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 2010  aprile 23 Venerdì calendario

DE BENEDETTI PENSA AL DOPO E SCARICA IL PD

La prima volta era capitata nell’autunno scorso. Carlo De Benedetti in prima pagina su Il Foglio di Giuliano Ferrara. Con un articolone su Barack Obama visto da vicino (’Fra Roosevelt e Carter”). E tanto di precisazione del direttore sotto l’evento: ”Visto che Carlo De Benedetti ci ha inviato un gradito e richiesto articolo su Obama”, avvertì Ferrara, ”vorrei precisare che Il Foglio non è passato al nemico, non ancora.
C’è tempo e, anzi, resta saldamente, ironicamente e liberamente berlusconiano”. Era il 5 ottobre 2009. Ieri, giovedì 22 aprile, l’Ingegnere De Benedetti è tornato a campeggiare sulla prima pagina de Il Foglio: ”Caro Tremonti, giù le tasse per favore”. Questa volta niente avvertenze al lettore. Solo un’ironica vignetta di Vincino: ”Alt! Non comprate questo giornale. Contiene intervista a De Benedetti”. Chissà se il secondo indizio, in tempi così ravvicinati, questa volta dice che il passaggio al nemico è avvenuto. Forse no, e nella marcia di avvicinamento fra Ferrara e De Benedetti c’è buona parte di una corte reciproca da ”cari nemici” fatta a distanza da anni con un pizzico di civetteria dei due protagonisti. Ma anche questa piccola ripetuta ”fuitina” editoriale sembra il segno di qualcosa di più profondo che sta avvenendo nel riassetto dei poteri italiani. Un segno, come quello di Luca Montezemolo via dalla Fiat e già in camminato nella lunga marcia verso un futuro politico. Un tassello che si unisce ai movimenti tellurici (ancora piccoli) che stanno offrendo qualche scossone al bipolarismo tradizionale: l’uscita di Francesco Rutelli dal Pd e gli scossoni di Gianfranco Fini al PdL. Troppi retroscena? Fantapolitica? Mica tanto. Perché anche le parole dell’Ingegnere in quell’articolo sulle tasse erano inattese: «Il senso di quello che propongo è spostare il peso del fisco dalla produzione e dal lavoro alla ricchezza che si fa cose. Dalle ”persone alle cose”, ha sintetizzato in uno slogan efficace il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, nel suo libro bianco sul fisco. E io trovo giusto quel proposito. quello il risultato che bisogna centrare. In questo momento cruciale per la nostra economia, dobbiamo tornare a una grande riforma del sistema fiscale. Una riforma in senso liberale. Perché favorire fiscalmente chi produce e lavora, penalizzando chi accumula, come ci ha insegnato Luigi Einaudi, è l’essenza stessa del liberalismo». Una serenata a Tremonti, mai apprezzato così direttamente e apertamente da un potere forte considerato il nemico numero uno di questo governo. Vorrà dire qualcosa, e sembra dirlo assai più del tema affrontato e delle parole scelte.
C’è qualcosa che unisce infatti De Benedetti, Ferrara, Montezemolo, Fini, Paolo Mieli e non pochi altri personaggi di rilievo del milieu politico-editoriale italiano. Ed è la convinzione che l’attuale assetto bipolare non abbia più benzina in corpo. Non ce l’ha più il Pd, che pure era sensibile alla guida etero-diretta proprio di De Benedetti e il suo gruppo editoriale. Ma la macchina ha mostrato di avere fin dalla sua prima uscita in strada il motore ingrippato, e poche possibilità di fare bella figura in pista. Non ce l’ha il PdL, ritenuto non in grado di sopravvivere alla gestione diretta del suo vero e unico fondatore. La scommessa è dunque che fra tre anni (se la legislatura finirà) o prima (in caso di incidenti), Berlusconi non sarà più in campo (volesse anche imboccare la strada del Quirinale) e il quadro politico come è conosciuto ora sarà destinato alla scomposizione. Scomporre e ricomporre pezzi di Pd e pezzi di PdL, unirli ad altri esponenti della politica (Rutelli, forse anche Pier Ferdinando Casini) e della tecnocrazia italiana (Montezemolo, Draghi, etc...) sembra essere il progetto sostenuto in cene private e talvolta pubblicamente da questo milieu politico-editoriale. L’attenzione riservata a Tremonti è significativa anche per questo: quasi la tentazione di costruire un nuovo soggetto politico intorno a una sorta di Aspen institute. Che poi l’analisi sia corretta e il progetto realizzabile, è tutt’altra questione.