Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  giugno 15 Martedì calendario

SCATTA SU MADRID L’ALLARME LIQUIDIT

In Spagna è allarme liquidità. Alcune banche, infatti, inizierebbero a mostrare seri problemi a causa delle difficoltà riscontrate negli ultimi mesi nel mercato interbancario. Lo ha ammesso ieri il sottosegretario al Tesoro, Carlos Ocaña, smentendo però notizie di stampa tedesche (ieri la Frankfurter Allgemeine e venerdì l’Ft Deustchland) secondo cui Madrid avrebbe richiesto l’intervento della Ue per superare l’attuale "empasse" finanziario. Smentite che peraltro concordano con quelle provenienti da Bruxelles. Resta il fatto che negli ultimi giorni la situazione ha subito un nuovo pesante degrado e si è aperto un nuovo fronte di incertezza sulle capacità di tenuta della Spagna (ricordiamo che il suo rating ha recentemente subito un taglio), tanto che il differenziale con il "bund" tedesco ha superato quota 200 e Madrid, a tutto aprile, aveva pagato un 30% in più di interessi sul debito, rispetto a un anno prima.
La cancelliera tedesca Angela Merkel nel corso di una conferenza stampa congiunta con il presidente francese Nicolas Sarkozy ha affermanto che «anche la Spagna, così come gli altri paesi europei, sa che può usufruire dei fondi messi a disposizione del piano salva euro».
I riflettori sono dunque puntati sull’indebitamento, tenuto conto del fatto che quest’anno il paese dovrà far fronte a scadenze per 600 miliardi di euro di cui 400 di pertinenza del settore privato (banche, imprese, famiglie) e 200 del settore pubblico. Una vero e proprio "vulcano" a rischio di esplosione, con un primo appuntamento significativo in luglio, quando il Tesoro dovrà affrontare il rinnovo di titoli per oltre 23 miliardi di euro.
Il problema è ovviamente di ampia portata. Se, infatti, il debito pubblico complessivo rappresenta più o meno il 60% del Pil, quello delle famiglie si avvicina al 90%, quello del settore finanziario è attorno al 110% e quello delle imprese è del 145%. In totale circa il 400% della ricchezza prodotta, vale a dire qualcosa come 4mila miliardi di euro. In questa ottica,va detto che l’esposizione della banca europea verso la Spagna, secondo uno studio della Bei, è di 600 miliardi di euro e di questi oltre 200 sono detenuti da istituti francesi e 167 da istituti tedeschi. Quanto basta, secondo alcuni analisti, per allarmare Berlino e per alimentare una campagna di stampa sui problemi irrisolti di Madrid. Si tratta forse di un giudizio un po’ troppo semplicistico, ma sta di fatto che nelle ultime settimane il "rischio Spagna" è cresciuto a dismisura, nonostante il Governo guidato da Josè Luis Zapatero abbia varato una delle più dure manovre di austerità nella storia del paese.
Insomma, Madrid ha il fiato corto. L’economia non cresce e i consumi sono fermi, a fronte di un risparmio privato che non è mai stato così alto e che rappresenta oggi quasi il 19% del reddito disponibile. Se a questo si aggiunge la crisi di liquidità che sta colpendo le banche e, a valle, il sistema produttivo delle imprese, ben si capisce perchè la ripresa della Spagna sia in ritardo rispetto a quella degli altri partner della Ue. Del resto nessuno vuole più sottoscrivere "carta" spagnola, date le scarse garanzie che offre il sistema-paese.
In settimana la Spagna metterà sul mercato fino a 9,5 miliardi di euro di bond governativi: oggi c’è l’asta dei titoli a 12 e 18 mesi,giovedì quella a 10 e 30 anni.
E non è un caso che la Spagna abbia sollecitato linee di credito a maggio alla Bce per un totale di oltre 85 miliardi di euro, il 15% in più rispetto a un anno prima e il 16,5% del totale richiesto complessivamente dai partner europei. «Se lo stato spagnolo ha diofficoltà nel finanziarsi all’estero, per il settore privato la sfida è maggiore ”ha detto il presidente del Bbva, Francisco Gonzalez». Aggiungendo che «il mercato internazionale dei capitali è chiuso per molte aziende e istituzioni finanziarie spagnole ». In questo quadro di estrema incertezza, i 12 principali istituti, tra banche e casse, hanno in scadenza nei prossimi 18 mesi oltre 125 miliardi di debiti. Un recente studio afferma che il sistema necessita di almeno 60 miliardi di euro per rafforzare il suo stato patrimoniale. Insomma, al di là delle grosse entità che possono giocare sullo scacchiere internazionale e diversificare il loro rischio, le altre boccheggiano soprattutto a causa delle elevate sofferenze.
 del resto in questo contesto che Banca di Spagna e Tesoro stanno ultimando la ristrutturazione del sistema-casse con l’iniezione di fondi pubblici per 20-30 miliardi di euro e si sta avviando il processo di concentrazione della banca commerciale mediana (si veda Il Sole 24 Ore di sabato scorso). Sperando che questo movimento sia sufficiente a risanare il settore creditizio: c’è chi dubita infatti che sia solo un maquillage per evitare i fallimenti, ma non per risolvere le gravi carenze strutturali di alcuni istituti. Tutto questo mentre ieri è nato ufficialmente il più importante gruppo di casse di risparmio spagnolo con 340 miliardi di attivi, circa 4.500 agenzie e oltre 26mila dipendenti formato da Caja Madrid (avrà il controllo del 52,06% del nuovo conglomerato), Bancaja (37,7%) e altri 5 piccoli istituti: Caja insular de Canarias, Caixa Laieatana, Caja de Avila, Caja de Segovia e Caya Rioja) che per ristrutturarsi, riceverà fondi pubblici per 4,5 miliardi di euro.