fatti indifendibili. Come il generoso welfare europeo sempre meno finanziabile da una fiscalità erosa dalle frontiere aperte.