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 2010  giugno 15 Martedì calendario

LE MANI DI B. SULL’OGGETTO DEL DESIDERIO

Un oggetto inarrivabile, intoccabile, un prototipo del sublime nell’ar te, qualcosa che vale così tanto da non avere prezzo. Più che semplice oggetto del desiderio, un’opera di Michelangelo Merisi da Caravaggio è in grado di suscitare una febbre mondiale, un interesse morboso che in questi ultimi anni ha trascinato il suo mito e le sue opere in una selva di contese e attribuzioni da parte di studiosi e appassionati e ha moltiplicato gli eventi e le mostre a lui dedicate. La notizia dell’ultimo momento è che anche il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi vuole un Caravaggio. Ed è in già in corso la trattativa, che facilmente raggiungerà vari milioni di euro, per acquistare forse il più ambito tra tutti i dipinti del nostro artista. A venderlo è la famiglia Odescalchi di Roma, uno dei rari privati che ancora possiedono un Caravaggio. Parliamo de ”La Conversione di Saulo”, una delle opere fra le più originali del geniale artista per taglio, simbologia, e per il materiale su cui è stato dipinto. Il quadro è stato restaurato nel 2006 ed esposto prima nella Cappella Cerasi di Santa Maria del Popolo e poi nel 2008 a Palazzo Marino a Milano, dove si ipotizza possa averlo ammirato il suo probabile futuro acquirente, Silvio Berlusconi. Il pezzo di cui parliamo è prezioso perché svela la rivoluzione strutturale e iconografica che marcherà a fuoco anche l’interpretazione della religione da parte di Caravaggio, con un taglio centrifugo che ritrae su un unico piano una serie di azioni riprese in simultanea e toccate dalla luce solo nei punti più strategici. Per il momento il dipinto, eseguito nel 1600 - l’unica opera dipinta su legno di cipresso - è stato riconsegnato dalla Guardia di Finanza al proprietario, ma la trattativa per il passaggio di proprietà è in corso e non sappiamo quanto durerà. Nulla di illecito, ma un’opera (fra le più ambite del mondo) che passa di mano da un privato a un altro privato. E che finirà probabilmente nei pressi di un inquietante mausoleo (sempre privato, fortunatamente). ”Detenere un’o p e ra del Caravaggio” scrive Claudio Strinati, curatore dell’ultima mostra sul pittore alla Scuderie del Quirinale, a Roma ”a livello sia pubblico sia privato, è un segno di autorità, di prestigio incontrovertibile. Può essere addirittura una colpa in certi casi”. In un caso come questo, in un tempo come questo, non sarà una colpa ma certamente uno schiaffo alla miseria di molti di noi. La mostra alle Scuderie del Quirinale, che raccoglieva ben 24 pezzi, ha lasciato il segno: è stata l’esposizione più visitata in Italia negli ultimi dieci anni, con circa 580 mila visitatori, gli ultimi in fila per una notte intera, tre giorni fa. Non c’è nulla di più prezioso di una sua opera, dato che l’esigua produzione dell’ar tista conta non più di cinquanta opere attribuite con certezza e disseminate in tutto il mondo. Molti studiosi e direttori italiani di musei si dolgono di come suoi capolavori possano essere stati ceduti a musei stranieri addirittura dopo il 1950. E straordinaria è stata l’i m p re - sa delle Scuderie di ottenerli in prestito in occasione dei quattrocento anni dalla sua morte. ”L’attribuzione di un quadro al Caravaggio”, scrive Strinati, ”non viene quasi mai formulata con la mentalità e le procedure tipiche di questo tipo di attività. Al contrario può provocare forti e gravi tensioni intellettuali (e non solo tra personalità eminenti), può far emergere alla luce meschinità e grandezze, può incrinare amicizie o provocarne di nuove, può ingenerare sospetti pesanti tra persone che frequentano ambienti analoghi, può essere il fondamento di rapporti costruttivi o distruttivi tra singoli o istituzioni”. Proprio in occasione dell’aper tura, Emmanuele Emanuele, attualmente presidente della Fondazione Roma e presidente dell’Azienda Speciale Pala Expo di Roma, aveva lanciato l’ipotesi inverosimile che un fondo privato potesse riacquistare le opere di Caravaggio perdute in tempi recenti. Naturalmente nessuno ne ha più parlato, perché è improbabile che un museo che ha la fortuna di possedere un Caravaggio lo lasci andare via facilmente. Per esempio, Malta, che ne detiene due, è ben consapevole di attirare più visitatori per queste opere che grazie al suo mare.