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 2010  aprile 22 Giovedì calendario

COS VENGONO DECISI I VOTI ALLO STREGA" - E’

sempre "Stregopoli", come Calciopolie Tangentopoli, una gara truccata dai grandi editorie dalle manovre del comitato direttivo», aveva tuonato, con la rabbia dell’escluso, Raffaello Avanzini una settimana fa quando la sua Newton Compton era rimasta fuori dalla short list dei dodici ammessi al premio Strega. E ora che la macchina del premio si è messa inesorabilmente in moto, a partire dalle telefonate per conquistare i giurati? «Aggiungo Stregopoli come Monopoli, gioco che conosciamo talmente bene da farci buttar fuori per non rovinare i conti. Al comitato il giorno dell’esclusione mi hanno detto "non potete entrare, altrimenti andate in cinquina". Io non voglio il santo, sono uno che ha sempre dovuto giocare con le regole degli altri, ma a volte l’ha fatto meglio di loro».

Non sono vanterie: Newton Compton dal 1985 si è candidata allo Strega 17 volte, tre non è stata accettata ma nelle altre 14, una volta sì e una no è entrata in finale, collezionando un secondo e cinque terzi posti (l’ultimo l’anno scorso con L’istinto del lupo di Massimo Lugli). E allora può spiegarlo lui, come funziona la caccia al voto Strega, dopo che per la dozzina si sono aperti i cancelletti: «Allo stesso modo di sempre, prendi l’elenco dei 400 e telefoni». Tutto qui? «Beh, si sa che metà dei votanti non vale nemmeno la telefonata. Ora l’elenco aggiornato finalmente è sul sito della Fondazione,e anche se in sostanza non cambia nulla, almenoè evidente: Mondadori ha potenzialmente tra 110 e 140 nomi di collaboratori a vario titolo delle varie case editrici del gruppo. Rizzoli tra 80 e 100. Per dare un’idea delle proporzioni, noi quando partecipiamo contiamo su un voto di mio padre Vittorio, che ce l’ha da 23 anni, e su 15-18 persone che hanno rapporti di lavoro con noi. Poi, facendo un pressing a seconda del libro, possiamo aggiungerne 10, 15 o di più». Come si fa? «Come fanno tutti. Naturalmente si parla del proprio libro in gara, ma anche di pubblicazioni, introduzioni, presentazioni, traduzioni, passaggi televisivi e radiofonici». Insomma, scambi. «Normale: non sono così cinico da pensare che il valore letterario, a partire dal nostro libro escluso di quest’anno, The father di Vito Bruschini che abbiamo già venduto in sei paesi, non sia importante. Ma nemmeno così ipocrita da negare che per chi li fa i libri hanno valore economico. E siccome lo Strega rende in vetrine, fascette, recensioni, notorietà, vale qualche investimento nel catalogo o in buoni rapporti. Io non parlo male degli editori, soprattutto i piccoli, che fanno il loro mestiere. Piuttosto, il problema è il comitato direttivo». Ha il dente avvelenato per l’esclusione? «Quello non vuol dire niente, finiranno anche stavolta per chiedermi dei voti in prestito, come è successo l’anno scorso quando volevano in finale un libro che poi nonostante il mio e il loro aiuto non ce l’ha fatta perché due voti per posta, già contati, sono arrivati tardi. Il punto è che il quarto e quinto posto in cinquina è quasi sempre il comitato a deciderlo, col proprio pacchetto di 20-25 voti. E con i nuovi ingressi tra i 400 il suo peso non è certo diminuito». Il ruolo di dominus del gioco degli organizzatori quest’anno è già stato enfatizzato dalla scelta dei dodici in gara tra più di venti pretendenti. La profezia è che la "lobby del presidente" sarà di nuovo al centro delle strategie per cinquina e finale. Ciò che divide è il giudizio se sia un bene o un male. Chi è ottimista ricorda che il prestigio Strega deriva proprio dalla miscela di interessi di bottega e scelte "dall’alto". Per chi vede nero come Avanzini è turbativa di mercato, o peggio solo del mercato minore, perché contro i potenti nulla può. Il prossimo 10 giugno i voti ai più prevedibili finalisti, Sorrentino (Feltrinelli), Avallone (Rizzoli), Pennacchi (Mondadori) e la gara per i due posti restanti (sulla carta favoriti Nucci, Ponte alle Grazie, Pavolini, Fandango, Recami, Sellerio, ma c’è anche la variabile Rosa Matteucci, in corsa senza l’appoggio Bompiani) daranno agli incerti qualche ragione per schierarsi in più.