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 2010  giugno 15 Martedì calendario

LUTTAZZI: LA RIVINCITA DEI FANS

Eppur qualcosa si muove. Dopo il caso Luttazzi, finalmente, i fan escono dallo stereotipo e dalla stigmatizzazione culturale e diventano soggetti degni di attenzione presso l’opinione pubblica. Il motivo è semplice: come da più parti viene sottolineato, le accuse di plagio sono partite dalla Rete, dai blog, dai forum e precisamente da chi anima questi spazi di discussione virtuale, ovvero i fan. Da sempre considerati menti sciocche, facilmente manipolabili, in preda ad ossessioni mal riposte – come la stessa etimologia fa n a t i c u s richiama – nel laborioso lavoro di smascheramento di Luttazzi i fan hanno offerto il meglio di sé e svelato ai più quello che, chi studia da anni questo fenomeno, va dicendo da tempo, Henry Jenkins in testa, sulle loro capacità e potenzialità. I fan sono audience attive, fruitori competenti ed esigenti, che investono passione, fiducia e coinvolgimento in cambio di prodotti e contenuti che possano ricambiarli. Nel caso di Luttazzi sembra che il meccanismo si sia rotto e il motivo risiede proprio nel delicato rapporto di fiducia tra fan e oggetto di culto. Partiamo dal principio: chi sono i fan? Sono lettori che si appropriano di testi popolari e li rileggono in modo imprevedibile, originale, per lo più indisciplinato. Incorporano materiali simbolici nella propria vita, attraverso il proprio bagaglio di competenze, conoscenze, inclinazioni. Scrivono sui margini, producono testi nuovi e restituiscono significati. Sono, in altre parole, spettatori che trasformano l’esperienza di fruire i media in una ricca e complessa cultura partecipativa, dove consumatori e produttori interagiscono tra di loro secondo alleanze mutevoli e inedite e dove tutti prendono parte ai processi e costruiscono, a partire dalla comunicazione, intense relazioni sociali. I fan non si limitano alla ricezione dei testi, ma li leggono, li interpretano, emettono giudizi, cercano informazioni, li condividono secondo forme di partecipazione e coinvolgimento, che, dunque, si posizionano ben oltre la fin troppo semplice giustificazione di Luttazzi della ”caccia al tesoro”. D’altra parte i fan vivono e credono nell’economia morale, una cultura in cui si producono nozioni e pratiche di legittimazione sociali e morali di comportamenti quali il fileshar ing, il cut e re m i x dei contenuti, la produzione di video e fan art, la circolazione di beta version, la scrittura di sottotitoli in anteprima. Il proliferare di user generated content e il crescente coinvolgimento dei fan nei confronti dei contenuti mediali hanno abilitato e reso visibile le loro pratiche di appropriazione degli oggetti culturali: non pirateria né condivisione illegale, nell’ottica dei fan, quanto espressione della capacità degli utenti di smontare la cultura e rimetterla insieme, producendo sempre nuove forme espress i ve . Una forma di creatività, dunque, leggibile in qualunque produzione nuova prenda le mosse da una relazione di consumo con una produzione esistente, se ne appropri e sia in grado di restituirne quelle potenzialità – talora inedite – ch e solo l’atto di consumo fa emergere . Se ci fermassimo qui con l’ana - lisi, dovremmo chiederci perché proprio i fan dovrebbero essere i principali artefici della denuncia contro il proprio idolo. Per essi è, infatti, sufficientemente coerente l’idea che l’opera di un autore si inserisca sempre nella tradizione culturale di riferimento e da lì prenda le mosse per percorrere strade innovative o semplicemente produrre qualcosa di diverso. Può essere persino stimolante seguire gli autori, o procedere autonomamente, nella costruzione di inferenze tra i riferimenti intertestuali che oggi un testo è in grado di presentare. Altra cosa – decisamente meno coerente e accettabile – è però veder tradite le proprie aspettative, vedere mal riposta la propria fiducia e una lealtà che spesso si spinge al di là della rag ione. Quello che si rimprovera all’idolo che copia le sue battute e i suoi spettacoli da altri è proprio il fatto di aver sottovalutato il proprio pubblico, di aver negato quello che gli stessi fan già in parte sapevano in virtù di una competenza allenata e di un uso sapiente di tecnologie che abilitano la conoscenza. Il patto si è rotto. L’aver detto bugie ha scatenato il popolo del Web e messo alla prova la sua fiducia. E dall’amore si passa al rifiuto, come scrive un utente su uno dei tanti blog che si sono accesi sull’argomento: ”Non lo nasconderò, fino a ieri mattina ”e ro – un fan di Daniele Luttazzi. Dopo aver letto le notizie sull’eventuale ”pla gio’ sono diventato un ex fan deluso”. I fan si dimostrano pertanto produttori di senso e di contenuti ogni volta che qualcosa nell’immenso flusso mediale cattura la loro attenzione. In definitiva forse rappresentano la parte più attiva e innovativa dell’audience diffusa dei testi popolari, come partecipanti passionali nella costruzione e nella circolazione di significati originali.