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 2010  giugno 15 Martedì calendario

IL GIUDICE AMATO DAI POTENTI E DAI POTENTI RICAMBIATO

Pasquale De Lise non è nemmeno citato nell’enciclo - pedia Wikipedia. Se nel mondo del Web questo magistrato con 49 anni di attività conta zero, in quello reale pesa più di un ministro. A Roma il suo nome si pronuncia con timore reverenziale. Tra pochi giorni questo giudice vicino alla politica (è stato capo di gabinetto di molti ministri, dai tempi di Giovanni Goria e Guido Carli) potrebbe diventare presidente della giustizia amministrativa. Già oggi è presidente aggiunto del Consiglio di Stato ed entro la fine della settimana potrebbe diventare presidente tout court. Il Consiglio di Stato è organo consultivo del governo e decide in appello come giudice sulle sentenze dei Tar. Tutte le delibere dei ministri e delle amministrazioni sono soggette al suo giudizio. Il suo potere di interdizione è grandissimo. Proprio quando sta per raccogliere i frutti di una carriera spesa tra ministeri e tribunali, De Lise si ritrova citato in articoli di cronaca che raccontano i suoi rapporti con Angelo Balducci. Nonostante questa pubblicità negativa, il 10 giugno è stato nominato su proposta del ministro dell’Economia Giulio Tremonti, presidente della Commissione Tributaria Centrale, la corte di massimo grado della giustizia fiscale. Qualcuno ha storto il naso ricordando le mille polemiche seguite al cosiddetto ”concorso delle mogli” per il Tar nel 2008, nel quale furono assunti parenti e consorti di personaggi potenti della giustizia amministrativa. Tra le vincitrici (con merito) c’era anche la moglie del capo di gabinetto di Tremonti, Vincenzo Fortunato, giudice amministrativo. Per un incrocio di destini, Fortunato era membro del consiglio di presidenza della giustizia amministrativa che ha promosso De Lise presidente aggiunto. Le nomine e il concorso sono passati indenni dai ricorsi e le sentenze hanno tappato la bocca a chi vedeva un conflitto di interessi nelle nomine. E ora, grazie a Tremonti, i casi più importanti di accertamenti fiscali passeranno dalla commissione di De Lise. Il bi-presidente incasserà anche un gettone per ogni decisione, che si aggiunge al lauto stipendio da presidente del Consiglio di Stato e ai tanti incarichi extragiudiziari. Solo per la controversia tra Anas e Asfalti Sintex ha percepito come arbitro 401 mila euro lordi. E chissà quanti ne incasserà per l’arbitra - to ottenuto nel 2009 dalla società Salerno-Reggio Calabria Scpa e dall’Anas. L’importo della causa è 650 milioni di euro. De Lise inoltre è anche uno dei saggi che compone il comitato etico dell’Agcom, l’autorità garante delle comunicazioni. Nel 2008 insieme a Riccardo Chieppa ha posto la sua firma su un parere che grida vendetta: il via libera al comportamento vergognoso del commissario Giancarlo Innocenzi nella sua prima performance telefonica con Silvio Berlusconi. Nel 2007 Innocenzi chiamava al telefono ”grande capo” il socio di maggioranza di Mediaset cioè la principale azienda controllata dalla sua Autorità, ma De Lise ha trovato argomenti alati con Chieppa per dire che il suo comportamento non violava nessun codice etico interno. E ora si appresta a giudicare, con calma, per la seconda volta Innocenzi per il caso di Trani sul boicottaggio a Santoro. De Lise comunque è ben visto anche a sinistra. Quando il pm romano Angelantonio Racanelli sollevò qualche dubbio sulle sue intercettazioni telefoniche con un giudice, Vincenzo Barbieri, che si lamentava per una causa amministrativa, il presidente del consiglio in carica stabilì che non c’era nulla di male. E non era Berlusconi, bensì Romano Prodi. Al potere secolare De Lise ha aggiunto un ruolo di rilievo anche Oltretevere. infatti consultore di Propaganda Fide, l’ente della Curia che gestisce sterminate proprietà immobiliari a Roma. Nelle intercettazioni sulla ”cr icca” il nome di De Lise era tirato in ballo dal genero Leozappa che sosteneva di averlo interessato per la questione del ricorso al Tar presentato dal circolo sportivo abusivo di Anemone. Ora è tornato di attualità grazie all’ex ministro Pietro Lunardi. Per spiegare il fatto che aveva ottenuto un palazzo in centro a 3 milioni di euro (ne vale il doppio) da Propaganda Fide, Lunardi ha detto a Repubblica: ”Balducci insieme al presidente del Tar De Lise e all’avvocato Leozappa, genero di De Lise, gestiva il patrimonio di Propaganda Fide. A Roma tutti fanno tre lavori”. Il presidente aggiunto del Consiglio di Stato dice a Il Fatto: ”Non mi sono mai interessato di immobili. Conosco Lunardi ma non ho seguito questa vicenda. In qualità di consultore mi occupo di questioni generali”. Quanto alla questione del genero Leozappa, De Lise replica: ”non mi ha mai parlato di cause sulle quali avevo competenza. E l’ordinanza sul caso del Salario Village non è stata nemmeno impugnata. L’ave vo letta su internet e per questo l’ho commentata con lui ma nulla di più”. E il salvataggio di Innocenzi nel 2008? ”Non mi ricordo la questone, Comunque abbiamo fatto solo un parere e l’Agcom poteva anche disattenderlo”. Mentre sul caso Trani, De Lise replica: ”Stia - mo ancora valutando. Ci vuole tempo”. Sono passati appena tre mesi, in fondo. Intanto De Lise è stato nominato su proposta di Tremonti presidente della Commissione Tributaria e ora magari sarà nominato, sempre da Berlusconi, anche al vertice del Consiglio di Stato. Per l’Agcom (anche se l’incarico è pagato altri 17.500 euro all’anno) c’è tempo.