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 2010  maggio 01 Sabato calendario

ARISTOCRAZIA E KGB TUTTI I SEGRETI DI NICK

Ha 43 anni, è figlio di un ricco finanziere della City, ha frequentato scuole esclusive e Oxbridge, dov’era iscritto all’Associazione Universitaria dei Conservatori. Discendente di aristocratici, ha cominciato a lavorare per un importante politico Tory su segnalazione di un altro importante politico Tory. Poi ha lavorato come lobbista, si è posizionato ideologicamente al centro e ha sposato una donna brillante ed energica, economicamente indipendente, che fa un lavoro importante e guadagna più di lui.
Potreste pensare che sto parlando del leader conservatore David Cameron, ma in realtà questa sintetica biografia descrive accuratamente anche Nick Clegg, il leader dei liberal democratici, «flagello a entrambe le nostre case», per dirla con Shakespeare, nei dibattiti tv dei leader. Parafulmine del malcontento verso i politici, ha trasformato il voto del 6 maggio in una corsa a tre, per la prima volta dal 1922.
Cameron, il candidato del «cambiamento» che sembrava sicuro di vincere, non aveva voluto porre il veto, com’era suo diritto, alla presenza di Clegg nel duello tv tra sé e Brown. Clegg si è posizionato come il leader dell’«è tempo di cambiare» contro «la solita vecchia politica Tory/Labour» ed è stato il primo ad apparire «autentico» nella nuova politica da «X Factor» tv, soprattutto agli occhi dei giovani.
Ovviamente sia Cameron sia Clegg sono stati eletti leader dei loro partiti perché cercavano di imitare il fascino elettorale esercitato sul ceto medio inglese dal «fantasma di Banco» di Gordon Brown: Tony Blair, che fino a ieri si è tenuto eloquentemente lontano da questa campagna elettorale, trattenendosi all’estero. Cameron, al momento di diventare il leader Tory, si era dichiarato «l’erede di Blair» nel voler proseguire quelle riforme della previdenza e dell’istruzione che Brown e il Labour si rifiutavano di appoggiare. In pratica, un «bombardamento d’amore» sugli elettori LibDem.
Ma chi è questo Nick Clegg e che strada percorrerà? Clegg è un tipico cognome dello Yorkshire, come di Sheffield, il suo collegio elettorale, una città molto verde e molto middle-class che ruota intorno alla sua Università, in questo simile a molte altre città liberal, ad esempio Cambridge. Anche l’elegante città termale di Bath, prediletta dai funzionari pubblici in pensione, è LibDem. In questo momento i LibDem governano più città dei laburisti. «Inglese» in senso stretto è però solo la famiglia del nonno paterno di Clegg, stirpe di medici o ecclesiastici. La nonna paterna era invece Kira von Engelhardt, una baronessa russa fuggita dai bolscevichi, il cui padre era stato l’avvocato generale del senato imperiale. Esoticamente politica era invece la prozia russa, la baronessa Moura Budberg: scrittrice, spia e agente doppiogiochista, amante, fra tanti altri, degli scrittori H.G. Wells e Maxim Gorkij. Intrappolata nella rivoluzione bolscevica, ebbe una relazione e fu complice dell’agente inglese a Mosca Robert Bruce Lockhart, poi incarcerato al Cremlino per aver complottato contro Lenin. La baronessa sapeva come corteggiare il potere, come dovrà fare suo nipote Nick Clegg nell’attuale tempesta politica. Regalò a Stalin una fisarmonica ed emigrò nella Londra brillante, dove il suo appartamento fu il centro dell’aristocrazia russa riuscita a fuggire - e del suo lavoro per i servizi segreti sovietici. Il suo dossier negli archivi dell’MI5 comincia nel 1922 e finisce con la sua morte, nel 1974.
Il padre di Clegg è presidente della United Trust Bank, vive in una grande casa accanto a quella dell’ex ministro degli Esteri Lord Carrington (che procurò a Nick il primo lavoro: con Leon Brittan, commissario europeo per la Concorrenza), ma possiede anche uno chalet in Svizzera e un castello in Francia. La madre di Clegg è un’olandese nata in Indonesia, dove fu rinchiusa in un campo di concentramento giapponese e liberata dalle truppe britanniche. Clegg parla inglese, olandese, francese, tedesco e spagnolo - mentre sua moglie, avvocato di diritto internazionale, è figlia di un senatore spagnolo di destra. In una intervista ha detto: «C’è la sensazione tangibile che ci sia qualcosa di sensato e saggio in Gran Bretagna, se in entrambi i rami della tua famiglia ci sono persone arrivate qua dopo essere fuggite dal terrore. Quella violenza conteneva degli eccessi. Di qui nasce un amore genuino e un attaccamento all’Inghilterra liberale, che è tollerante e preferisce la moderazione agli eccessi».
Dalla madre Clegg ha ricevuto anche «un pizzico di scetticismo verso le classi sociali così radicate nella società britannica», mentre la sua esperienza di eurodeputato dal 1999 al 2004 lo ha fatto sentire - lui, cosmopolita estraneo alla «folle insularità» britannica - a disagio nell’atmosfera da Club della Camera dei Comuni. Nick Clegg vuole cambiare ma, da dichiarato discepolo di John Locke sin dai tempi della scuola, non come spiegava Tancredi al «Gattopardo»: «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi!».