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 2010  maggio 02 Domenica calendario

APPUNTI SU ELUANA ENGLARO


«Sono destinata a far la cavia tutta la vita» (Eluana Englaro, lettera a suor Rina Gatti, sua ex insegnante di italiano, dicembre 1991).

«Nel caso di Eluana vedo un abuso da parte di una civiltà tecnologica totalizzante, così gonfia di sé e dei suoi successi da volersi sostituire alla natura. Si è perduta la saggezza della giusta misura. La Chiesa, e il governo insieme a lei, sono vittime di questo paradigma culturale dominante» (Giovanni Reale, filosofo cattolico a Daniela Monti, Corriere della Sera 7/2/2009)

«Ciò che si pensa contro la Chiesa, se non lo si pensa da dentro la Chiesa, è privo di interesse» (Gomez Davila) (Daniela Monti, Corriere della Sera 7/2/2009)

«MILANO - L’autopsia che i medici avevano eseguito nel 2005 sul corpo di Terri Schiavo, la donna americana morta dopo essere vissuta 15 anni in stato vegetativo, aveva mostrato un cervello ”profondamente atrofizzato” e ”gravemente deteriorato ”, con un peso metà del normale. E la donna era cieca perché i centri della visione, che si trovano nella corteccia cerebrale, non funzionavano più. Ma il resto dell’organismo non era in cattive condizioni. Anzi.
Persone in questo stato mantengono di solito le funzioni del corpo, perché l’unica cosa che manca in loro è la coscienza: non interagiscono con l’ambiente. Eluana, dicono i medici, ha le mestruazioni e, afferma il premier Silvio Berlusconi, ”teoricamente” potrebbe avere figli.
Che cosa ne pensano gli esperti? ”Quando una persona è in stato vegetativo la macchina del corpo continua a funzionare – spiega Franco Toscani, direttore scientifico dell’Istituto Maestroni per la ricerca nel campo delle cure palliative a Crema ”. I nuclei della base funzionano e sono quelle strutture che regolano la secrezione ormonale, la temperatura, la funzionalità intestinale, il battito del cuore. Se viene fornita la benzina, cioè se una persona viene alimentata (nel caso di Eluana con un sondino nasogastrico, ndr), la macchina funziona ”. Gli ormoni, dunque, continuano ad essere prodotti, compresi quelli della sfera riproduttiva. Da qui l’ipotesi che potrebbe avere un figlio. Ma una persona in queste condizioni potrebbe portare avanti una gravidanza? ”L’idea è agghiacciante – dice Toscani – ma da un punto di vista fisiologico si può anche ipotizzare: del resto si sono fatti esprimenti con uteri artificiali. E poi dall’esperienza clinica sappiamo che persone in coma hanno portato avanti gravidanze già in atto per un mese, un mese e mezzo e poi sono morte. Ma è macabro pensare a qualcosa del genere di fronte a persone che non possono nemmeno decidere della loro vita”.
Con il tempo però anche le funzioni del corpo tendono a deteriorarsi. ” chiaro che più tempo passa dall’evento acuto e peggio è – sottolinea Rita Formisano, primario dell’Unità post-coma dell’Istituto Santa Lucia di Roma – ma non è tutto bianco o tutto nero”. Come dire che ci sono diversi tipi di stati vegetativi, dove tutto funziona nel corpo, quello che cambia è lo stato di coscienza.
’La letteratura internazionale – dice l’esperta – parla di un confine sottile fra lo stato vegetativo, dove manca il contatto con l’ambiente, e uno stato di minima coscienza in cui il paziente è in grado di avere, in maniera fluttuante, una qualche interazione con l’ambiente ”. Quindi, se è vero che le funzioni del corpo vengono mantenute non è sempre vero che la coscienza sia del tutto perduta, almeno secondo alcuni esperti. ”A volte - precisa Rita Formisano - vediamo con la risonanza magnetica atrofie spaventose del cervello in pazienti che poi recuperano e viceversa danni lievi in chi non si riprende più”. Semmai è su questo che si deve discutere per dire che una persona è ”viva” e non sul fatto che una possa o meno mantenere le funzioni riproduttive. ”Però – riprende Toscani – in questi casi la sopravvivenza è sempre dovuta all’intervento assistenziale. In stato di natura la morte della corteccia cerebrale provoca una condizione in cui non c’è possibilità di sopravvivenza”» (Adriana Bazzi, Corriere della Sera 7/2)

«Il volto sul cuscino, gli occhi grandi e scuri, i denti bianchi, come nelle foto. Quello che resta di Eluana: l’immagine sbiadita della bruna stupenda dalle ciglia allungate dal rimmel e il sorriso che tutte vorrebbero. La malattia l’ha cambiata, ma i lineamenti sono gli stessi. Delicati, più lievi, i suoi tratti hanno ancora qualcosa di bello.
 lì, nel suo letto d’ospedale, dove l’ho vista per l’ultima volta lo scorso 11 ottobre. Capelli neri alla nuca, la fronte spaziosa, le guance più chiare del solito. Fa tenerezza. Eluana sta morendo per emorragia, così dicono i medici. Le suore al capezzale, il padre che la bacia. Di fronte la solita parete tappezzata di foto.
Immagini di ogni età, infanzia felice, adolescenza spezzata. Eluana radiosa che volteggia in hula hop, piccola e goffa con le scarpe del padre, seria al timone durante una crociera. Eluana che non c’è più. Lo ripete papà Beppino, ed è evidente volgendo lo sguardo.
Quello che resta di Eluana ora sembra che se ne stia andando. Nel silenzio assoluto, senza una smorfia, senza un lamento. La pelle chiara e distesa, gli occhi profondi che non si fermano mai, la bocca che si apre e si chiude, in un perenne boccheggiare. Nel naso spunta il sondino, ormai parte del corpo.
Qualche giorno dopo, lei si riprende. Ma il viso è sempre lo stesso. Nulla di diverso rispetto allo scorso agosto, quando in un pomeriggio meno afoso degli altri, accompagno Beppino nella clinica di Lecco. Porta un pigiama chiaro e leggero, le braccia lungo il corpo, il volto abbandonato in una ormai immutabile quiete. Sono le 16, Eluana si sta alimentando.
Dalla sacca alla destra del letto scorre ciò che la tiene in vita: 12 ore per nutrirla, altrettante per idratarla. La sua vita negli ultimi 17 anni. Con le giornate scandite dal ritmo del sondino, le passeggiate in carrozzella, la ginnastica tra le mani delle suore. Da "purosangue della libertà", come ama chiamarla suo padre, a disabile estrema nel buio della coscienza.
Pur sempre bella, anche se lei non lo sa (Grazia Maria Mottola, Corriere della Sera 8/2)»

Non c’è molto da fare, ormai, se non accudirla, starle vicino, curare ogni sua reazione, ogni conseguenza legata alla sospensione dei nutrienti. Per questo, lo prevede il protocollo, ci sono due farmaci pronti per l’uso: infusioni sottocutanee di «Delorazepam » (ansiolitico) e iniezioni di «Fenobarbitale Luminale» (anti- epilettico) per prevenire gli spasmi (Grazia Maria Mottola, Corriere della Sera 7/2).

«[…] modalità tali da garantire un adeguato e dignitoso accudimento accompagnatorio, come umidificazioni frequenti delle mucose, somministrazione di sostanze idonee ad eliminare l’eventuale disagio da carenza di liquidi, cura dell’igiene del corpo e dell’abbigliamento […]» (dal decreto della corte d’Appello di Milano).

«[…] il viso comincerà ad affilarsi, e zigomi e naso spunteranno sempre più pronunciati. Ma nessuno permetterà che la sua pelle si raggrinzisca e perda il candore, o che le labbra si essicchino al punto da spaccarsi […]» (Grazia Maria Mottola, Corriere della Sera 7/2).

«Ricorderò sempre il giorno in cui fui testimone di un incidente stradale a Regnano, sulle colline di Reggio Emilia. Stavo guidando. Davanti a me, un giovane cadde dalla moto. Non andava forte, ma c’era ghiaia sulla strada e perse il controllo, la moto gli cadde addosso. Mi fermai, gli diedi l’estrema unzione, ma era già morto. Gli abitanti del paese mi dissero: la madre è malata di cuore, vada lei a darle la notizia. Mi feci carico del duro compito. Quella donna, una contadina, rimase a lungo in silenzio. Poi mi guardò e disse: "La Madonna ha sofferto di più"...». (Il cardinale si interrompe, commosso) (Camillo Ruini ad Aldo Cazzullo, Corriere della Sera 7/2)

«La Chiesa non può consentire - tanto più quando un caso ha rilevanza pubblica - che si rivendichi nello stesso tempo l’appartenenza al cattolicesimo e l’autonomia nel decidere sulla propria vita. Non si può dire: "Io sono cattolico, e decido io"» (il cardinale Camillo Ruini ad Aldo Cazzullo, Corriere della Sera 7/2)

«Io non voglio la responsabilità della morte di Eluana», avrebbe detto il premier ai suoi ministri per convincerli a dire sì a un decreto legge che impedisse di sospendere alimentazione e idratazione ad Eluana Englaro. Il che, per deduzione, dovrebbe portare alla conclusione che chi a quel decreto si è poi opposto - Costituzione alla mano - si assume, appunto, la «responsabilità» di quella morte. Messa così, come è evidente, la discussione abbandona ogni profilo di civiltà, diventando quasi incommentabile» (Federico Geremicca, La Stampa 7/2)

«Saranno quelli del Pd - osserva un esperto di immagine - i veri Ponzi Pilati. Mentre Napolitano rischia di fare la parte del boia» (Augusto Minzolini, La Stampa 7/2)

«Una flebo in vena di Fenobarbital per evitare attacchi epilettici come prevede il protocollo» (Fabio Poletti, La Stampa 7/2)

«Questa ragazza con i capelli lunghi adagiati sul cuscino, il viso spento, gli occhi aperti che guardano il nulla» (Fabio Poletti, La Stampa 7/2)

«Come ogni giorno, ogni santo giorno da diciassette anni, bisogna passare una spugna sul corpo morto di questa ragazza. Bisogna controllare che non insorgano infezioni. Bisogna accertarsi che il sondino nasogastrico oramai definitivamente vuoto ma ”lasciato a dimora” come prevede il protocollo, non crei problemi. Le sacche con il nutrimento artificiale oramai inutili rimangono in un angolo. Non sono acqua. Non contengono pane. Il pane e l’acqua sono solo simboli di una protesta che davanti alla clinica va avanti da giorni» (Fabio Poletti, La Stampa 7/2).

«Una questione di vita e di morte, una tragedia familiare, un caso di amore e di disperazione tra genitori e figlia che cercava di sciogliersi nella legalità dopo un tormento di 17 anni, è stato trasformato ieri da Silvio Berlusconi in un conflitto istituzionale senza precedenti tra il governo e il Quirinale, con il Capo dello Stato che non ha firmato il decreto d´urgenza del governo sul caso Englaro, dopo aver inutilmente invitato il Premier a riflettere sulla sua incostituzionalità, e con Berlusconi che ha contestato le prerogative del Presidente della Repubblica, annunciando la volontà di governare a colpi di decreti legge senza il controllo del Quirinale» (Ezio Mauro, la Repubblica 7/2, è l’inizio dell’articolo in cui si accusa il premier di bonapartismo)

«Il Parlamento, esplicitamente declassato dal Principe a buca delle lettere, a luogo dove la sua volontà dev´essere ratificata senza discussione» (Stefano Rodotà, la Repubblica 7/2).

«Uno che parla di "forniture di cibo e acqua" è destinato a rimanere, idealmente, ancorché multimiliardario, un milanese che lavora in ditta» (Michele Serra, la Repubblica 7/2).

«Si può documentare che la concezione che il presidente Berlusconi ha della propria sovranità - per dirla difficile: potestas superiorem non recognescens - è inesorabilmente destinata a scontrarsi con il ruolo e il rango che la Costituzione assegnano a Napolitano» (Filippo Ceccarelli, la Repubblica 7/2).

«L’obiettivo del premier? Il suo putinismo, vuole decidere da solo» (Giorgio Tonini a Lina Palmerini, Il Sole 24 Ore 7/2).

«Per molti decenni, nella lunga storia del dopoguerra, l’equilibrio tra laici e cattolici è stato garantito in Italia, sia pure con qualche eccezione, dalla prudenza e dal senso dello Stato della Democrazia cristiana e dei suoi alleati. Si sono evitate guerre di religione, le fratture fra italiani e gli strappi istituzionali anche con il concorso della Santa Sede, nel complesso rispettosa della laicità della Repubblica e consapevole che il bene più prezioso era l’unità morale del Paese. Un patrimonio comune che, si poteva immaginare, nessuno avrebbe voluto disperdere.
Purtroppo da ieri questo scenario è in frantumi» (Stefano Folli, Il Sole 24 Ore 7/2)

«Lo scontro lo ha provocato Napolitano con la sua intrusione di campo. Se avessimo accettato il no della lettera avremmo avuto un governo sotto tutela dell’asse Napolitano-Fini» (da Palazzo Chigi a microfoni spenti, Fabrizio D’Esposito, il Riformista 7/2)

«Fini conta sempre di meno. I suoi ormai non lo seguono più. Alla conferenza stampa di Berlusconi c’era La Russia in piedi, che è ministro ma anche reggente di An. Fini sta compromettendo la sua partita per la successione» (da Palazzo Chigi a microfoni spenti, Fabrizio D’Esposito, il Riformista 7/2)

«E infatti, come preannuncia Luigi Bobba, il gruppetto dei teodem si prepara a votare ”sì” al disegno di legge varato ieri dal Consiglio dei ministri. ”Il conflitto istituzionale è evidente e ci preoccupa, dall’altro lato penso che il disegno di legge sia la strada per non irrigidire le posizioni. Siamo pronti a votare sì al testo – diceva Bobba – se il punto è quello di non dare al singolo la decisione su alimentazione e idratazione”. Ma sull’iter del ddl non ci sarà quell’accelarzione a cui punta la maggioranza visto che i senatori del Pd si preparano a bloccare la via legislativa breve» (Lina Palmerini, Il Sole 24 Ore 7/2).

«Questa vicenda, oltre a creare le divisioni dei teodem vicini a Francesco Rutelli, mette in difficoltà quell’asse con l’Udc che D’Alema ed Enrico Letta sponsorizzano» (Lina Palmerini, Il Sole 24 Ore 7/2).

«’Spudoratezza”», questa è la parola che aleggia nelle stanze del Quirinale (Stefano Cappelli, il Riformista 7/2).

Il ddl Englaro verrà approvato anche con i voti dell’Italia dei Valori. Domani si riunirà il gruppo parlamentare del Senato e il presidente Felice Belisario darà l’indicazione di approvare il provvedimento voluto fortissimamente da Silvio Berlusconi, dopo il braccio di ferro con il capo dello Stato. Lo stesso farà martedì il presidente dei deputati dipietristi Massimo Donadi. Un’indicazione che non sarà vincolante per nessun dei 41 parlamentari dell’Idv: la linea del partito è lasciare libertà di coscienza visto che anche dentro questa forza politica c’è una discussione tra laici e cattolici. E’ chiara la valenza politica di una posizione ufficiale di questo tipo da parte di Antonio Di Pietro, il più intransigente e inviso oppositore del governo.
Sarà la prima volta che l’ex pm voterà e dirà di votare per un provvedimento del centrodestra. Ma secondo lui la vicenda Englaro «prescinde dalla lotta politica, che continuerà più dura di prima, se mai fosse possibile...». E prescinde pure «dalle pressioni indebite e dalle ciniche strumentalizzazioni che Berlusconi fa del caso Englaro». Così come non c’entra nulla lo scontro tra Palazzo Chigi e il Quirinale. «La scelta del capo dello stato - sostiene infatti Donadi - è giusta e equilibrata, un atto doveroso di fronte alla palese incostituzionalità del decreto del governo. Berlusconi usa in maniera cinica la tragedia umana di una persona e di una famiglia, amplifica lo scontro per distogliere gli italiani dall’incapacità del governo, vuole fare a pezzi la Costituzione per diventare il padrone assoluto del Paese».
Ma per Di Pietro bisogna salvare la vita di Eluana. Per questo sostiene che il Parlamento deve decidere «al più presto» e assumersi le sue responsabilità: «L’Italia dei Valori farà valere le sue ragioni nelle aule parlamentari e non si rifugerà, pilatescamente parlando, dietro l’ostruzionismo fine a se stesso». Sul ddl Englaro, quindi, l’Idv non farà un’opposizione preconcetta: «Faremo in modo che il Parlamento risponda davanti al Paese delle proprie azioni».
Con i voti dell’Idv il provvedimento avrà una larghissima maggioranza che va dal Pdl alla Lega, l’Udc e i teodem del Pd, oltre ai voti di coscienza che esprimeranno una parte dei cattolici Democratici. Al Senato l’Idv è addirittura disponibile a votare il ddl anche in commissione, in sede deliberante, cioè senza passare dall’aula per accelerare i tempi al massimo. Ma per la «deliberante» ci vuole l’unanimità e il gruppo Pd è contrario. Ma in aula, sui tabelloni elettronici di Camera e Senato, si accenderanno tantissime lucette verdi (voto favorevole) e una piccola macchia rossa, i voti del Pd. Per un giorno Di Pietro metterà nel cassetto le sue dure polemiche contro il premier e guarderà solamente verso la clinica «La Quiete» di Udine. «Eluana - spiega Belisario - respira regolarmente e non ha bisogno delle macchine per vivere, non è prigioniera del suo corpo. Se ci fossimo trovati davanti il decreto che Berlusconi con una specie di golpe voleva imporre a Napolitano, il nostro atteggiamento sarebbe stato diverso. Ma ora - aggiunge il capogruppo dell’Idv - si tratta di votare un ddl che anticipa la legge sul testamento biologico. E dobbiamo salvare una vita: non c’è tempo da perdere. Il caso Eluana deve essere decontestualizzato dalla situazione politica e dalla scontro. Lascerò ai miei senatori la libertà di votare secondo coscienza, ma io sono un cattolico praticante e come me credo la pensino la maggior parte degli elettori dell’Idv che non vogliono staccare la spina a Eluana» (Amedeo La Mattina, La Stampa 8/2)

«Niente sarà più come prima» (Antonio Polito, il Riformista 7/2)

«Napolitano stacca la spina» (titolo di prima pagina di ItaliaOggi, 7/2)

«Il consiglio che do a Berlusconi è di recarsi alle Camere e dimettersi» (Francesco Cossiga a Emilio Gioventù di ItaliaOggi, 7/2).

«Giorgio Napolitano è una regina Elisabetta senza cappellino e senza borsetta» (Francesco Cossiga a Emilio Gioventù di ItaliaOggi, 7/2).

«Alla sacralità della vita ormai non crede quasi più nessuno, ma sulla sacralità del week end l’unanimità è bulgara: per cui, il mondo politico si ferma oggi e domani, e solo lunedì comincerà a lavorare per evitare la morte di Eluana» (Michele Brambilla, Il Giornale 7/2)

«Non c’è soffferenza fisica in lei, nessun respiratore a cui è collegata. Apre e chiude gli occhi, quando sente una voce o vede la luce, presenta un normale ritmo sonno-veglia. L’ultima volta che sono andata a trovarla, le ho sentito, per esempio, un respiro molto affannoso, quando si parlava della sua morte e si tranquillizzava se le si rivolgeva con dolcezza e affetta. Io l’ho vista e capivo che ascoltava, che vuole vivere» (Antonella Vian a Manila Alfano e Franco Sala de Il Giornale 7/2)

«Questo è il Paese in cui, secondo uno studio Giviti-Istituto Negri, più della metà delle morti in terapia intensiva avviene per interruzione delle cure, e dove, su 150 mila ricoverati, oltre18 mila decessi avvengono per decisione dei medici. Secondo il Centro di Bioetica dell’Università cattolica, poi, il 42 per cento dei medici ha praticato la sospensione delle cure. La rivista medica Lancet, infine, ha sostenuto che in Italia il 23 per cento dei decessi è preceduto da una decisione medica. Tutto sarà come prima, legge o non legge: si fa ma non si dice. Ecco come è già andata a finire» (Filippo Facci, Il Giornale 7/2).

«[...] Del resto, se domani la ragazza aprisse gli occhi, la faremmo morire lo stesso perché è già stato deciso da un tribunale? [...] Il diritto si è mosso molto male» (Piero Sandulli, ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Teramo, Avvenire 7/2).

«Occorre mobilitarsi, da subito, in tutto il Paese» (Dino Greco, Liberazione 7/2).