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 2010  maggio 01 Sabato calendario

SE LA CRITICA NON FA I CONTI CON IL «SIGNOR PUBBLICO»

Il ventaglio di argomenti aperto da Franco Cordelli merita ulteriori riflessioni: a cominciare dalla citata coppia Adorno-Benjamin, autori che più di ogni altro - afferma - hanno influenzato lui, e addirittura tutta la sua generazione, ad esempio Giulio Ferroni e Alfonso Berardinelli. Ma è possibile che tanta influenza non abbia più alcun riscontro nella valutazione degli scrittori di oggi? Cordelli infatti rimprovera agli influenzati di utilizzare categorie concettuali ormai inefficaci di quei due maestri. Nel suo libro, non a caso intitolato Scritture a perdere, Ferroni propone «un’ ecologia del libro e della letteratura, capace di operare distinzioni nell’ immenso accumulo del materiale prodotto». Evidente, mi sembra, l’ eco della critica adorniana (più che benjaminiana) alla mercificazione della cultura. Si può discutere, ma non credo che Ferroni - se così è - adoperi strumenti inadeguati. Perché una delle questioni più sentite, oggi, non solo dagli addetti ai lavori, è il rapporto fra qualità e quantità, alto e basso, élite e mercato, tradizione e innovazione nel quadro di profondi mutamenti sociali, ideologici, estetici. Anni fa Gian Carlo Ferretti coniò una fortunata definizione: «il bestseller di qualità»... Quanto alla coppia Adorno-Benjamin, possibile che nessun altro abbia avuto capacità d’ influenza degna di ancor oggi praticabile uso? Penso, per restare al Novecento, a Giacomo Debenedetti, a Gianfranco Contini, e a chi ha promosso un cospicuo rinnovamento dei metodi - dalla fine degli anni Cinquanta in poi - per analizzare la produzione letteraria coeva utilizzando stilistica, strutturalismo, linguistica, le suggestioni di altre scienze umane, lasciando tracce di scuola durante e dopo la loro attività accademica e più o meno militante (Avalle, Maria Corti, Isella, Segre, De Mauro, Eco, Mengaldo, e non sono tutti). Infine, ricordando Raboni e Giuliani, Garboli e Baldacci, purtroppo scomparsi, Cordelli avverte la mancanza di un giudizio influente, tale da sfoltire l’ eccesso condannato anche da Ferroni e contrastare le compiacenze della tribù. D’ accordo, manca però un protagonista - il Signor Pubblico - che alla lunga riesce a essere un antidoto a certi eccessi, magari provocandone altri. Editori imprudenti, persino generosi, ne hanno sicuramente subito il verdetto che ha ridotto a Re del Magazzino scrittori di contestabile valore. Così il Signor Pubblico, anche nelle sue derive peggiori, aiuta a scrutare il futuro. Senza illusioni.
Enzo Golino