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 2010  giugno 16 Mercoledì calendario

COS’ L’ACCORDO DEL MILLENNIO?

Domani il vertice Ue discute il «Millennium Development Goals»
per combattere la povertà nel mondo.
Che cos’è?
E’ un accordo, condiviso dai 192 Paesi membri delle Nazioni Unite e da 23 organizzazioni internazionali, che prevede il raggiungimento entro il 2015 di otto obiettivi chiave per lo sviluppo economico e sociale delle realtà più povere del Pianeta.
Su quali basi nasce?
Nasce da un precedente pacchetto di intese internazionali e venne definito in maniera ufficiale al Millennium Summit del 2000 durante il quale i leader presenti adottarono le Dichiarazioni sul Millennio preparata dall’Onu. L’obiettivo è assistere i più deboli con strategie e mezzi più incisivi rispetto al passato.
Quali sono gli obiettivi prefissati nel Millennio?
La dichiarazione è divisa in otto capitoli, uno per ogni «gol», per ogni «obiettivo»: eliminare la povertà estrema e la fame, garantire l’istruzione di base per tutti, promuovere la parità di diritti tra uomini e donne, potenziare il ruolo delle donne nelle comunità, ridurre il tasso di mortalità infantile, migliorare le condizioni di salute delle donne incinta, combattere Aids-Hiv, malaria e altre malattie endemiche, garantire la sostenibilità dell’ecosistema, realizzare una partnership globale per lo sviluppo.
Come si misura lo stato di avanzamento dei lavori stabilito dall’accordo?
Esistono degli indicatori che vengono valutati separatamente e incrociati tra loro. Tra questi ci sono l’assistenza allo sviluppo da parte delle istituzioni nazionali e internazionali, l’accesso al mercato, la sostenibilità del debito pubblico, la disponibilità di cure e farmaci, l’accesso a nuove tecnologie specie per informazione e comunicazione.
Come si finanziano i progetti del Millennio?
Già prima del 2000 i Paesi più ricchi si erano detti disponibili a destinare lo 0,7% del prodotto nazionale lordo all’assistenza delle nazioni più depresse. Il primo impegno fu preso in un’assemblea generale dell’Onu del 1970. Tuttavia c’è stato da sempre disaccordo specie da parte di Stati Uniti in particolare quando a rappresentarli al Palazzo di vetro era John Bolton. Nel 2001 l’Onu ha ribadito la validità dello 0,7%, l’Unione europea ha recentemente riconfermato il suo impegno, ma rimane il sostanziale immobilismo di diversi Paesi Ocse, mentre si attendono segnali dalla nuova amministrazione Usa.
Qual è la situazione a dieci anni dagli accordi?
I progressi compiuti sugli otto obiettivi sono stati discontinui e parziali. Alcuni Paesi ne hanno raggiunti parecchi, altri nemmeno uno. I maggiori successi sono stati compiuti da Cina, il cui numero di poveri è stato ridotto da 452 milioni a 278 milioni, e dall’India che ha migliorato le condizioni di vita della popolazione grazie a una crescita economica importante. Tra i fanalini di coda ci sono i Paesi dell’Africa sub-Sahariana, che hanno ridotto la povertà di appena l’1% e non hanno registrato progressi sul fronte del miglioramento della qualità di vita. Il rischio è che si presentino all’appuntamento del 2015 con drammatiche lacune in ognuno degli otto obiettivi.
Quali sono state le principali tappe del Millennio?
Dopo una prima fase di immobilismo, i ministri delle Finanze durante il G-8 di Londra del giugno 2005 raggiungono un accordo per dotare Banca mondiale Fondo monetario internazionale e la Banca per lo sviluppo dell’Africa, dei fondi necessari a cancellare un’addizionale quota di 40-55 miliardi di dollari dal debito degli «Heavily Indebted Poor Countries», 40 Paesi pesantemente indebitati. Il progetto è attuato attraverso il «Multilateral Debt Relief Initiative», un programma che prevede l’abbattimento automatico del debito con l’attuazione di riforme strutturali da parte dei Paesi depressi. Mentre la Banca mondiale e quella africana pongono l’abbattimento del debito come misura destinata solo a chi completa i programmi Hipc, l’Fmi pone condizioni meno rigide aprendo a chiunque abbia un reddito medio pro-capite di 380 dollari l’anno o inferiore.
Dopo le recenti incertezze globali sono cambiati gli obiettivi dell’accordo?
Crisi economica e problematiche ambientali hanno spinto i leader mondiali a valutare una rielaborazione delle strategie di approccio agli otto obiettivi del Millennio nelle quale assume un ruolo di primo piano l’Overseas Development Institute, un osservatorio sullo sviluppo globale e gli affari umanitari. Tra le nuove strategie sono previste innovazioni finanziarie che consentano l’abbattimento dei costi interni e di circolazione di capitale e moneta, la lotta alla droga e il progressivo ingresso dei Paesi nelle organizzazioni internazionali come il Wto. Lo studio sullo stato di avanzamento dei lavori avverrà con tavole rotonde come quella prevista nel 2010.