Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  aprile 22 Giovedì calendario

PREOCCUPAZIONE NELLE FABBRICHE "FINIREMO TUTTI SPREMUTI" - TORINO

Ai cancelli delle fabbriche Fiat l’incubo è uno solo: la flessibilità. Turni in più e pause ridotte in cambio di nuovi modelli e produzione. Un incubo, mentre non si ferma la cassa integrazione, che attraversa l’Italia, da Mirafiori, dove la discussione non è ancora partita, a Pomigliano d’Arco, dove dovrebbe arrivare la Nuova Panda. «Che siamo, polacchi o cinesi? Ormai non fa differenza. Come diceva Troisi: non ci resta che piangere», dice Marco, operaio campano. E alle Carrozzerie di Mirafiori, dove si teme la "cura Pomigliano" gli fa eco Michele, da 22 anni in linea di montaggio: «Cinesi, giapponesi, tedeschi, non è importante. Veniamo tutti spremuti.

Non vuoi essere spremuto? E allora non ti faccio lavorare. Hai paura e alla fine ti adegui. Finirà così. I sindacati fanno un po’ di melina, ma poi firmano».

Il cambio turno è l’occasione per parlare delle novità, della staffetta al vertice tra Montezemolo e Elkann, dei piani di Marchionne. Cose che sembrano lontane. «Per noi non cambierà nulla», dicono gli operai, che a Torino si dividono però tra pro Luca e pro Yaky. «Montezemolo non se ne andrà mai, rimarrà supervisore», sottolinea Daniele Calì. «Elkann è giovane - dice Salvatore, da 23 anni alla Fiat - speriamo che abbia idee brillanti e che salvi Mirafiori. Nel giro di un anno siamo passati dagli straordinari alla cassa integrazione». Scappa la battuta da tifo bianconero: «Speriamo che faccia meglio che alla Juve».

Nuovi modelli? Flessibilità? «Noi in fabbrica non sappiamo nulla - sostiene Giovanni - i piani sono sempre tutti buoni. La cassa e gli stipendi sono il problema. Troppa cassa e stipendi bassi». Ma appena si parla di ore in più, di sabato in catena di montaggio nello stabilimento torinese c’è chi storce il naso: «Più di così? Cosa vogliono ancora? Ho 31 anni. Arriverò alla pensione, forse, distrutta», dice Luisa Canna.

Lo stesso malessere misto a rassegnazione che si respiraa Pomigliano in attesa della Nuova Panda. I 18 turni, mezz’ora di mensa spostata a fine turno, stop ridotti da 40 a 30 minuti, 80 ore di straordinario, con i sabati alla catena di montaggio sono dietro l’angolo. «A me basta che si lavori, sui ritmi poi si vedrà», dice però Antonio Esposito, da 24 anni in forza alla lastrosaldatura.

«Non è che ci si deve uccidere di fatica, ma non ci facciamo scappare il lavoro», gli fa eco Tommaso. Alberto invece ha paura: «Fare i 18 turni lavorativi sarà un massacro. Con questa situazione si stanno perdendo i diritti». Giovanni è possibilista: «Lavorare il sabato? Questione di abitudine.

Spero che ci tratteranno bene, che Elkann abbia un po’ di sangue buono. Il nonno Agnelli ci teneva a Pomigliano. E poi guardate Termini». Già, in Sicilia i nuovi piani del Lingotto, la divisione dell’auto e il cambio al vertice lasciano indifferenti. Non si discute di orari, ma di offerte d’acquisto che non si concretizzano. E per i duemila operai dicembre 2011 sarà l’ultimo mese di lavoro.

(hanno collaborato Patrizia Capua e Giovanni Scarlata)