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 2010  giugno 15 Martedì calendario

ISRAELE ANNUNCIA INCHIESTA SULL’ATTACCO ALLA NAVE TURCA

Come previsto, Israele farà da sé. Non ci sarà nessuna commissione internazionale che valuterà il comportamento dei suoi soldati sulla Mavi Marmara. Saranno invece gli israeliani a giudicare se stessi con l’aggiunta di due«osservatori » stranieri.
Come ugualmente previsto, gli americani dicono che a loro va bene e i turchi invece s’indignano. «Se non ci sarà una commissione internazionale e le richieste turche verranno ignorate - chiarisce il ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu - la Turchia ha il diritto di rivedere le sue relazioni con Israele». Come sempre notevole la posizione europea espressa dalla rappresentante della sua politica estera, Catherine Ashton; occorre «una credibile partecipazione internazionale ».L’importante è non dire se questa ce l’abbia o no.
Gli iraniani ed Hezbollah libanesi promettono di mettere in mare una nuova flottiglia e di dirigerla verso Gaza: difficile che i passeggeri a bordo possano dichiararsi pacifisti.
Un paese sospettato di aver violato il diritto internazionale e quello umanitario, che giudica se stesso, non suona bene sotto qualsiasi linguaggio giuridico. Ma forse non è questo il vero problema. Prima di tutto vanno valutati i giudici scelti dal governo. Jacob Turkel, il presidente del "Comitato pubblico indipendente", è un ex giudice della Corte suprema, considerato di visioni conservatrici. Gli altri due sono Amos Hover, generale in pensione ed ex presidente del Technion di Haifa, il Mit israeliano; e Shabtai Rosen, vicecapo della missione all’Onu nel 1967. Esserlo stato durante la guerra dei Sei giorni dimostra una grande esperienza ma solleva qualche dubbio sull’età. Rosen in effetti ha 93 anni, Horev 86 e il giovane presidente Turkel ne ha 75. Non è necessariamente un aspetto negativo: a queste età non dovrebbero avere altre ambizioni se non giudicare equamente.
Anche i due "osservatori" internazionali hanno le qualità per ricoprire la carica con dignità. Intanto il nord-irlandese David Trimble e il canadese Ken Watkin hanno 65 e 59 anni: due ragazzi. Il protestante Trimble è un Nobel per la pace: ha contribuito agli accordi del Venerdì Santo con icattolici dell’Ulster. Solo due settimane fa aveva aderito al gruppo "Amici d’Israele"creato da Dore Gold, consigliere di Bibi Netanyahu e falco assodato. Un giudice-osservatore non dovrebbe essere amico di nessuno. In compenso Trible ha lavorato per anni nell’Ulster con George Mitchell che ora è il negoziatore americano, ostinatamente bipartisan, della più complicata pace con i palestinesi. Ken Watkin, il canadese, ha investigato sul comportamento dei paracadutisti del suo paese in Somalia e sul genocidio in Ruanda.
Piaccia o meno il curriculum dei designati, il problema non è l’eccessiva israelianità del collegio giudicante: che potrà interrogare anche il primo ministro ma stranamente non i militari in ogni modo coinvolti nell’operazione dove sono morti nove civili. Resta famosa la commissione Kahan, interamente israeliana, che nel 1982 giudicò fino in fondo le responsabilità morali del governo nel massacro di palestinesi a Sabra e Shatila.
Il problema è Israele. Allora era stanco di quella guerra in Libano e 400mila israeliani erano scesi in piazza a protestare contro l’eccidio. Oggi se Peace Now fosse così politicamente suicida da organizzare una manifestazione contro l’operazione Mavi Marmara o anche il blocco di Gaza, non ci andrebbe quasi nessuno. Ogni giudice prima di emettere una sentenza tiene anche conto dell’umore dell’opinione pubblica.