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 2010  giugno 15 Martedì calendario

«L’AFGHANISTAN NASCONDE UN IMMENSO TESORO»

Volete un motivo ragionevole per restare in Afghanistan? Ecco il messaggio del generale americano David Petraeus, grande trascinatore di uomini: questo Paese che mi sembra solo polveroso e terribilmente pericoloso è in realtà un enorme deposito di ricchezze minerarie che aspettano chi sarà in grado di sfruttarle. Speranze dal sottosuolo.
«Il potenziale è impressionante » , ha detto al New York Times il comandante di tutti i reparti operativi americani sparsi per il mondo.
Il Pentagono definisce l’Afghanistan «l’Arabia Saudita del litio», il materiale fondamentale nella produzione di batterie elettriche non solo per i laptop e i telefonini ma anche per le auto elettriche. A spanne il tesoro in materie prime di questo Paese, uno tra i più poveri del mondo, ammonterebbe a mille miliardi di dollari.
La sostanza dell’annuncio è probabilmente vera, ma il problema è che non servirà a cambiare la situazione di stallo tra Coalizione e Talebani.
Quattro anni fa una squadra di geologi americani aveva ripreso le vecchie carte sovietiche e con sorvoli e analisi satellitari erano arrivati a confermare quello che gli afghani orgogliosi del loro Paese dicevano da sempre, che i sovietici avevano sostenuto negli anni ’70 prima dell’invasione e che ora ribadisce Petraeus: L’Afghanistan è cosparso di oro, smeraldi, rame, ferro, carbone, gas, uranio e via elencando, petrolio incluso.
Sul litio, in particolare, nel 2006 c’erano già state stime da sogno che parlavano di depositi più grandi di quelli boliviani nei laghi salati della provincia di Ghazni, a tre ore di auto da Kabul in pieno territorio talebano. In realtà i russi e gli iraniani non volevano che l’Afghanistan diventasse talebano.
Il governo di Hamid Karzai ha concesso nel 2009 alla Repubblica popolare cinese i diritti sul rame di Anjak (a 50 chilometri da Kabul). Pechino sarebbe anche disposta a costruire una ferrovia. L’America si mette di traverso, accusa il ministro competente di corruzione e il futuro della miniera è in forse.
Ad Herat, nella zona occidentale del Paese, di competenza italiana, sono almeno due le ricchezze «nascoste»: uranio e oro. Il primo tra Shinadad ed Herat, la zona oggi più nota per le mine artigianali contro i nostri soldati che per le miniere.
Il secondo sulle Siah Koh, le «montagne nere», sempre al confine con l’Iran, battute dai contrabbandieri di droga. Lì lavorano minatori solitari in stile Far West: pala piccone e dinamite. Teheran allunga l’occhio e vorrebbe costruire una ferrovia per sfruttare le risorse dell’area. Washington si oppone.
 il problema di sempre: troppi rivali si ostacolano l’un l’altro nel controllo del Paese che così resta senza infrastrutture, senza collegamenti che possano lanciare lo sviluppo. L’Afghanistan sarà anche una cassaforte come dice Petraeus, ma la combinazione resta un rebus.
Andrea Nicastro