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 2010  giugno 03 Giovedì calendario

IL PANICO DEI LISTINI? COLPA DEI COMPUTER E NON DEGLI UOMINI

Lo scorso sei maggio, quando a Wall Street l’indice Dow Jones è crollato in pochi minuti di mille punti per recuperarne subito dopo 700, in tanti hanno cercato di capire a caldo cosa stesse succedendo. Si disse che un operatore di Borsa aveva sbagliato a inserire un ordine di vendita, confondendo «milioni » con «miliardi». Si pensò al dolo. Ma la realtà era ben diversa: a creare il crollo e il repentino rimbalzo erano stati i computer. Un po’ come quei film di fantascienza in cui le macchine prendono il sopravvento sull’uomo: quel giorno sono stati i più sofisticati sistemi di compravendita, quelli che comprano e vendono azioni in un millisecondo basandosi su algoritmi, a far partire il crollo di Wall Street.
E ad amplificarlo è stata poi la frammentazione dei listini: quando a Wall Street è scattato il blocco delle contrattazioni elettroniche sui titoli più volatili, gli ordini sono stati infatti dirottati su altre borse. Che però hanno poca liquidità e, dunque, in quel momento avevano pochi compratori. Morale: il crollo è stato repentino, come poi il recupero. Quella giornata è certamente un’eccezione. Ma, come tutte le eccezioni, conferma la regola: un mix esplosivo tra umane emozioni e freddi algoritmi negli ultimi anni ha aumentato in modo sempre più esasperato l’isterismo dei mercati finanziari. Un tempo la volatilità era creata solo (o principalmente dato che i computer esistono da decenni) dal panico umano. Ora si sommano milioni di computer che, a volte, esasperano le oscillazioni.
Le crisi e le borse
Durante le crisi la volatilità è sempre stata elevata: le oscillazioni in alto e in basso sono sempre state più violente in momenti di incertezza. Questo è ovvio. E certamente umano. E infatti se si guarda l’indice Vix (quello che misura la volatilità delle opzioni sui titoli della borsa di New York) si scopre che ad ogni crisi c’è sempre stato un picco di isterismo in borsa. Nel ’90 e nel ’91,in concomitanza con la prima guerra del Golfo, l’indice balzò per esempio da circa 20 a quota 36. Alla fine del 1997, con la crisi asiatica, la volatilità aumentò ancora di più: quota 49. Livello ritrovato nel settembre 2001, dopo il crollo delle Torri Gemelle.
Ma neppure Bin Laden ha spaventato le borse come la crisi del 2008: dopo il crack di Lehman Brothers, l’indice Vix è infatti volato al suo massimo storico di 89,5. Quasi il doppio del 2001. Certo: nel 2008 si aveva la percezione di una crisi sistemica globale. Il panico (umano) era dunque alle stelle. E ovvio. Ma questo probabilmente non giustifica un balzo così elevato dell’indice Vix. A enfatizzarlo, probabilmente, sono stati proprio loro: i computer. Come forse stanno facendo ora: basti pensare che pochi giorni fa l’indice Vix era ancora sui livelli toccati nel 2001.Insomma:l’uomo ci mette il panico, le macchine lo amplificano e il panico aumenta.
Un circolo vizioso.
L’era dell’algoritmo
Un dato, noto ma che fa sempre impressione, può far capire il problema: a Wall Street oltre due terzi degli scambi azionari sono ormai generati da
program trading . Cioè da computer, che non guardano i fondamentali economici ma migliaia di dati: i flussi di scambi, la frequenza degli ordini, le correlazioni matematiche. E in base ai loro calcoli muovono quantità inimmaginabili di azioni nel tempo di un batter di ciglia. Ovvio, dunque, che la super- volatilità degli ultimi tempi sia anche attribuibile a loro. Se si aggiungono poi le migliaia di hedge fund che, usando o meno i computer, vendono allo scoperto e poi si ricoprono tutti insieme, la volatilità aumenta ancora.
Ma non solo. Ormai tutto, in finanza, è ingegnerizzato. Esistono per esempio centinaia di Etf (cioè fondi che si comprano come titoli quotati), definiti «estremi», che si comportano come veri e propri hedge fund acquistabili da risparmiatori: usano derivati, vanno «corti», si caricano di leva. Ci sono per esempio gli Etf «leverage and inverse» che promettono ritorni doppi o tripli sulle azioni di Wall Street. Insomma: ogni giorno – anche ieri secondo le ultime notizie di Bloomberg – vengono creati Etf che replicano le strategie degli hedge fund. Ovviamente in modo meccanico e automatico. Strategie che si sommano agli hedge fund veri, ai computer delle banche, ai trader algoritmici. E all’emotività umana.