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 2010  giugno 15 Martedì calendario

L´INUTILE UMILIAZIONE

Ma è davvero necessario che un imputato in attesa di giudizio venga condotto in Tribunale rigorosamente ammanettato? Questo imputato, che non è un mafioso non è un pazzo non è un paranoico assassino si chiama Fabio De Santis. E´ in carcere da alcune settimane, è stato provveditore alle opere pubbliche della Toscana, e, quali che siano i reati da lui commessi, è certo che non li può reiterare, ed è altrettanto certo che non tenterà di fuggire.
Perché dunque esibire l´imputato in pubblico davanti alle telecamere, con i polsi in manette?
C´è in questa esibizione qualcosa che turba anche noi, che non possiamo certo essere accusati di simpatia o di indulgenza verso gli uomini del "sistema" di cui anche il De Santis faceva parte. Abbiamo chiesto fin dal primo giorno e continueremo a chiedere fino alla conclusione di questa vergognosa vicenda il più rigoroso accertamento delle responsabilità. Coloro che ridevano, divertiti pensando ai futuri appalti, nelle stesse ore in cui il terremoto faceva crollare i monumenti, la Casa dello Studente, e le case dell´Aquila, coloro che ricavavano illeciti straordinari profitti da opere pubbliche facendone aumentare illecitamente il costo, coloro che hanno ingannato o tentato di ingannare fino all´ultimo la pubblica opinione gabbando per opere di massima urgenza e utilità lavori che servivano soltanto a rimpinguare il loro portafoglio, dovranno, una volta accertate le responsabilità, pagarne tutto intero il prezzo.
Ma cosa c´entra tutto questo con la esibizione in pubblico delle manette ai polsi di un imputato che non aveva certo l´intenzione di fuggire?
Il nostro Codice non prevede la gogna, uno strumento che andava molto di moda nel Medioevo quando i condannati o le condannate (anche le streghe, naturalmente) venivano portati al luogo del supplizio attraversando le strade delle città, fatti oggetto di lazzi e di insulti da parte del pubblico. Una usanza che durò a lungo, per lo meno fino agli anni della Rivoluzione e del Terrore nelle strade di Parigi.
Qualcuno ci ha accusato, tuttavia, in queste settimane di aver fatto ricorso e di volere ancora fare ricorso ad una sorta di «gogna mediatica» a carico degli uomini del "sistema" e dei loro sodali. La stessa critica viene rivolta a tutti i giornalisti (e sono ormai la stragrande maggioranza) che non intendono subire in silenzio il bavaglio rappresentato dalla legge sulle intercettazioni già approvata al Senato.
Sarà bene, quindi, anche in questo caso essere chiari. Cercare la verità, venirne a conoscenza, e pubblicarla è da sempre non solo il compito ma l´obbligo dei giornalisti e dei giornali. A questo compito di informazione e di pubblicazione della notizia non intendiamo venire meno. Si tratti di appalti truccati, di case in tutto o in parte regalate, di viaggi o di escort offerti al potente di turno, di conti truccati, di protesi difettose vendute a un ospedale e così via.
Ma cosa aggiunge alla figura ed alle possibili colpe di Fabio De Santis, già potente provveditore alle Opere Pubbliche della Toscana e quindi punto di snodo di molteplici affari e scambi di favori, cosa aggiunge alla sua figura il fatto di dover entrare in Tribunale in manette? Nulla, mi sembra. Mi chiedo anche chi abbia potuto prendere questa decisione. E perché. Un eccesso di zelo? Può darsi. Ma anche un eccesso di zelo può essere una colpa.