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 2010  giugno 17 Giovedì calendario

L’ILLUSIONE DI UN DIZIONARIO SEMPLIFICATO

Ci sono un inglese, un francese, un tedesco, un brasiliano, un neozelandese, un russo, un indiano e un italiano. Non è una barzelletta prolissa, o una pubblicità della Coca- Cola. Avviene davvero, nel bar di un museo, nella stanza comune di uno studentato internazionale, nella sala d´aspetto di un aeroporto... Tutti chiacchierano con tutti, perché hanno tutti una lingua comune: all´inizio, pare – ed è – molto bello. Dopo un po´ la conversazione risulta limitatissima: i pochi argomenti comuni non andranno mai molto oltre i motivi, spesso casuali, del loro incontro.
Il globish è la mera illusione di una lingua, per le stesse ragioni per cui la comunicazione, come la si intende ora, è soltanto una quantità, una diffusione superficiale. Aumenta l´estensione della lingua, diminuiscono proporzionalmente le sue componenti. Il minaccioso imperialismo dell´inglese ha un secondo taglio, che è rivolto contro l´inglese stesso: lo tiene in ostaggio e manda per il mondo una sua versione semplificata, per gente che ha poco da dirsi e che ha le stesse (nulle) possibilità di capire Charles Dickens (non si dice William Shakespeare o Virginia Woolf) che aveva prima di imparare il suo stento globish.
Da sempre al mondo ci sono i bilingui, gli ancor più rari poliglotti e poi una quantità di persone dotate di una lingua materna e del bagaglio di sopravvivenza per cavarsela in un paio di altre lingue. Il problema incomincia solo se (o quando) prendiamo il globish come una lingua vera e propria e incominciamo a richiedere alla nostra stessa lingua i soli servizi che ci rende il globish. Quante persone, in Italia, ragionano in globish? Non si tratta di poveracci, anzi: esprimono in un linguaggio italiano o anglo-spurio pensieri fatalmente poco articolati. Le stesse, quattro categorie emozionali (o «empatiche», come si dice) che compongono la combinatoria del marketing commerciale, mediatico, letterario, politico sono le uniche possibilità di contenuto di quella sorta di globish autarchico a cui ci stiamo confinando, con l´idea di diventare meno provinciali sotto la dittatura della semplificazione. In realtà fra cielo e terra ci sono molte più province di quanto non lasci sospettare la nostra provincialissima geografia: e la più vasta è anche la più provinciale di tutte, quella che porta a confondere la possibilità di scambiarsi informazioni stradali o meteorologiche con la fine di Babele.