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 2010  giugno 16 Mercoledì calendario

BUONUSCITA CON RATE LUNGHE NELLE PENSIONI DI ANZIANIT

La vecchiaia a 65 anni imposta dall’Europa a tutto il pubblico impiego a partire dal 2012, e accolta dal governo con un emendamento alla manovra correttiva, non cancella naturalmente le strade che conducono fuori dall’ufficio con l’assegno di anzianità; ma chi sceglie il congedo anticipato rischia di doversi armare di molta pazienza in attesa di ricevere tutta la liquidazione.
A sollevare il tema è una nota dell’Inpdap (anticipata sul Sole 24 Ore di ieri) che fa il punto sulle ultime novità nel campo previdenziale dei dipendenti pubblici e ne analizza le ricadute applicative. Chi va in pensione di anzianità – ricorda l’Inpdap – si vede accreditare la buonuscita in un tempo compreso fra 6 e 9 mesi (in genere il termine effettivo è quest’ultimo) e la regola si applica anche alla liquidazione a rate: la seconda tranche (per le buonuscite superiori a 90mila euro) e la terza (quando l’assegno complessivo supera i 150mila euro) saranno onorate rispettivamente 12 e 24 mesi dopo la prima, per cui i pensionati grazie al sistema delle «quote» (somma di età e anzianità: dal prossimo anno occorrerà quota 96 con 60 anni di età, dal 2013 entrambi i requisiti si alzano di uno) potranno essere costretti ad attendere fino a tre anni e nove mesi per ricevere tutta la buonuscita. Il limite «breve» dei tre mesi, oltre al quale scattano gli interessi con l’aliquota del 5%, riguarda solo i pensionati di vecchiaia, quelli che accumulano i 40 anni di anzianità o i dipendenti di settori particolari (per esempio le forze dell’ordine) che sono collocati a riposo d’ufficio quando raggiungono l’età massima.
Impossibile attuare contromisure per evitare le nuove regole sulla liquidazione, perché la versione finale del decreto (pubblicata sulla «Gazzetta Ufficiale» del 31 maggio) ha perso tutte le norme che avrebbero potuto incentivare la "fuga" dagli uffici per non vedersi rateizzare la liquidazione. Le vecchie regole si applicano infatti solo a chi raggiunga i limiti di età per la vecchiaia entro il 30 novembre e a chi si sia vista accogliere la domanda di cessazione per anzianità entro il 30 maggio scorso, purché l’addio all’ufficio avvenga entro il 30 novembre. Quello dell’accoglimento della domanda – ricorda l’Inpdap frale righe della nota ”potrebbe rivelarsi un punto delicato, perché i contratti pubblici non prevedono «nella generalità dei casi» questo passaggio, che però si rivela indispensabile per evitare le rate.
Sul versante delle «finestre mobili», che permettono di andare in pensione 13 o 19 mesi dopo la maturazione dei requi-siti, le nuove regole scattano invece con il cambio d’anno, per cui chi raggiunge i parametri indispensabili all’uscita entro il 31 dicembre 2010 continua a seguire le vecchie norme, che prevedono due finestre l’anno per le pensioni di anzianità e quattro per quelle di vecchiaia. Chi arriva al pensionamento grazie alla totalizzazione dei periodi contributivi andrà incontro in ogni caso alla finestra mobile «lunga», e dall’anno prossimo si potrà ritirare solo dopo aver atteso 19 mesi dal raggiungimento dei requisiti. Basta avere nel proprio curriculum un periodo più o meno lungo da professio-nista, o comunque a carico di casse diverse da quelle dell’Inpdap, per vedersi assegnare la stessa attesa previdenziale prevista per i lavoratori autonomi. Le vecchie decorrenze, che fanno partire gli assegni dal mese successivo a quello in cui è stata presentata la domanda, continueranno a valere per le pensioni di inabilità e per quelle ai superstiti.