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 2010  giugno 15 Martedì calendario

I BAMBINI E IL COMPUTER NELLE SCUOLE «DEVE ESSERE VIETATO FINO AI 9 ANNI»

Se il piccino ancora non sa scrivere ma in compenso naviga su internet meglio di suo padre, c’è poco da rallegrarsi. Difficilmente sarà il genio della famiglia, anzi il suo rendimento scolastico potrebbe essere compromesso.
La previsione è di un eminente psicologo della Royal Society of Medicine, che chiede al governo inglese di intervenire. Vietando, o almeno limitando l’uso del computer per i bambini sotto i 9 anni. Nella prima infanzia, spiega l’esperto britannico, si ha bisogno di scoprire il mondo reale prima di quello virtuale. E al pc, al cellulare e al telecomando, meglio preferire più sane e tradizionali attività, sia di studio che di svago. I più piccoli devono poter toccare, assaggiare emuovere oggetti reali, piuttosto che cliccare con il mouse sulle iconcine colorate. Insomma, almeno negli anni delle elementari, andrebbero protetti in una zona technology free, a zero byte.
Il dottor Aric Sigman, esponente del reale consesso scientifico, è convinto che il computer, se usato prematuramente, persino all’asilo, rischi di compromettere le abilità di lettura e di calcolo matematico. Il bimbo diventerà sì un maghetto della tastiera, ma magari non saprà disegnare un albero, fare le addizioni o imparare una poesia. Il riferimento polemico è per il Nappy Curriculum («nappy» è il pannolino), protocollo voluto dai laburisti per introdurre l’uso delle tecnologie prima dei 5 anni. A 22 mesi viene già insegnato come accendere e spegnere computer e tv. Un bombardamento prematuro, sentenzia il dottore della Royal Society of Medicine.
Concorda con il collega d’oltremanica la psicologa dell’età evolutiva Anna Oliverio Ferraris: «Prima di entrare nel mondo dei videogiochi, il bambino deve fare esperienze in quello reale, dove può spostarsi nello spazio. Il movimento è fondamentale per l’apprendimento e lo sviluppo del cervello». Anche la velocità di esecuzione del pc è dannosa, alla fine. «Il piccolo impara a delegare certe procedure alla macchina, mentre in età evolutiva, dai 3 ai 6 anni, è bene che la mente si sforzi. Abbagliata da troppi stimoli invece, essa ne risente: i bimbi si distraggono e perdono la capacità di stabilire i nessi tra le cose». Molto meglio mandarli a giocare al parco: «Un compagno di giochi vero sollecita l’intelligenza sociale».
Oscurerebbe volentieri gli schermi Paola Mastrocola, scrittrice («La felicità del galleggiante» per Guanda, poesie, l’ultimo libro) e insegnante. «Che bello, finalmente ci siamo arrivati. Per me il computer andrebbe vietato fino ai 15 anni, forse così usciremmo dalla palude cognitiva in cui ci troviamo. Altro che lavagna interattiva. Il disegno e la scrittura fisica fanno bene alla mente». Molti suoi allievi, spiega, non sanno scrivere nelle righe: «Procedono a onde, in diagonale. Purtroppo i genitori individuano nella tecnologia il segreto del successo scolastico dei figli. Sbagliatissimo. La connessione costante a internet comporta perdita di concentrazione e facoltà di ragionamento». Il risultato lo vede tra i banchi di scuola. «Certi quindicenni hanno già il pensiero spappolato, mi metterei a piangere».
Meno pessimista il professor Gabriel Levi, direttore di Neuropsichiatria infantile alla Sapienza: «Chiaro che, anche se l’acqua fresca fa bene, ad un bambino non ne darei 10 litri tutti insieme». Che sarebbe a dire: «Funziona come per la tv. Dipende da che tipo di programmi si vedono, per quanto tempo e quali altre esperienze si fanno. Innegabile che l’uso del computer modifichi lo sviluppo e l’organizzazione della corteccia cerebrale». Usarlo poco ma bene. «Già a 2 anni il bambino può disegnarci, riconoscere suoni e musica: 5, 10 minuti al giorno sono utili. Mai più di mezzora prima dei 7 anni. Ma non sono regole fisse: ci sono bambini con grossi problemi che grazie al computer hanno imparato una seconda lingua».
Giovanna Cavalli