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 2010  maggio 02 Domenica calendario

APPUNTI SU ELUANA ENGLARO


Le cose, secondo quanto fanno sapere i consiglieri del Colle, sono andate molto diversamente. Anzitutto la questione del giudizio ufficioso e informale di Napolitano sul «decreto per Eluana» era in ballo da almeno 48 ore, con contatti tra i Palazzi. La mossa finale l’ha compiuta l’altra sera il plenipotenziario del premier, Gianni Letta, che aveva chiesto al segretario generale del Quirinale, Donato Marra, «una valutazione preventiva del capo dello Stato, ipotizzando già in quel colloquio le linee generali del decreto». in quel momento che il presidente della Repubblica ha preso carta e penna e ha elencato i dubbi, per lui costituzionalmente insormontabili, che gravavano sulla bozza che gli era arrivata.
«Una lettera riservata alla persona», si fa sapere adesso. Vale a dire una missiva recapitata di primo mattino e che Berlusconi avrebbe dovuto tenere per sé e affidare semmai agli archivi di Palazzo Chigi, dove di solito si deposita questo genere di corrispondenza tra poteri. Righe calibrate sino alle virgole per scongiurare che la partita degenerasse. Righe che si chiudevano con l’auspicio che «una pacata considerazione delle ragioni da me addotte valga ad evitare un contrasto formale che finora ci siamo congiuntamente adoperati per evitare». Un cenno che si riferiva al braccio di ferro sulla decretazione d’urgenza andato in scena nell’ottobre scorso, quando il premier si impegnò a informare il Colle sui propri provvedimenti d’urgenza «prima» di portarli al vaglio del Consiglio dei ministri, giusto per scansare conflitti e accuse di utilizzare scorciatoie non ortodosse.
Speranza vana, quella del Quirinale. Alle 11, infatti, Berlusconi decideva di forzare la mano. Leggeva la lettera davanti all’intero governo e ne faceva subito trapelare ai mass-media il contenuto, varando nel contempo il decreto anche se sapeva che non sarebbe stato ratificato. Passaggi che Napolitano ha appreso con sbigottimento e irritazione crescente dalle agenzie di stampa e che gli sono stati confermati da Gianni Letta soltanto a partita chiusa, «alla faccia del bon-ton».
Poi, la dirompente conferenza- stampa del Cavaliere (nella quale è echeggiata persino la parola «impeachment », pur per smentirne l’ipotesi) ha fatto precipitare tutto, spingendo il capo dello Stato alla mossa obbligata del rifiuto. Un no espresso «con rammarico», ma anche con la puntigliosa conferma della mancanza dei requisiti di costituzionalità già fatta conoscere all’esecutivo. Un alt di chi sente di assolvere una funzione di «garanzia costituzionale », motivato in punto di diritto, dunque «guidato dalla Costituzione», e corroborato da diversi precedenti (almeno cinque, sotto diversi capi dello Stato) di altrettanti dinieghi recapitati per lettera. Senza dimenticare – si aggiunge nelle due pagine del Colle – che su questa «dolorosissima » vicenda pende una sentenza della Cassazione: pronunciamento «non impugnabile » e da rispettare.
In serata, mentre cresceva la bufera delle reazioni (tra le più amare, per Napolitano, quella del cardinale Martino, che proclamava «delusione »), la firma per autorizzare il governo a presentare a Camera e Senato il disegno di legge che sostituisce il decreto. Un atto dovuto. Un ripiegamento tardivo, e comunque parziale, su quel confronto parlamentare che il Quirinale aveva raccomandato da almeno due anni (Marzio Breda, Corriere della Sera 7/2)

«Nel caso di Eluana vedo un abuso da parte di una civiltà tecnologica totalizzante, così gonfia di sé e dei suoi successi da volersi sostituire alla natura. Si è perduta la saggezza della giusta misura. La Chiesa, e il governo insieme a lei, sono vittime di questo paradigma culturale dominante» (Giovanni Reale, filosofo cattolico a Daniela Monti, Corriere della Sera 7/2/2009)

«Ciò che si pensa contro la Chiesa, se non lo si pensa da dentro la Chiesa, è privo di interesse» (Gomez Davila) (Daniela Monti, Corriere della Sera 7/2/2009)

«Non dico: fammi morire. Ma: lasciami morire come ha stabilito la natura» (Giovanni Reale, filosofo cattolico, a Daniela Monti, Corriere della Sera 7/2/2009)

Attorno al diritto all’autodeterminazione e all’idea di libertà di coscienza dei cattolici si è costituito un gruppo di filosofi: da Vito Mancuso a Roberta De Monticelli, da Vittorio Possenti a, appunto, Giovanni Reale, le «intelligenze più acute del cattolicesimo italiano», come li ha definiti Luigi Manconi su L’Unità (Daniela Monti, Corriere della Sera 7/2/2009)

MILANO – L’autopsia che i medici avevano eseguito nel 2005 sul corpo di Terri Schiavo, la donna americana morta dopo essere vissuta 15 anni in stato vegetativo, aveva mostrato un cervello «profondamente atrofizzato» e «gravemente deteriorato », con un peso metà del normale. E la donna era cieca perché i centri della visione, che si trovano nella corteccia cerebrale, non funzionavano più. Ma il resto dell’organismo non era in cattive condizioni. Anzi.
Persone in questo stato mantengono di solito le funzioni del corpo, perché l’unica cosa che manca in loro è la coscienza: non interagiscono con l’ambiente. Eluana, dicono i medici, ha le mestruazioni e, afferma il premier Silvio Berlusconi, «teoricamente» potrebbe avere figli.
Che cosa ne pensano gli esperti? «Quando una persona è in stato vegetativo la macchina del corpo continua a funzionare – spiega Franco Toscani, direttore scientifico dell’Istituto Maestroni per la ricerca nel campo delle cure palliative a Crema ”. I nuclei della base funzionano e sono quelle strutture che regolano la secrezione ormonale, la temperatura, la funzionalità intestinale, il battito del cuore. Se viene fornita la benzina, cioè se una persona viene alimentata (nel caso di Eluana con un sondino nasogastrico, ndr), la macchina funziona ». Gli ormoni, dunque, continuano ad essere prodotti, compresi quelli della sfera riproduttiva. Da qui l’ipotesi che potrebbe avere un figlio. Ma una persona in queste condizioni potrebbe portare avanti una gravidanza? «L’idea è agghiacciante – dice Toscani – ma da un punto di vista fisiologico si può anche ipotizzare: del resto si sono fatti esprimenti con uteri artificiali. E poi dall’esperienza clinica sappiamo che persone in coma hanno portato avanti gravidanze già in atto per un mese, un mese e mezzo e poi sono morte. Ma è macabro pensare a qualcosa del genere di fronte a persone che non possono nemmeno decidere della loro vita».
Con il tempo però anche le funzioni del corpo tendono a deteriorarsi. « chiaro che più tempo passa dall’evento acuto e peggio è – sottolinea Rita Formisano, primario dell’Unità post-coma dell’Istituto Santa Lucia di Roma – ma non è tutto bianco o tutto nero». Come dire che ci sono diversi tipi di stati vegetativi, dove tutto funziona nel corpo, quello che cambia è lo stato di coscienza.
«La letteratura internazionale – dice l’esperta – parla di un confine sottile fra lo stato vegetativo, dove manca il contatto con l’ambiente, e uno stato di minima coscienza in cui il paziente è in grado di avere, in maniera fluttuante, una qualche interazione con l’ambiente ». Quindi, se è vero che le funzioni del corpo vengono mantenute non è sempre vero che la coscienza sia del tutto perduta, almeno secondo alcuni esperti. «A volte - precisa Rita Formisano - vediamo con la risonanza magnetica atrofie spaventose del cervello in pazienti che poi recuperano e viceversa danni lievi in chi non si riprende più». Semmai è su questo che si deve discutere per dire che una persona è «viva» e non sul fatto che una possa o meno mantenere le funzioni riproduttive. «Però – riprende Toscani – in questi casi la sopravvivenza è sempre dovuta all’intervento assistenziale. In stato di natura la morte della corteccia cerebrale provoca una condizione in cui non c’è possibilità di sopravvivenza » (Adriana Bazzi, Corriere della Sera 7/2)

« A volte – precisa Rita Formisano – vediamo con la risonanza magnetica atrofie spaventose del cervello in pazienti che poi recuperano e viceversa danni lievi in chi non si riprende più» (Rita Formisano a Adriana Bazzi, Corriere della Sera 7/2, vedi sopra)

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
UDINE – Eluana ha iniziato a morire. Da ieri è in atto la seconda fase del protocollo medico che farà tornare indietro le lancette del tempo, fino a quel 18 gennaio 1992, quando, in fin di vita per un incidente stradale, venne ricoverata all’ospedale di Lecco. Per riconsegnarla al suo destino, deviato 17 anni fa da una «rianimazione sbagliata », Amato De Monte e Carlo Alberto Defanti, i medici che la seguiranno fino alla morte, hanno concordato lo stop alla terapia di alimentazione e idratazione artificiali. «Quantità azzerate» nelle ultime 24 ore. Di fatto, però, nonostante sia stabilita una precisa tabella di marcia, depositata anche in procura e questura, ogni particolare potrà subire modifiche. Sarà De Monte, primario di rianimazione dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine, capo dell’équipe di volontari che ha preso in carico Eluana, a dettare le prescrizioni giorno dopo giorno, d’accordo con il neurologo che da 12 anni cura la donna. Quindici giorni, la durata del protocollo, in realtà nessuno può prevederlo. «Andrà avanti fino a quando sarà necessario», come ha spiegato Defanti.
Il conto alla rovescia
Il conto alla rovescia è già iniziato. Eluana sdraiata nel letto, un infermiere che l’assiste, fuori dalla stanza le guardie giurate. Non c’è molto da fare, ormai, se non accudirla, starle vicino, curare ogni sua reazione, ogni conseguenza legata alla sospensione dei nutrienti. Per questo, lo prevede il protocollo, ci sono due farmaci pronti per l’uso: infusioni sottocutanee di «Delorazepam » (ansiolitico) e iniezioni di «Fenobarbitale Luminale» (anti- epilettico) per prevenire gli spasmi. Si deciderà al momento. Quando sarà opportuno. Se aumentare le dosi, quando somministrare le sostanze. Perché Eluana potrebbe reagire, il suo corpo percepire l’assenza di liquidi, la progressiva diminuzione delle riserve, e fare i conti con la disidratazione. quello che l’aspetta. Ma non nei prossimi tre-quattro giorni. Il suo volto resterà ancora intatto, le guance piene, gli occhi allungati, le labbra rosa. Certo non come nelle foto, l’azzurro sulle palpebre, i capelli lucidi e lunghi, le pose da modella in tuta da sci o a cena con le amiche. Ma pur sempre bella, anche oggi, soprattutto per la pelle, ancora bianca e distesa.
Il decadimento
Poi arriverà il decadimento. Con sintomi evidenti, manifestazioni inevitabili. Ma il decreto della Corte d’appello di Milano ha previsto anche questo, indicando «modalità tali da garantire un adeguato e dignitoso accudimento accompagnatorio, come umidificazioni frequenti delle mucose, somministrazione di sostanze idonee ad eliminare l’eventuale disagio da carenza di liquidi, cura dell’igiene del corpo e dell’abbigliamento ». Una lista a titolo esemplificativo. In realtà ci penseranno gli infermieri ad alleviare i disagi, come si fa per qualunque malato terminale. E così sarà anche per Eluana quando il viso comincerà ad affilarsi, e zigomi e naso spunteranno sempre più pronunciati. Ma nessuno permetterà che la sua pelle si raggrinzisca e perda il candore, o che le labbra si essicchino al punto da spaccarsi.
Il progressivo torpore
E se i sedativi calmeranno contratture e crampi dovuti alla carenza di sali minerali, e le mucose verranno mantenute idratate, nulla potrà impedire che Eluana sprofondi in un progressivo torpore, tipico della privazione d’acqua, per poi diventare coma, sonno profondo. O che i suoi organi interni comincino a non funzionare. Il processo, secondo Defanti, potrebbe diventare irreversibile tra quattro-cinque giorni. Secondo l’anestesista che staccò il respiratore a Welby, Mario Ricco, ne potrebbero bastare tre-quattro. A questo punto il cerchio si chiuderà. E il tempo sarà tornato indietro, come ha sempre chiesto papà Beppino, in quella sala di rianimazione dell’ospedale di Lecco, dove un medico decise di salvarle la vita senza tener conto che lei, così, non l’avrebbe voluta. Questa volta, a meno di nuovi impedimenti, il suo cuore si fermerà, forse tra 10-12 giorni (nessuno può dirlo), per un prevedibile arresto cardiaco, conseguenza della disidratazione. Con lei, fino ad allora, l’inseparabile sondino.
Grazia Maria Mottola, Corriere della Sera 7/2

«Ricorderò sempre il giorno in cui fui testimone di un incidente stradale a Regnano, sulle colline di Reggio Emilia. Stavo guidando. Davanti a me, un giovane cadde dalla moto. Non andava forte, ma c’era ghiaia sulla strada e perse il controllo, la moto gli cadde addosso. Mi fermai, gli diedi l’estrema unzione, ma era già morto. Gli abitanti del paese mi dissero: la madre è malata di cuore, vada lei a darle la notizia. Mi feci carico del duro compito. Quella donna, una contadina, rimase a lungo in silenzio. Poi mi guardò e disse: "La Madonna ha sofferto di più"...». (Il cardinale si interrompe, commosso) (Camillo Ruini ad Aldo Cazzullo, Corriere della Sera 7/2)

In un’intervista a Giacomo Galeazzi della «Stampa», l’arcivescovo Casale, schierandosi con papà Englaro, dice: «Anche Giovanni Paolo II ha richiesto di non insistere con interventi terapeutici inutili».
«Penso di aver conosciuto bene Giovanni Paolo II, e ho vissuto quei giorni in stretto contatto con il suo segretario Don Stanislao Dziwisz, mio carissimo amico. So bene dunque il senso delle ultime parole del Papa, "lasciatemi andare". Quando non c’è più niente da fare, il credente sa che, con la morte, per lui la vita non finisce, ma in un certo senso comincia. Sia credenti sia non credenti possono dire "lasciatemi andare" in modo eticamente legittimo, ma per un credente queste parole indicano anche una speranza, significano "lasciatemi tornare alla casa del Padre". Chi ha un’esperienza anche piccola del modo in cui Giovanni Paolo II viveva il suo rapporto con Dio non ha dubbi al riguardo».
Lei era capo dei vescovi quando si visse il dramma di Piergiorgio Welby. Diverso da quello di Eluana perché il malato era cosciente e aveva chiesto di morire. Ripensandoci oggi, non era possibile un atteggiamento diverso da parte della Chiesa? Ad esempio concedere i funerali?
« vero, quel caso era molto diverso. Non solo Welby era cosciente; era molto più dipendente dalla tecnologia per continuare a vivere. Nel mezzo della prova, lui scelse di porre fine alla sua vita. Una scelta che Eluana non ha mai fatto. Quanto alla mia decisione, la Chiesa non può consentire – tanto più quando un caso ha rilevanza pubblica – che si rivendichi nello stesso tempo l’appartenenza al cattolicesimo e l’autonomia nel decidere sulla propria vita. Non si può dire: "Io sono cattolico, e decido io"».
Può un cattolico, tanto più un vescovo, negare la Shoah? una semplice opinione personale in contrasto con quanto sostiene la Chiesa, o è un dato incompatibile con la presenza della Chiesa stessa?
«A questa domanda ha già risposto la Santa Sede, con la nota della Segreteria di Stato pubblicata sull’Osservatore
Romano secondo la quale, per essere ammesso alle funzioni episcopali, Williamson deve "prendere in modo inequivocabile e pubblico le distanze dalla sua posizione sulla Shoah". Se non lo fa, non può fare il vescovo» ((Camillo Ruini ad Aldo Cazzullo, Corriere della Sera 7/2)


«Io non voglio la responsabilità della morte di Eluana», avrebbe detto il premier ai suoi ministri per convincerli a dire sì a un decreto legge che impedisse di sospendere alimentazione e idratazione ad Eluana Englaro. Il che, per deduzione, dovrebbe portare alla conclusione che chi a quel decreto si è poi opposto - Costituzione alla mano - si assume, appunto, la «responsabilità» di quella morte. Messa così, come è evidente, la discussione abbandona ogni profilo di civiltà, diventando quasi incommentabile» (Federico Geremicca, La Stampa 7/2)

«Ma il parere preventivo, arrivato proprio durante un consiglio dei ministri che stava decidendo sulla questione, può apparire lesivo di quella piena autonomia e responsabilità che la Costituzione riserva al governo in questi casi» (Federico Geremicca, La Stampa 7/2)

La lettera di Napolitano lunga tre pagine (Augusto Minzolini, La Stampa 7/2)

Avviene su un’onda emotiva: i sondaggi sul tavolo del Cavaliere sono chiari: se sul diritto all’eutanasia l’opinione pubblica è divisa, sull’idea che una persona possa essere aiutata a morire privandola di acqua e cibo - cioè in modo cruento - è nettamente contraria (Augusto Minzolini, La Stampa 7/2)


Poi c’è il rapporto con la Chiesa. Il rapporto tra il premier e le gerarchie in questi ultimi giorni è stato strettissimo, a cominciare da quel colloquio del 3 febbraio con il segretario di Stato Bertone, che la sala stampa vaticana smentisce ma che fonti autorevolissime confermano. E ulteriore conferma è venuta da quel plauso incondizionato che ha ricevuto l’azione del governo: «Ci hanno ascoltato» (Augusto Minzolini, La Stampa 7/2)


«Qui dobbiamo metterci in testa - ha spiegato Tremonti - che consenso, compattezza della maggioranza e stabilità sono un parametro economico fondamentale in questi momenti di crisi». (Augusto Minzolini, La Stampa 7/2)


«Saranno quelli del Pd - osserva uno dei suoi esperti di immagine - i veri Ponzi Pilati. Mentre Napolitano rischia di fare la parte del boia». (Augusto Minzolini, La Stampa 7/2)

Una flebo in vena di Fenobarbital per evitare attacchi epilettici come prevede il protocollo (Fabio Poletti, La Stampa 7/2)

L’équipe in camice bianco coordinata dal primario anestesista Amato De Monte - ci sono cinque donne, tra le infermiere tutte volontarie c’è pure la sua compagna - si muove che non è ancora l’alba.

Stanzetta d’angolo con un letto di metallo (Fabio Poletti, La Stampa 7/2)

Questa ragazza con i capelli lunghi adagiati sul cuscino, il viso spento, gli occhi aperti che guardano il nulla. (Fabio Poletti, La Stampa 7/2)

A vigilare sulla quiete della stanzetta a piano terra della clinica «La Quiete» ci sono due vigilanti armati. Nessuno può entrare. (Fabio Poletti, La Stampa 7/2)

«A sera arrivano gli ispettori del ministero che devono valutare se la casa di riposo di via Sant’Agostino ha tutti i requisiti per assistere Eluana. E’ l’ennesima tempesta su «La Quiete». Non sarà l’ultima. L’avvocato Campeis giura che l’invio degli ispettori non produrrà effetto: «Dubito del loro potere. Hanno compiti amministrativi. Non possono intervenire sull’esecuzione di un provvedimento giudiziario». (Fabio Poletti, La Stampa 7/2)


«Daremo ogni chiarimento. Siamo un’azienda pubblica indipendente dal sistema sanitario nazionale, connotata da autonomia statutaria, regolamentare, patrimoniale e gestionale. Viviamo solo di rette corrisposte da privati». La clinica ha solo fornito quella doppia stanzetta, una è per Beppino Englaro che è rimasto a Lecco. I medici sono volontari. I volontari sono riuniti nell’associazione «Per Eluana». Si sono offerti perché ci credono. Sono stati scelti per la loro esperienza in cure palliative o in reparti di rianimazione anche se sono molto giovani. Di quello che succede fuori dalla stanzetta dove accudiscono Eluana, vogliono sapere niente. (Fabio Poletti, La Stampa 7/2)

Come ogni giorno, ogni santo giorno da diciassette anni, bisogna passare una spugna sul corpo morto di questa ragazza. Bisogna controllare che non insorgano infezioni. Bisogna accertarsi che il sondino nasogastrico oramai definitivamente vuoto ma «lasciato a dimora» come prevede il protocollo, non crei problemi. Le sacche con il nutrimento artificiale oramai inutili rimangono in un angolo. Non sono acqua. Non contengono pane. Il pane e l’acqua sono solo simboli di una protesta che davanti alla clinica va avanti da giorni. (Fabio Poletti, La Stampa 7/2)

(Fabio Poletti, La Stampa 7/2)

«Una questione di vita e di morte, una tragedia familiare, un caso di amore e di disperazione tra genitori e figlia che cercava di sciogliersi nella legalità dopo un tormento di 17 anni, è stato trasformato ieri da Silvio Berlusconi in un conflitto istituzionale senza precedenti tra il governo e il Quirinale, con il Capo dello Stato che non ha firmato il decreto d´urgenza del governo sul caso Englaro, dopo aver inutilmente invitato il Premier a riflettere sulla sua incostituzionalità, e con Berlusconi che ha contestato le prerogative del Presidente della Repubblica, annunciando la volontà di governare a colpi di decreti legge senza il controllo del Quirinale» (Ezio Mauro, la Repubblica 7/2)

 uno scontro che segna un´epoca, perché chiude la prima fase di un quindicennio berlusconiano di poteri contrastati ma bilanciati e ne apre un´altra, che ha l´impronta risolutiva di una resa dei conti costituzionale, per arrivare a quella che Max Weber chiama l´"istituzionalizzazione del carisma" e alla rottura degli equilibri repubblicani: con la minaccia di una sorta di plebiscito popolare per forzare il sistema esistente, disegnare una Costituzione su misura del Premier, e far nascere infine un nuovo governo, come fonte e risultato di questa concezione tecnicamente bonapartista, sia pure all´italiana. (Ezio Mauro, la Repubblica 7/2)

Qualcosa che non era mai avvenuto nella storia della Repubblica, per i toni politici, per i modi istituzionali, per la sostanza costituzionale: e anche per la suggestione umana. (Ezio Mauro, la Repubblica 7/2)

Come se insieme alle chiavi di San Pietro il Vaticano avesse anche la golden share del governo italiano e delle sue libere istituzioni. (Ezio Mauro, la Repubblica 7/2)

Dal caso Eluana non nasce una forza cristiana: ma un partito ateo e clericale insieme, che è tutta un´altra cosa. (Ezio Mauro, la Repubblica 7/2)

la brutale volontà del presidente del Consiglio di offrire rassicurazioni agli esponenti di una potenza straniera a qualsiasi costo, anche quello dello sconvolgimento della stessa democrazia costituzionale. (Stefano Rodotà, la Repubblica 7/2)

(la sentenza n. 334 del 2008 della Corte costituzionale ha chiarito che la competenza in materia spetta alla magistratura) (Stefano Rodotà, la Repubblica 7/2)

il Parlamento, esplicitamente declassato dal Principe a buca delle lettere, a luogo dove la sua volontà dev´essere ratificata senza discussione. (Stefano Rodotà, la Repubblica 7/2)

Ricordiamo le parole alte e forti con le quali si chiude l´articolo 32 della Costituzione, dedicato al fondamentale diritto alla salute, dunque al governo della propria vita: «La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana». (Stefano Rodotà, la Repubblica 7/2)


Uno che parla di "forniture di cibo e acqua" è destinato a rimanere, idealmente, ancorché multimiliardario, un milanese che lavora in ditta. (Michele Serra, la Repubblica 7/2)


si può documentare che la concezione che il presidente Berlusconi ha della propria sovranità - per dirla difficile: potestas superiorem non recognescens - è inesorabilmente destinata a scontrarsi con il ruolo e il rango che la Costituzione assegnano a Napolitano. (Filippo Ceccarelli, la Repubblica 7/2)

E comunque, tanto per cominciare: Napolitano lui non l´ha votato. Appena eletto (maggio 2006) l´ha designato «comunista doc»; poi «uno dei loro»; quindi ai tempi del governo Prodi ha cominciato a far pressioni sullo scioglimento delle Camere dando per scontato che, una volta vinte le elezioni, il Quirinale l´avrebbe fatto passare per le «forche caudine», testualmente. E tuttavia, tornato infine a Palazzo Chigi, sul più bello Berlusconi si è trovato di nuovo e puntualmente a dover subire la fatica e l´onta della sua mancata superiorità. La cultura aziendale in questo non lo aiuta, né le odi degli alleati sulla rivoluzione carismatica o le lusinghe dei cortigiani, alcuni pure spediti ai vertici della Repubblica. Di solito il potere si ammanta e si maschera, ma a volte è tutto abbastanza chiaro: da lassù, molto semplicemente, Napolitano gli impediva di fare quello che la storia gli richiedeva e che lui, il Cavaliere, con il consueto slancio iper mega e superomistico («una lucida e visionaria follia»), si era imposto di realizzare per l´Italia, per il mondo e per se stesso. (Filippo Ceccarelli, la Repubblica 7/2)

Ma il punto è che nel frattempo anche a Napolitano la Costituzione assegnerebbe qualche compituccio da svolgere, per il paese. Per farla breve: a suo modo, su una quantità di decisioni e materie il presidente della Repubblica ha svolto il classico e scomodo ruolo del contrappeso - o del guastafeste, nell´ottica berlusconiana. L´elenco è lungo: scelta del Guardasigilli, uso dell´esercito, intercettazioni, lodo Alfano, sicurezza, giustizia, eccesso di decreti leggi, informazione e chissà cosa altro di cui non si è avuta notizia. Quando non riusciva a bloccare o ad addomesticare qualche provvedimento, si è capito benissimo che Napolitano era in disaccordo, con il crescente fastidio del Cavaliere. Che ieri evidentemente ha intravisto l´occasione di un bluff che sa anche di redde rationem . O viceversa. (Filippo Ceccarelli, la Repubblica 7/2)


«Io non amo assolutamente entrare in polemica col presidente del Consiglio. Credo però che chiunque debba apporre una firma a un provvedimento abbia il diritto, vorrei dire il dovere, di controllare che ce ne siano i presupposti. Perciò condivido totalmente gli argomenti giuridici che il capo dello Stato ha espresso nella lettera al governo per dire: non fate il decreto, io non mi sento di firmarlo» (Oscar Luigi Scalfaro a Sebastiano Messina, la Repubblica 7/2)

«Se il Parlamento è convocato, è convocato per fare una legge, che è il suo compito. Con grande serenità, dobbiamo dire che il Parlamento ha avuto tutto il tempo per intervenire. Sono 17 anni che questa povera creatura sofferente è ridotta così. Vari Parlamenti hanno avuto modo di fare una legge, ma non l´hanno fatto. Se oggi il Parlamento è in condizione di approvare una legge nel giro di qualche giorno, come ho sentito, fa il suo dovere. Chiunque si muova nell´ambito dei suoi poteri merita rispetto. Speriamo solo che sia una legge assolutamente equilibrata». (Oscar Luigi Scalfaro a Sebastiano Messina, la Repubblica 7/2)


«Premesso che sulla difesa della vita non c´è discussione, penso che si sia passato il limite. Taluni, in omaggio ai sacri principi, emettono sentenze definitive e giudizi irrevocabili. Sono cose inaccettabili. Incivili. Se qualcuno le fa in nome dei principi cristiani, io credo che i principi cristiani parlino di amore, di carità, di comprensione, di partecipazione alla sofferenza. Ma non vedo cosa c´entri con i principi cristiani un´invasione così aggressiva dello spazio di libertà di ciascuno». (Oscar Luigi Scalfaro a Sebastiano Messina, la Repubblica 7/2)


«Italo e Paola salutano cordialmente. Un cantautore canta «Per la vita, per la morte, c´è il suo tempo / C´è una voce che mi dice: Dio non cambia, Dio rimane». A mezzogiorno «ci raccogliamo per la recita dell´Angelus». Dopo la meditazione sul Nuovo Testamento, arriva un giornale radio piuttosto artigianale, quasi tutto dedicato al caso Englaro, con le dichiarazioni del cardinal Bertone. Le previsioni del tempo. Quindi, nel primo pomeriggio, le «attesissime» dediche dall´Italia e dall´estero, gestite da Luciana.
Un´ascoltatrice chiede la grazia per Eluana al santo Massimiliano Kolbe, sacrificatosi nel lager nazista di Auschwitz. Un´altra le dedica una canzone rivolta alla Madonna: «Non si può uccidere una persona in quel modo, neanche un cane». Il canto risuona: «Dico sì». Sì a un bambino che deve nascere, sì all´amore di Maria. Poi tocca alle riflessioni, al «corso di mariologia» di padre Angelo Maria Tentori, alle preghiere della sera, di nuovo al santo rosario da una parrocchia di Rimini. Un altro giorno sta passando. L´ateo Napolitano li ha delusi. Domani Radio Maria ringrazierà la Madonna della grazia ricevuta, se grazia sarà» (Edmondo Berselli, la Repubblica 7/2)

«Ho provveduto a inviare gli ispettori a Udine, perché purtroppo mancano alcune risposte agli interrogativi che abbiamo rivolto», dice il responsabile del Welfare Sacconi. «Non c´è alcun formalismo giuridico che potrebbe arrivare a convincerci che non ci sono i presupposti di necessità e urgenza» (Caterina Pasolini, la Repubblica 7/2)

E infatti, come preannuncia Luigi Bobba, il gruppetto dei teodem si prepara a votare «sì» al disegno di legge varato ieri dal Consiglio dei ministri. «’Il conflitto istituzionale è evidente e ci preoccupa, dall’altro lato penso che il disegno di legge sia la strada per non irrigidire le posizioni. Siamo pronti a votare sì al testo – diceva Bobba – se il punto è quello di non dare al singolo la decisione su alimentazione e idratazione”. Ma sull’iter del ddl non ci sarà quell’accelarzione a cui punta la maggioranza visto che i senatori del Pd si preparano a bloccare lòa via legislativa breve» (Lina Palmerini, Il Sole 24 Ore 7/2).

«L’obiettivo del premier? Il suo putinismo, vuole decidere da solo» (Giorgio Tonini a Lina Palmerini, Il Sole 24 Ore 7/2).

«Questa vicenda, oltre a creare le divisioni dei teodem vicini a Francesco Rutelli, mette in difficoltà quell’asse con l’Udc che D’Alema ed Enrico Letta sponsorizzano» (Lina Palmerini, Il Sole 24 Ore 7/2).

Vedi Zanon e Luciani sul Sole

«Per molti decenni, nella lunga storia del dopoguerra, l’equilibrio tra laici e cattolici è stato garantito in Italia, sia pure con qualche eccezione, dalla prudenza e dal senso dello Stato della Democrazia cristiana e dei suoi alleati. Si sono evitate guerre di religione, le fratture fra italiani e gli strappi istituzionali anche con il concorso della Santa Sede, nel complesso rispettosa della laicità della Repubblica e consapevole che il bene più prezioso era l’unità morale del Paese. Un patrimonio comune che, si poteva immaginare, nessuno avrebbe voluto disperdere.
Purtroppo da ieri questo scenario è in frantumi» (Stefano Folli, Il Sole 24 Ore 7/2)

« evidente che se la clinica di Udine va avanti nella procedura prevista (e gli avvocati della famiglia Englaro lo hanno confermato), il Parlamento non arriverà in tempo, per quanto si affretti, a varare lo stralcio del testamento biologico e a impedire che sia interrotta l’alimentazione prima del triste epilogo» (Stefano Folli, Il Sole 24 Ore 7/2)

«Lo scontro lo ha provocato Napolitano con la sua intrusione di campo. Se avessimo accettato il no della lettera avremmo avuto un governo sotto tutela dell’asse Napolitano-Fini» (da Palazzo Chigi a microfoni spenti, Fabrizio D’Esposito, il Riformista 7/2)

«Fini conta sempre di meno. I suoi ormai non lo seguono più. Alla conferenza stampa di Berlusconi c’era La Russia in piedi, che è ministro ma anche reggente di An. Fini sta compromettendo la sua partita per la successione» (da Palazzo Chigi a microfoni spenti, Fabrizio D’Esposito, il Riformista 7/2)

«Spudoratezza», questa è la parola che aleggia nelle stanze del Quirinale (Stefano Cappelli, il Riformista 7/2)

«Niente sarà più come prima» (Antonio Polito, il Riformista 7/2)

«Il Vaticano non credeva ai suoi occhi, non se l’aspettava» (Antonio Polito, il Riformista 7/2)

«Il presidenzialismo di fatto che lui ha in testa fin dal suo esordio in politica si scontra col parlamentarismo del sistema attuale» (Antonio Polito, il Riformista 7/2)

«Napolitano stacca la spina» (titolo di prima pagina di ItaliaOggi, 7/2)

«Il consiglio che do a Berlusconi è di recarsi alle Camere e dimettersi» (Francesco Cossiga a Emilio Gioventù di ItaliaOggi, 7/2).

«Giorgio Napolitano è una regina Elisabetta senza cappellino e senza borsetta» (Francesco Cossiga a Emilio Gioventù di ItaliaOggi, 7/2).

«Non può essere cambiata la sentenza, ma può essere cambiata la legge e la sentenza cade perché non ha più fondamento (Francesco Cossiga a Emilio Gioventù di ItaliaOggi, 7/2).

«Adesso ci sono coloro che in nome della democrazia, essendo però in minoranza, e affermando la supposta superiorità dei loro princìpi laicisti, permettono l’assassinio di Stato» (Francesco Cossiga a Emilio Gioventù di ItaliaOggi, 7/2).

«Due anestesisti di Padova accompagnati da un ufficiale medico dei carabinieri» (Oscar Cromato, ItaliaOggi 7/2)

«Sono giunti in questi giorni decine di esposti a polizia, carabinieri e alla stessa procura. Fra questi quelli inviati da Pietro Crisafulli (fratello di Salvatore che, nel 2005, si risvegliò dopo due anni di stato vegetativo)» (Oscar Cromato, ItaliaOggi 7/2)

«Il caudillo italiano squaderna l’intero suo repertorio, ereditato – come è sempre più evidente – dal ”programma di rinascita democratica” del venerabile maestro Licio Gelli» (Dino Greco, Liberazione 7/2)

«Esercita un’inaudita violenza sul iorpo di una donna costringendola a protrarre un’esistenza puramente vegetativa, compie un gesto di crudele sopraffazione sulla sua famiglia» (Dino Greco, Liberazione 7/2)

«Occorre mobilitarsi, da subito, in tutto il Paese» (Dino Greco, Liberazione 7/2)

«Eluana ha cominciato il cammino forzato verso la morte perché iniquamente privata di cibo e acqua» (Angelo Bagnasco, Avvenire 7/2)

«Non dare più cibo ed acqua a una persona, come si deve chiamare se non omicidio?» (Angelo Bagnasco, Avvenire 7/2)

«Sono destinata a far la cavia tutta la vita» (Eluana Englaro, lettera a suor Rina Gatti, sua ex insegnante di italiano, dicembre 1991).

«Le indagini non si sono affatto fermate e gli investigatori non si sono seduti dietro la scrivania. Tant’è che ancora ieri sera, sotto la pioggia battente e fino a tardi c’era un via vai (molto, molto discreto) di investigatori che entravano e uscivano dalla casa di cura ed anche, sempre dalle parti di Lecco e dintorni per raccogliere il maggior numero possibile d’informazioni il più in fretta possibile. Mentre i legali di Englari continuavano a ripetere la stessa frase» (Pino Ciociola, Avvenire 7/2).

«Alla sacralità della vita ormai non crede quasi più nessuno, ma sulla sacralità del week end l’unanimità è bulgara: per cui, il mondo politico si ferma oggi e domani, e solo lunedì comincerà a lavorare per evitare la morte di Eluana» (Michele Brambilla, Il Giornale 7/2)

«Non c’è soffferenza fisica in lei, nessun respiratore a cui è collegata. Apre e chiude gli occhi, quando sente una voce o vede la luce, presenta un normale ritmo sonno-veglia. L’ultima volta che sono andata a trovarla, le ho sentito, per esempio, un respiro molto affannoso, quando si parlava della sua morte e si tranquillizzava se le si rivolgeva con dolcezza e affetta. Io l’ho vista e capivo che ascoltava, che vuole vivere» (Antonella Vian a Manila Alfano e Franco Sala de Il Giornale 7/2)

«Questo è il Paese in cui, secondo uno studio Giviti-Istituto Negri, più della metà delle morti in terapia intensiva avviene per interruzione delle cure, e dove, su 150 mila ricoverati, oltre18 mila decessi avvengono per decisione dei medici. Secondo il Centro di Bioetica dell’Università cattolica, poi, il 42 per cento dei medici ha praticato la sospensione delle cure. La rivista medica Lancet, infine, ha sostenuto che in Italia il 23 per cento dei decessi è preceduto da una decisione medica. Tutto sarà come prima, legge o non legge: si fa ma non si dice. Ecco come è già andata a finire» (Filippo Facci, Il Giornale 7/2).

E attacca sulla Carta: "Fu fatta dopo la fine della dittatura". Al padre: "Mi dicono che ha un bell’aspetto, funzioni attive, il ciclo mestruale...". Il capo dello Stato: "I cittadini mi sosterranno" (foto). Veltroni: "Il Cavaliere vuole crisi istituzionale". Schifani e Fini, accordo per tempi rapidi per il ddl.

UDINE - Lontano dai conflitti istituzionali e dal dibattito politico, alla "Quiete" di Udine la procedura di sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione a Eluana Englaro procede. Malgrado l’arrivo in clinica, nel primo pomeriggio, degli ispettori inviati dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi: i tre funzionari, a quanto si apprende, avrebbero chiesto e ottenuto di vedere la paziente. Poco dopo, sono giunti anche i Nas.

E dalla casa di cura è trapelata anche la notizia che il sondino nasogastrico di Eluana è stato da lei espulso, a causa di una crisi di tosse. I medici hanno poi provveduto a riposizionarlo: così il protocollo è potuto proseguire, nei modi stabiliti dai sanitari.

Quanto agli ispettori, i tre funzionari - che sono rimasti nella struttura poco più di mezz’ora - sono giunti nella città friulana in mattinata, e hanno già avuto incontri all’assessorato regionale alla Sanità e all’Asl 4 da cui dipende la casa di cura. In particolare, il loro scopo è chiarire i rapporti tra la stessa Asl, la clinica e l’associazione "per Eluana", che da lunedì sera ha assunto in carico la donna. E verificare l’idoneità della Quiete alla procedura in atto nei confronti della paziente. Dell’ipotesi di scarsa idoneità si dice convinta il sottosegretario Eugenia Roccella: "Ci sono profili di irregolarità".

Poco dopo gli ispettoriministeriali, sono giunti alla Quiete anche gli ispettori dei Nas di Roma. Il loro compito è controllare se la casa di riposo abbia tutti i requisiti per poter accogliere e curare Eluana Englaro. Si è trattato di una visita accuratissima per verificare l’adeguatezza dei locali, ma di cui non sono stati resi noti gli esiti. Insieme a loro c’era un consulente della procura di Udine, primario di rianimazione di Padova.

Nel frattempo, il protocollo va avanti. Come ha spiegato l’avvocato Franca Alessio, curatrice speciale della Englaro: il meccanismo per sospendere progressivamente l’alimentazione e l’idratazione continua, e "non c’è nessuna preoccupazione per gli ispettori". "L’organizzazione" che sta seguendo la delicata operazione "sta agendo al meglio possibile, quindi gli ispettori non possono in alcun modo trovare qualcosa che fermi la procedura", ha proseguito la Alessio. Quanto ai giorni che ancora attendono Eluana, "non posso certo dire io quanto ci vorrà", "ma spero che questa vicenda finisca al più presto". Anche secondo Giuseppe Campeis, il legale della famiglia Englaro, dopo la visita degli ispettori ha ribadito che "tutto procede come previsto". Facendo notare come l’iniziativa in corso sia utorizzata dal decreto della Corte d’appello di Milano.

Campeis si è detto tranquillo e sereno anche per quanto riguarda eventuali azioni della Procura della Repubblica di Udine: "Mi auguro - ha sottolineato - che si attenga alle indicazioni esplicitate ieri dal procuratore generale di Trieste".

E scritte ingiuriose contro Beppino Englaro sono apparse la scorsa notte, a Udine. I vigili urbani hanno subito provveduto a cancellarle. Carabinieri e polizia stanno indagando sull’episodio. Davanti alla Quiete, invece, diverse associazioni cattoliche hanno esposto cartelli per invitare il padre "a non uccidere la figlia".