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 2010  giugno 16 Mercoledì calendario

IL FILOSOFO FA TALEBANO

Si sta assistendo a una strana alleanza tra fondamentalismo religioso e una parte del pensiero filosofico. Si è formata contro un comune obiettivo: la teoria dell’evoluzione, che, quando non è apertamente negata, viene relativizzata o ridotta a pura ipotesi.
 nota la battaglia contro l’evoluzione condotta dai protestanti fondamentalisti americani, così come quella degli islamici ortodossi. Da parte cattolica, mentre due Papi hanno scritto che l’evoluzione non è soltanto un’ipotesi, ci sono ancora esponenti tradizionalisti, come il cardinale Renato Martino, che la negano apertamente. In quest’area si ritrovano anche alcuni scienziati noti per le loro posizioni eccentriche, come Antonino Zichichi e Giuseppe Sermonti.
In filosofia, l’evoluzionismo è sostenuto da importanti esponenti come Giorello, Pievani, La Licata, Bellone, per limitarci ad alcuni nomi noti. Filosofi pragmatisti, conosciuti in tutto il mondo, come Habermas, ritengono che la ragione trovi la sua origine nell’evoluzione delle specie. Invece i filosofi heideggeriani-postmoderni, corrente che ha come bersaglio privilegiato la scienza, la tecnica e il concetto di verità, per lo più negano l’evoluzione o affermano che è solo un’ipotesi, finendo con l’appiattarsi sulle posizioni dei fondamentalisti di tutte le religioni.
Umberto Galimberti ha scritto un libro («Psiche e Tecne») sostenendo che l’uomo non ha nulla a che fare con gli animali, da cui sarebbe «abissalmente separato». La teoria dell’evoluzione è per lui del tutto «inidonea a spiegare l’origine dell’uomo e la sua peculiarità». Emanuele Severino, in due recenti articoli, ha parlato della teoria dell’evoluzione prima come di un’«ipotesi» analoga alle ipotesi contrarie e poi come di una «teoria» basata sulla «credenza» che le cose siano come appaiono.
Eppure è proprio la scienza a mostrarci, da secoli, che le cose sono profondamente diverse da come si manifestano: ai nostri sensi la Terra sembra piatta, ma navi e aerei ci hanno permesso di verificare che è sferica. I nostri occhi vedono il Sole girare attorno alla Terra, ma Galileo ci ha provato che avviene il contrario. I popoli primitivi pensano che le malattie siano causate da stregonerie umane, o maledizioni divine, ma la medicina ci mostra che dipendono da microrganismi e degenerazioni. Per noi una montagna è piena e impenetrabile, ma dalla fisica sappiamo che è un enorme spazio vuoto tra i nuclei degli atomi e gli elettroni. Allo stesso modo il senso comune ritiene che le specie siano fisse e immutabili, mentre gli evoluzionisti hanno svelato la discendenza comune da una forma di vita, forse simile a un filamento di Rna sviluppatosi dalla materia poco meno di 4 miliardi di anni fa.
Probabilmente nel futuro le ricerche scientifiche ci manifesteranno altre dimensioni della realtà, ma è improbabile che queste saranno in contraddizione con le scoperte precedenti: se mai si aggiungeranno in un nuovo contesto, come la meccanica quantistica alla Relatività. Occorre, allora, porsi una domanda: perché questi filosofi post-moderni instillano il dubbio sulle verità ultime, utilizzando sempre l’esempio della teoria dell’evoluzione?
Siccome per loro la verità è comunque irraggiungibile, potrebbero scegliere un esempio più chiaro per sostenere le loro idee metafisiche. Perché non affermano mai, per parafrasare quanto scrive Severino sull’evoluzione, che «le ragioni di chi ritiene che la Terra sia piatta e di chi la ritiene una sfera sono equivalenti»? Il dubbio sulla Terra sferica apparirebbe troppo bizzarro anche a loro, al punto che preferiscono non utilizzarlo? Eppure l’evoluzione è tanto vera quanto è vero che la Terra è una sfera! Scegliere come esempio la prima, invece della seconda, per negare il concetto di verità, significa quindi insinuare dubbi sull’evoluzione che in realtà sono tanto bizzarri quanto i primi.
Nel contesto filosofico sembra consentito sollevare qualsiasi dubbio, anche il più fantasioso. Forse è anche lecito non escludere che tutti potremmo essere dei replicanti in stile «Blade Runner». Ma portare questi dubbi metafisici nel contesto quotidiano e scientifico non significa farsi guidare da una pedanteria estrema, che non ha nulla a che fare con la scienza e con la stessa realtà?