Pietro Sacco, Avvenire, 3/6/2010, 3 giugno 2010
Banche cinesi, Usa nel mirino - Banche straniere, passo dopo passo, stanno riempiendo negli Stati Uniti lo spazio vuoto lasciato dagli istituti finanziari falliti, già 79 nel solo 2010
Banche cinesi, Usa nel mirino - Banche straniere, passo dopo passo, stanno riempiendo negli Stati Uniti lo spazio vuoto lasciato dagli istituti finanziari falliti, già 79 nel solo 2010. A guidare la campagna di conquista – rivelata dal Wall Street Journal – ci sono le banche cinesi, mezze pubbliche e piene di liquidità. Dall’inizio della crisi tre grandi banche di Pechino hanno ottenuto dalla Federal Reserve l’autorizzazione ad operare negli Stati Uniti nel mercato dei prestiti alle imprese. Così, appena uscita dal piano di salvataggio del governo, Ge Capital, il braccio finanziario della General Electric, ha deciso di appoggiarsi finanziariamente per un prestito da 400 milioni di dollari a una banca cinese, la Industrial & Commercial Bank of China (Icbc), presente in Usa dall’ottobre 2008. Ge non è la sola ad essersi affidata ai banchieri dagli occhi a mandorla. Si appoggiano a Icbc anche altri grandi gruppi, come Dell e Southwest Airlines, e pure l’università di Harvard. Con 1.800 miliardi di dollari di capitalizzazione Icbc è più piccola solo del 25% rispetto a Bank of America, primo istituto degli Usa. Non è una concorrente da poco. E non è sola. Bank of Communications, quinta maggiore banca cinese, ha aumentato del 55% gli investimenti negli Usa lo scorso anno, portandoli a 1,4 miliardi di dollari. China Construction Bank, da un anno a Manhattan, ha già fatto prestiti per 370 milioni di dollari; China Merchants Bank, sesta maggiore banca cinese, è in Usa dal 2008 e ha asset americani pari a 200 milioni di dollari. Bank of China, presente in Usa da tempo, ha incrementato del 50% le attività in Usa nel 2009. Un’attività di conquista veloce che la Fed, a quanto pare, sta guardando con qualche timore.