Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  maggio 01 Sabato calendario

SE POTESSI AVERE DUEMILA LIRE ALL’ANNO

«Il re ha sanzionato oggi la legge che eleva a lire duemila l’ annua pensione vitalizia ai superstiti dei Mille. Stasera stessa la Gazzetta Ufficiale pubblica il relativo decreto». Questa notiziola compariva sul Corriere del 6 maggio 1910, un venerdì, in fondo alla prima pagina il cui titolo di testata era dedicato al 50° anniversario della partenza della spedizione dei Mille (sottotitolo, tra parentesi: per telefono al Corriere della Sera. Una novità, fino a pochi anni prima si faceva tutto per telegrafo). Il primo pensiero che viene è: «Accidenti, questi sono i sopravvissuti del gruppo che ha combattuto per regalare ai Savoia mezza Italia, comprese Napoli e Palermo, e gli danno duemila lire. Lo Stato italiano era avaro anche allora, nulla è cambiato!». Ma è un pensiero un po’ sbagliato. Facciamo qualche conto. Duemila lire del 1910 equivalgono più o meno a 14,5 milioni di lire di oggi, 7.490 euro. Cioè 624 euro al mese. Quest’ anno la pensione di guerra per i reduci è, al massimo, di circa 6.882 euro l’ anno, circa 573 al mese. Quindi un sopravissuto dei Mille stava decisamente meglio di un nostro contemporaneo che si trovi nelle stesse condizioni. In realtà stava ancora meglio: 2.000 lire all’ anno sono 166 lire al mese e 5,5 lire al giorno. Nel primo decennio del secolo un muratore di prima categoria guadagnava in media 30 centesimi l’ ora, vale a dire 3 lire per una giornata lavorativa di 10 ore. Quindi 2 lire e mezzo meno del nostro reduce. Un chilo di pane costava tra i 35 e i 45 centesimi e un chilo di carne di qualità media circa 1,30 lire. Quindi se il reduce mangiava un chilo di pane e un chilo di carne ogni giorno gli restavano più o meno 3 lire e mezzo per i vestiti, l’ affitto e altri piaceri tipo il tabacco (il reduce garibaldino ci piace immaginarlo mentre fuma la pipa e racconta la battaglia del Volturno ai nipotini). Insomma, ben più del 50%. Oggi un pensionato di guerra prende al massimo poco più di 19 euro al giorno. Per un chilo di pane può arrivare a spenderne 4,5 e per uno di carne anche 16. Non gli resta niente. C’ è da augurarsi che mangi meno dell’ ex garibaldino.
Paolo Rastelli