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 2010  aprile 22 Giovedì calendario

TUTTE LE VIE SONO NEWS

Telecomando e divano da una parte e piccoli e grandi schermi dall’altra. L’Italia di venticinque anni fa del "vengo dopo il tg" di Renzo Arbore da una parte e le notizie condivise sotto forma di link su Facebook dall’altra. I numeri di Censis, Nielsen, Gfk, insomma di tutti gli istituti di ricerca che analizzano i media, non riescono a uscire da questa fittizia dicotomia più ideale che reale. Ai due estremi il telegiornale della sera – per fare il punto della giornata – contro una modalità di condivisione delle notizie che parte dall’online, attraversa blog, reti sociali come Facebook o Twitter, aggregatori come Google news per sbucare finalmente su telefonini, computer portatili, smartphone e tablet più o meno di moda.
Vecchi contro giovani, anche se semplificare è una scorciatoia sbagliata. Meglio ripartire dai numeri. Quello che dicono i dati è che si assume più informazione di prima e attraverso più media. Che la maggioranza della popolazione, almeno in Italia, continua a esporsi ai tga orari specifici. Al tempo stesso c’è una pattuglia, più o meno popolosa, di utenti/spettatori che si informa sul web, commenta e produce notizie, le condivide sui social network e le diffonde su più schermi e piattaforme. Sono quelli che hanno cominciato a stare davanti al televisore con il portatile. Che passano sempre più tempo su internet. La domanda che si pongono gli istituti di ricerca è se si andrà verso questo tipo di utenza attiva più giovane in termini di età e anche per questo più difficile da misurare. Oppure resteranno una sparuta avanguardia di quelle però che più o meno inconsapevolmente disegnano modelli di fruizione delle news più pop.
Quello che è certo andando alla sorgente – all’online – è che qualcosa sta cambiando. Innanzitutto, se si guarda l’anno che si è chiuso a marzo, il traffico sui siti di news è aumentato del 28%. Secondo le rilevazioni di Nielsen per Nòva24, in un anno coloro che leggono online sono passati da 10,8 a 14 milioni, più della crescita media di internet che si attesta al 10%. Crescono gli utenti che condividono le notizie attraverso le rete sociali o gli aggregatori di news anche se quest’ultimo fenomeno in Italia è meno marcato rispetto ad altri paesi. Più nel dettaglio se si guardano i principali siti di informazione, l’80% per centro del traffico è concentrato nelle prime cinque posizioni. Quindi, cresce la domanda di notizie e si concentra su pochi produttori.
Restano però bassissimi i tempi. In un mese il tempo medio dedicato alla lettura si aggira intorno ai 52 minuti. In pratica, se consideriamo le sessioni, quotidianamente in media non passiamo più di due o tre minuti, il che si traduce in una occhiata rapida ai titoli delle home page e la lettura di uno, massimo due articoli. Una miseria rispetto ai tempi del cartaceo. Ma il trend è di una crescita del 40% in un anno. Tuttavia, nonostante la percentuale a due cifre, l’informazione è ben lungi dall’essere la principale attività su internet. Al primo posto in termini di tempo ci sono le reti sociali (sette ore al mese), poi i giochi online (quasi tre ore), i siti a luci rosse (una ora e trenta) e al quinto posto l’informazione che rappresenta complessivamente il 3% del tempo che passiamo online. Quest’ultimo numero in particolare va preso con le molle. La domanda di attualità, viene da chiedersi, vale davvero così poco? La risposta va cercata in quella zona grigia tra telecomando e Twitter, tra tg e link dove il divano si adatta a una nuova richiesta di informazione.