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 2010  giugno 15 Martedì calendario

POMIGLIANO

(aggiornamento 15/6/2010) -
Sindacati e Fiat si incontreranno oggi pomeriggio nella sede centrale della Confindustria a Roma per un incontro convocato dall’azienda. Sergio Marchionne non sarà presente, alla Fiom, il sindacato che riunisce i metalmeccanici della Cgil e che si oppone al piano, l’invito è stato mandato per conoscenza. Si profila un accordo separato della Fiat con Fim, Uilm, Fismic e Ugl. La Fiom dovrebbe rimanere fuori. Per l’azienda sarebbe sufficiente avere il via libera delle organizzazioni firmatarie.

Nonostante gli appelli espliciti e velati che erano arrivati da ogni parte, il Comitato Centrale della Fiom ha ribadito il suo no all’accordo su Pomigliano d’Arco proposto dalla Fiat e già accettato dalla Cisl e dalla Uil. Inascoltata anche l’indicazione della confederazione di riferimento, la Cgil di Guglielmo Epifani, che ieri (14/6) aveva riunito la segreteria nazionale e, pur senza approvare tutti i contenuti dell’accordo firmato da Fim-Cisl, Uilm e Fismic, ha chiesto che la parola passasse attraverso un referendum, ipotesi anche questa respinta dalla Fiom.

A determinare il no della sigla guidata da Maurizio Landini al piano di Torino sono stati soprattutto due punti di quello che, secondo la Fiom, «non è un accordo ma un ricatto»: la clausola che prevede come la violazione da parte del lavoratore delle condizioni contenute nel testo possa portare a provvedimenti disciplinari fino al licenziamento e l’ampia discrezionalità riconosciuta all’azienda quando c’è la violazione.

La Fiom oggi farà all’azienda una proposta: la Fiat applichi il contratto nazionale, «che già consente 18 turni di lavoro settimanale e 40 ore di straordinario in più; cioè quanto serve a produrre quelle 800mila auto l’anno e 1.045 al gorno, che sono gli obiettivi industriali del Lingotto». Se questo accadrà, ha assicurato Landini, «non metteremo in campo nessuna opposizione». In caso contrario le tute blu sono già pronte a incrociare le braccia: ieri il comitato ha votato, per il 25 giugno, quattro ore di sciopero della categoria a sostegno della vertenza, che andranno ad aggiungersi alle altre quattro decise dalla Cgil contro la manovra. Sulla convocazione del referendum per sottoporre l’intesa ai lavoratori, Landini ha detto: « impossibile sottoporre al voto accordi che violano i contratti e la Costituzione in deroga a diverse norme di legge in materia di sicurezza, salute e turni. La proposta della Fiat contiene un sistema sanzionatorio nei confronti delle organizzazioni, delle Rsu e dei singoli lavororatori che cancella il diritto alla contrattazione collettiva fino a violare la Costituzione in materia di diritto di sciopero e licenziabilità».
Duro il commento del presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia: «Dire "no" a tale investimento è cecità enrome, è non voler fare il bene di questo paese. Mi auguro- ha aggiunto- sia una ennesima provocazione e una normale tattica di negoziazione. Ma credo non ci sia più spazio».
Il no della Fiom era già nell’aria. Dalla mattinata di ieri (14/6) si era riunita la segreteria della Cgil, guidata da Guglielmo Epifgani, con all’ordine del giorno, tra le altre questioni, il caso FIat. La posizione della Cgilm alla fine, ha ispecchiato quanto anticipato dal suo segretario: «sì» all’accordo togliendo però dal tavolo i «temi che coinvolgono diritti individuai che non possono essere contrapposti al lavoro» e «aprono profili di illegittimità in materia di malattia e diritto d sciopero». La clausola sul diritto di sciopero, ha sottolineato la sefreteria della Cgilm «è illegittima perché pretende di trasformare in illecito, passabile di licenziamento, l’esercizio individuale di sciopero, sancito dlla Costituzione». La Cgil «fa propria l’esigenza di affrotnare l’eventuale assenteismo e di ridurlo ai minimi fisiologici e conferma che gli accordi sottoscritti impegnano sempre tutta l’organizzazione al loro ripetto integrale». Per il resto, a Pomigliano, «nel territorio e nella provincia non vi sono alternative alla vita di quello stabilimento e del suo indotto. Per questo è essenziale che si dia corso all’investimento annunciato dalla Fiat ridando certezza al territorio».

Oggi in Confindustria nel documento aziendale sarà inserita una novità: la creazione di una commissione partitetica di raffreddamento sulle sanzioni previste per i lavoratori e i sindacati in caso di violazione del contenuto dell’intesa. In base al documento potranno scattare il blocco dei contributi e dei permessi (per il sindacato) o provvedimenti disciplinari fino al licenziamento (per il lavoratore singolo) se viene proclamato o si partecipa a uno sciopero che cade in un giorno di straordinario obbigatorio. Su richiesta dei quattro sindacaati la commissione agirà da filtro prima che scattino le sanzioni. Un’altra commissione paritetica esaminerà invece i casi di assenteismo anomalo, per i quali la Fiat non intende pagare la propria quota di malattia.

L’azienda attende l’assenso di tutti i sindacati come precondizione per investire 700 milioni di euro e trasferire in Campania la produzione della nuova Panda. Marchionne negli ultimi due giorni avrebbe preso in esame le alternative che in parte conducono al Piano B da lui enunciato ma sinora mai spiegato nei particolari: o la Fiat viene messa in condizione di lavorare per raggiungere anche in Italia gli obiettivi che si è data oppure andrà a farlo dove ciò sarà possibile. In azienda sono infatti convinti che in fondo allestire in qualche posto d’Europa (non si esclude un ritorno a Tichy, in Polonia) un luogo ove produrre le 280mila Panda trasferite dalla Polonia allo stabilimento campano non dovrebbe essere troppo complicato.

IL REFERENDUM
 previsto dallo Statuto dei Lavoratori. uno strumento di democrazia diretta finalizzato a far emergere su determinate tematiche (in questo caso in contrapposizione) all’interno di un’azienda l’opinione dei lavoratio dipendenti iscritti o meno al sinacato di rappresentanza.


I PUNTI CONTESI DELL’ACCORDO
1) LAVORO SU 18 TURNI SETTIMANALI: Lo stabilimento funzionerà su 18 turni, dal lunedì al sabato, otto ore a turno per sei giorni. Con due opzioni:
a) Riposo a scorrimento nella settimana;
b) Settimane a scorrimento alternativamente di sei e quattro giorni lavorativi.
Il 18esimo turno del sabato non viene lavorato ma coperto da permessi retribuiti, festività e cumulo della mezz’ora accantonata per turno. La mezz’ora di pausa mensa è spostata a fine turno. La manutenzione viene fatta su 21 turni (sette giorni la settimana) con riposi a scorrimento.

2) STRAORDINARIO, PUO’ SALIRE DA 40 A 120 ORE: Si potranno fare 80 ore di straordinario (da aggiungere alle 40 ore obbligatorie già previste dal contratto) senza preventivo accordo sindacale da effetturasi sul 18esimo turno del sabato, con preavviso di quattro giorni. possibile un’assenza massima fino al 20% e la possibilità di sostituzione con dei volontari. Il lavoro straordinario, nell’ambito delle duecento ore annue pro- capite, può essere svolto durante la mezz’ora di mensa prevista a fine turno oppure nei giorni di riposo.

3) ASSENTEISMO: LOTTA AI CASI ANOMALI: Per contrastare forme anomale di assenteismo, quando la percentuale sia significativamente superiore alla media, Fiat non pagherà la sua quota di indennità malattia. Una commissione paritetica esaminerà i casi di particolare criticità da escludere da questa norma. In caso di elezioni con forti assenze dei lavoratori si chiuderà lo stabilimento (con permessi retribuiti o ferie) e si recupererà la produzione a paga ordinaria. Chi andrà ai seggi elettoriali come rappresentante di lista non sarà pagato e non avrà diritto a riposi.

4) SANZIONI, SCIOPERI SOTTO LA LENTE: La violazione, da parte del singolo lavoratore, di una delle condizioni contenute nell’Arccordo costituisce infrazione disciplinare da sanzionare, secondo gradualità, in base agli articoli contrattuali relativi ai provvedimenti disciplinari e ai licenziamenti per mancanze. sanzionabile, quindi, anche lo sciopero qualora sia in contrasto per esempio con lo straordinario concordato per il turno di sabato notte. Salvo ricorso a una commissione paritetica.

ALTRE NOTIZIE SULLO STABILIMENTO:
Progettato dall’Alfa Romeo nel 1968, per il progetto dello stabilimento di Pomigliano d’Arco furono stanziati 300 miliardi di lire finanziati in gran parte dalla Cassa del Mezzogiorno e dal Banco di Napoli. I dipendenti sono 5200 ma considerando l’indotto si arriva a 15mila famiglie. Dei 5mila dipendenti, il 63% è iscritto al sindacato: il 25% alla Fim, il 25% alla Fismic, il 22% alla Uilm, il 17% alla Fiom. Il resto è sparso tra sigle minori. Già dalla fine del 2008 lo stabilimento è statoo investito da diverse ondate di cassa integrazione e i lavoratori sono rimasti a lungo a casa. Il Giambattista Vico è stato il più colpito dalla crisi e ha avuto il più basso livello di utilizzazione nel 2009, con una produzione scesa sotto 40mila auto (il risultato del 2008 era stato di 78.500). Alla fine del 2014 - secondo il piano presentato da Marchionne ad aprile - lo stabilimento dovrebbe arrivare a un livello di utilizzazione di 1265 "harbour" (capacità standard) e 90% attravrso il metodo tecnico (uso massimo dell’impianto). A Pomigliano la Fiat prevede di allocare l’architettura Mini: si passerebbe da Alfa 147, Alfa 159 e Alfa Gt alla nuova Panda con l’obiettivo di produrre a regime 270mila vetture l’anno.
Nel 1971 quando il grande impianto venne inaugurato, apparteneva all’Alfa Romeo ancora di proprietà dell’Iri. Giuseppe Luraghi, presidente dell’epoca, era contrario all’Alfasud: pensava che le inefficienze dell’impianto avrebbero portato alla sua chiusura. I politici non vollero sentire ragioni. Luraghi ci rimise il posto ma la sua profezia si dimostrò azzeccata: nel 1986 la Fiat acquistò l’Alfa a titolo gratuito.
L’assenteismo è sempre stato il male endemico dello stabilimento. Marchionne, nei giorni più difficili della trattativa, ha presentato il conto ai sindacati. Nell’aprile 2008, in occasione delle elezioni, non si sono presentati in fabbrica 1.518 dipendenti su un organico di 5000. Tutti ai seggi come presidenti, scrutatori o rappresentanti di lista. Poco prima, l’11 aprile, in occasione di uno sciopero per il contratto avevano marcato visita in 1.250. Avevano ottenuto un doppio vantaggio: non presentarsi in fabbrica, così da tenere la bandiera della protesta e non perdere la giornata in busta paga. Sei mesi prima, il 16 novembre 2007 i certificati medici, sempre in occasione di uno sciopero per il contratto erano stati 471. I risultati di questa situazione sono stati disastrosi.
La Fiat calcola che a Pomigliano un’ora di lavoro ha un costo di 75 euro. Neanche paragonabile a quanto accade in Polonia, Turchia e Brasile dove non supera 30 euro. Pomigliano contende il primato negativo a Termini Imerese dove il costo orario arriva a 90 euro. Non a caso lo stabilimento siciliano sta per chiudere. Pomigliano avrebbe seguito la medesima sorte visto che la produzione è calata da 195 mila auto del 2001 a 60 mila
del 2008. L’anno scorso non dovrebbe aver superato la soglia di 40 mila. Difficile, però, consegnare un altro vantaggio alla camorra. Così Marchionne ha progettato il rilancio.
Ai sindacati chiede una prova di realismo adeguandosi almeno agli standard di Melfi, il più efficiente degli stabilimenti italiani, dove l’assenteismo è inferiore del 40%. In Polonia è sostanzialmente a zero.